
Gli spazi soffocanti della cultura ufficiale in questi anni non ci hanno interessato se non per quello che valgono: intrattenimento a prezzo più o meno salato e salariato. Un prezzo economico ma anche morale e asfittico che malgrado tutte le nostre contraddizioni abbiamo sempre cercato di contrastare. Con questa “cultura” abbiamo sempre avvertito uno scarto, una differenza di marcia che a noi non piace marcire.
Finalmente sepolto un papa, quando leggerete ne avranno sicuramente eletto uno ancora più grande; vi confesserà personalmente via sms o via email, vedrete.
Guerre sembrano sul punto di in-finire e nel frattempo già di più grandi si vedono avanzare le ombre. Per abituarci a questo clima Torino negli ultimi anni si è trasformata in una piccola bagdad. Seguendo una devoluzione tutta sua la città formicaio metalmeccanica dove tutto doveva scorrere per il bene della produzione si è trasformata in una città di operai scavatori immigrati terroristi che si divertono a deviare il traffico nei punti nevralgici per il puro gusto apparente dell'ingorgo inquinante.
Palizzate e trincee dividono di punto in bianco quartieri che prima non avevano mai conosciuto un'intifida olimpionica. Tutto questo per via di alcuni sponsor e per le casse di altri desiderosi di rispondere al bene primario del lavoro, quello che distrugge le montagne per costruire piste di sport che sei persone in tutto hanno voglia di praticare.

Da alcuni giorni tutt'intorno all'area olimpionica in cui viviamo - il lingotto/mirafiori - iniziano a circolare a nastro camionette militari. Segno che la guerra è iniziata realmente.
Noi siamo qua con le nostre attività clandestine aperte a chi come noi continua ad avere poco da perdere e quello che riusciamo a strappare dalle nostre vite reciproche da guadagnare.
Con amore e con odio, per il piacere e per la rivolta.
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ElPasoOccupato
N. 1 Maggio 2005