Come si fa a
non capire che il concetto di unità nazionale non è altro che l'idea di un
recinto costruito appositamente per contenervi sudditi e schiavi? Le nazioni,
queste regioni artificiali del mondo, volute da despoti ma difese soltanto dal
popolo, il quale viene mandato a morire per difendere confini e separazioni che
la Natura non ha creato... Le nazioni -dicevamo- rappresentano, in scala più
grande, il deleterio concetto da sempre combattuto di proprietà privata
terriera. La nazione è un latifondo, una contea appartenente a “signori“
arroganti e sempre fascisti, sfruttatori del popolo, beneficiari di ogni
ricchezza e di ogni privilegio. E se questi “signori“ sono i proprietari
terrieri, ecco dunque cos'è il popolo: uno stuolo di contadini sudditi, schiavi
imboniti che regalano al padrone i frutti del loro immenso sacrificio, talmente
convinti di fare la cosa giusta da difendere persino sia il padrone, sia il
recinto, sia la bandiera posta sul confine. Il popolo è felice di servire,
l'importante è che il padrone si mostri ogni tanto in abito bianco e che sul
suo bastone sia leggibile la parola 'democrazia'. Il popolo ci casca sempre.
Immaginate le
lotte del popolo contro i latifondisti, immaginate ad esempio la strage di
Portella della Ginestra, avvenuta un 1° maggio, non una festa, ma la giornata
internazionale contro i padroni, immaginate tutti quei contadini che per secoli
hanno coraggiosamente alzato la testa contro il ricco latifondista... oggi quei
contadini si chiamano anche operai, insegnanti, impiegati, casalinghe,
migranti, negozianti, artigiani, insomma... siamo tutti noi. Ma c'è una
differenza: se i contadini hanno anche saputo lottare (e morire) per
emanciparsi dalla schiavitù, per un ideale di libertà, oggi il popolo difende
il suo padrone, lo elegge, si lascia ammansire dalla propaganda nazionalista.
La bandiera è il vessillo della prigione del popolo (cara, adorata prigione).
Ed è in nome di quella bandiera (e non della propria emancipazione) che il
popolo soffre e muore, ma lo fa sventolando orgoglioso la bandiera! Vuoi
mettere, morire per la patria? In palio c'è anche la medaglietta. Meraviglioso.
In fondo è giusto, dite, al di là del confine ci sono altri popoli che adorano
un'altra bandiera. Quelli sono popoli che, dite, in nome di quella loro
bandiera sarebbero pronti a uccidere se solo il loro sovrano -uguale al vostro-
glielo ordinasse. Voi pensate di essere nel giusto (ma anche loro), voi pensate
di essere migliori (ma anche loro), noi siamo noi e loro non sono un cazzo:
questo è quello che intimamente vi insegna lo Stato e la sua bandiera! Bisogna
essere imboniti a dovere per non capire questo. Poi ci sono anche quelli che
dicono persino “è così, non ci si può fare niente”, e lo dicono sempre
sventolando la bandiera. No comment.
Così il
popolo festeggia la propria schiavitù. Anziché ribellarsi e progredire, il
popolo garrisce la bandierina, come fosse in adorazione mistica delle proprie
catene. E infatti lo Stato è diventato una religione, un dogma. É come vedere
quei contadini di Portella della Ginestra che, anziché marciare contro i
latifondisti, stendono un tappeto dorato ai piedi dei loro sfruttatori. Peggio,
è come vederli adagiati per terra, a quella terra a cui sono stati incatenati,
stesi a mo' di tappeto per pulire le suole merdose dei loro padroni e
ringraziare al loro passaggio, sempre con la bandierina in mano.
No, signori
miei, queste non sono parole di un blogger, questi sono concetti che da sempre
l'ideale anarchico diffonde per far prendere coscienza dello Stato di schiavitù
in cui siamo costretti. Non è propaganda, ma realismo. E l'ideale anarchico è
talmente grande da non poter proprio considerare concetti piccoli come le
vostre singole nazioni, l'anarchia è in campo per l'unità di tutti i popoli del
mondo, liberi dai confini e dagli Stati, dalle bandiere e dai padroni. E se
qualcuno di voi non è in grado di pensare in grande, quantomeno, per favore,
non siate tanto ipocriti da abbracciare cause internazionali di fratellanza e
di solidarietà (tanto per sembrare impegnati e fratelli. Fratelli di chi?). Se
non siete capaci di immaginare un mondo con un unico grande popolo, non dite
mai di odiare il razzismo, perché con le vostre catene e con le vostre piccole
bandiere, siete voi i primi razzisti. Prima di ogni guerra, sappiatelo, gli
Stati preparano sempre il popolo fomentando il razzismo, alimentando l'odio,
adducendo giustificazioni tese a condannare l'altro, usando mirabilmente la
propaganda nazionalista e populista (“Quando lo Stato si prepara ad assassinare
si fa chiamare patria” - F.Durrematt). Ora rispondete onestamente solo alla
vostra coscienza: quando scoppia una guerra, pensate che la colpa sia davvero
dei popoli che non aspettano altro di morire o uccidere?