Lucille piange in silenzio la sua scomparsa e molto
probabilmente non suonerà più. B.B. King, l’ultimo esponente del "Delta", l'ultimo gigante del blues, che ha
ispirato decine di musicisti, se n'è andato a 89 anni (i 90 li avrebbe compiuti
in settembre) dopo 60 anni di una carriera che lo ha portato dalle piantagioni
di cotone alla leggenda. Apparteneva a quella straordinaria generazione di
musicisti che aveva elettrificato il Blues e lo aveva trasformato in musica
urbana ponendo di fatto le basi per quello che oggi è il rock'n'rol. L'influenza
esercitata è immensa, a cominciare dai grandi padri del rock inglese che si
sono formati studiando nota per nota il repertorio di questi musicisti (vedi
John Mayall ed Eric Clapton).
Riley B. King (il suo vero nome) è stato uno dei
chitarristi più celebri e importanti di sempre: con la sua Lucille (la
leggendaria Gibson 335 ribattezzata così con il nome di una ragazza per la
quale due uomini avevano litigato provocando un incendio in cui aveva rischiato
di morire) aveva creato uno stile più morbido e chiaramente ispirato al jazz e
al rhythm and blues rispetto a quello, decisamente più "rootsie" di
gente come Muddy Waters e Howlin' Wolf.
Nel 1999, in un incontro pubblico, BB King
raccontò perché aveva scelto di dedicare la vita al blues: «Raccoglievo cotone in Mississippi dal lunedì mattina al mezzogiorno di
sabato, e al sabato pomeriggio andavo in città, all’angolo di una strada del
centro. Se cantavo gospel, la gente si complimentava con me ma non sganciava un
soldo, se suonavo il blues mi davano sempre una mancia e a volte mi pagavano
anche una birra. Ero capace di tirar su anche cinquanta o sessanta dollari».
Storie di un altro mondo,
È nato il 16 settembre 1925 nella campagna del
Mississippi, viveva (anzi, sopravviveva) raccogliendo il cotone e sognava di
fare il musicista, una professione che aveva scoperto ascoltando la radio
durante la pausa pranzo. Nel 1947, di ritorno dal servizio militare, già
sposato, fece i quasi duecento chilometri che separavano la sua piantagione da Memphis
per presentarsi da Rice Miller: la sera stessa lo sostituì in un club e si mise
in tasca dodici dollari. Un giorno di lavoro a raccogliere cotone valeva meno
della metà. King, non ancora B.B., non tornò mai più indietro.
Musicalmente parlando, si era formato a Memphis.
B.B., il suo nome d'arte, era l'abbreviazione di Blue Boy ma in principio era
l'abbreviazione di Beale Street Blues Boy: Beale Street a Memphis è la strada
dei club di blues e ancora oggi è uno dei luoghi principali del culto di B.B. King.
Come molti musicisti neri della sua generazione, a
parte le collaborazioni, B.B. King è sempre rimasto fedele a un modo classico
di fare musica. Che vuol dire: concerti, concerti, concerti. Era sempre in
tournée, si era rassegnato solo da poco a non viaggiare in pullman con i suoi
orchestrali e solo perché lo aveva costretto la figlia preoccupata dal suo
stato di salute. Un suo concerto era come un appuntamento con un vecchio amico:
l'orchestra cominciava a swingare un brano, l'annuncio, l'ingresso in scena
sparando note dalla sua Lucille mentre i trombettisti suonavano ballando. Lui
sempre sorridente e sudatissimo, con le sue giacche damascate e le grandi mani
a dispensare prelibatezze swing, cantava i suoi classici. Era davvero una
leggenda ma non concepiva una vita lontano dal palco: è andato avanti fino
all'ultimo, sfidando il diabete e gli acciacchi dell'età e di una carriera
lunghissima, vissuta senza gli agi delle star. Lucille non suona più e il mondo
ha perso uno degli ultimi grandi di una generazione che ha cambiato la storia
della musica.