
Il Sindacato Nazionale dei ferrovieri faceva allora una campagna contro un progetto di legge — il progetto Merlin-Trarieux — che cercava di interdire ai ferrovieri il diritto al sindacato. Si pose la questione di rispondere alla votazione di questa legge con lo sciopero generale e a questo proposito Guérard, segretario del sindacato, e con questo titolo delegato al Congresso dell'Unione Federativa del Centro, pronunciò un discorso categorico e preciso: i ferrovieri non sarebbero indietreggiati davanti a nessun ostacolo per difendere la libertà sindacale e avrebbero saputo, all'occorrenza, rendere lo sciopero effettivo ricorrendo a certi metodi. A partire dal 1895 la spinta è data. Il sabotaggio, che era stato praticato dai lavoratori inconsciamente e istintivamente, riceve — sotto la denominazione popolare che gli viene data — la sua consacrazione teorica e prende posto tra i mezzi di lotta accertati, riconosciuti, approvati e preconizzati dalle organizzazioni sindacali.
I proletari si comportano come un popolo che, dovendo resistere all'invasione straniera e non sentendosi abbastanza forte per affrontare il nemico in battaglia campale, si lancia nella guerra di imboscata, di guerriglia. In effetti il sabotaggio è, nella guerra sociale, ciò che la guerriglia è nelle guerre nazionali: esso nasce dagli stessi sentimenti, risponde alle stesse necessità ed ha sulle mentalità operaia identiche conseguenze. Esaminando le modalità del sabotaggio operaio, abbiamo visto che, indipendentemente dalla forma e dal momento di applicazione, la sua caratteristica principale è quella di colpire il padrone nei profitti. Contro di esso, così com'è indirizzato a colpire soltanto i mezzi di sfruttamento, le cose inerti e senza vita, la borghesia non ha rimedi sufficienti.
(Tratto da Le sabotage, Librairie Rivière 1911)