..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

venerdì 15 maggio 2015

È morto B. B. King

Lucille piange in silenzio la sua scomparsa e molto probabilmente non suonerà più. B.B. King, l’ultimo esponente del "Delta", l'ultimo gigante del blues, che ha ispirato decine di musicisti, se n'è andato a 89 anni (i 90 li avrebbe compiuti in settembre) dopo 60 anni di una carriera che lo ha portato dalle piantagioni di cotone alla leggenda. Apparteneva a quella straordinaria generazione di musicisti che aveva elettrificato il Blues e lo aveva trasformato in musica urbana ponendo di fatto le basi per quello che oggi è il rock'n'rol. L'influenza esercitata è immensa, a cominciare dai grandi padri del rock inglese che si sono formati studiando nota per nota il repertorio di questi musicisti (vedi John Mayall ed Eric Clapton).
Riley B. King (il suo vero nome) è stato uno dei chitarristi più celebri e importanti di sempre: con la sua Lucille (la leggendaria Gibson 335 ribattezzata così con il nome di una ragazza per la quale due uomini avevano litigato provocando un incendio in cui aveva rischiato di morire) aveva creato uno stile più morbido e chiaramente ispirato al jazz e al rhythm and blues rispetto a quello, decisamente più "rootsie" di gente come Muddy Waters e Howlin' Wolf.
Nel 1999, in un incontro pubblico, BB King raccontò perché aveva scelto di dedicare la vita al blues: «Raccoglievo cotone in Mississippi dal lunedì mattina al mezzogiorno di sabato, e al sabato pomeriggio andavo in città, all’angolo di una strada del centro. Se cantavo gospel, la gente si complimentava con me ma non sganciava un soldo, se suonavo il blues mi davano sempre una mancia e a volte mi pagavano anche una birra. Ero capace di tirar su anche cinquanta o sessanta dollari». Storie di un altro mondo,
È nato il 16 settembre 1925 nella campagna del Mississippi, viveva (anzi, sopravviveva) raccogliendo il cotone e sognava di fare il musicista, una professione che aveva scoperto ascoltando la radio durante la pausa pranzo. Nel 1947, di ritorno dal servizio militare, già sposato, fece i quasi duecento chilometri che separavano la sua piantagione da Memphis per presentarsi da Rice Miller: la sera stessa lo sostituì in un club e si mise in tasca dodici dollari. Un giorno di lavoro a raccogliere cotone valeva meno della metà. King, non ancora B.B., non tornò mai più indietro. 
Musicalmente parlando, si era formato a Memphis. B.B., il suo nome d'arte, era l'abbreviazione di Blue Boy ma in principio era l'abbreviazione di Beale Street Blues Boy: Beale Street a Memphis è la strada dei club di blues e ancora oggi è uno dei luoghi principali del culto di B.B. King.
Come molti musicisti neri della sua generazione, a parte le collaborazioni, B.B. King è sempre rimasto fedele a un modo classico di fare musica. Che vuol dire: concerti, concerti, concerti. Era sempre in tournée, si era rassegnato solo da poco a non viaggiare in pullman con i suoi orchestrali e solo perché lo aveva costretto la figlia preoccupata dal suo stato di salute. Un suo concerto era come un appuntamento con un vecchio amico: l'orchestra cominciava a swingare un brano, l'annuncio, l'ingresso in scena sparando note dalla sua Lucille mentre i trombettisti suonavano ballando. Lui sempre sorridente e sudatissimo, con le sue giacche damascate e le grandi mani a dispensare prelibatezze swing, cantava i suoi classici. Era davvero una leggenda ma non concepiva una vita lontano dal palco: è andato avanti fino all'ultimo, sfidando il diabete e gli acciacchi dell'età e di una carriera lunghissima, vissuta senza gli agi delle star. Lucille non suona più e il mondo ha perso uno degli ultimi grandi di una generazione che ha cambiato la storia della musica.