“… Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti …”
Ve la ricordate la Canzone del maggio? È
del 1973, tratta dal più bello, il più sovversivo dei dischi di Fabrizio De André: Storia di un impiegato
(il titolo esatto dell'opera avrebbe dovuto essere “Storia di un impiegato e di
una bomba”, ma fu censurato dalla casa discografica). Il brano è liberamente
tratto da un canto del maggio francese del 1968 di Dominique Grange.
Inizio questo post con le parole di
Faber, perché voglio ricordare un fatto accaduto un anno prima della pubblicazione
del disco, ed esattamente il 7 maggio del 1972
Quel giorno, alle ore 9.45 moriva nel
pronto soccorso del carcere di Pisa, Franco Serantini.

Ma chi era Franco Serantini?
Nato a Cagliari il 16 luglio del 1951,
viene abbandonato dai genitori naturali e vive nel brefotrofio della città fino
all'età di due anni.
Viene quindi adottato da una famiglia
senza figli. La madre adottiva muore e fino ai 9 anni vive con i "nonni" adottivi. Poi viene nuovamente trasferito all'istituto di Cagliari dove
rimane fino al 1968. Quell'anno viene prima trasferito all'istituto per
l'osservazione dei minori, poi, senza alcuna ragione, al riformatorio di Pisa
"Pietro Thouar" in regime di semilibertà (deve mangiare e dormire in
istituto). A Pisa consegue la licenza media e frequenta la scuola di
contabilità aziendale.
A Pisa incomincia a frequentare gli
ambienti della sinistra pisana, in quegli anni particolarmente attiva. Prima i
giovani socialisti e comunisti, poi Lotta Continua. All'inizio del 1971 approda
al gruppo anarchico "G. Pinelli".
Partecipa alle iniziative di quegli
anni, per la scarcerazione di Valpreda, per la verità su Piazza Fontana, le
mobilitazioni antifasciste, il mercato popolare autogestito.
Nel 1972 viene trovato, da parte del
partigiano anarchico Renzo Vanni il bando della Repubblica Sociale Italiana,
firmato dall'allora segretario del MSI Giorgio Almirante, editto durante la
guerra, in cui si ordinava la fucilazione dei renitenti alla leva e che
comprovava la diretta discendenza del MSI dal regime fascista e la
compromissione dei suoi dirigenti con questo infame regime.

Viene colpito da calci e colpi col
calcio del fucile. Il sopraggiungere di un altro drappello di poliziotti e
l'intervento del commissario di PS Giuseppe Pironomonte, che lo sottrae con
l'arresto al linciaggio, interrompono la mattanza.
Durante gli interrogatori Serantini
mostra evidenti segni di confusione mentale e di malessere, dice al magistrato
che lo interroga di soffrire di una forte emicrania, ma nessuno si preoccupa e
pensa di sottoporlo ad una visita medica. la mattina del 7 le sue condizioni si
aggravano e viene portato al pronto soccorso. Troppo tardi. Alle 9,45 Serantini
muore.
L'autopsia evidenzia un grave trauma
cranico e numerose lesioni interne dovute ai colpi inferti durante il pestaggio
sul Lungarno.
Si tenta di insabbiare questo delitto di
stato ma la manovra fallisce. Il 9 maggio 1972 Si svolgono i funerali di franco
Serantini, migliaia di anarchici, militanti di Lotta continua e degli altri
gruppi extraparlamentari, sindacalisti e cittadini di Pisa partecipano al
corteo funebre.

Il dottor Mammoli, imputato e poi
prosciolto per l'accusa di omissione di soccorso, fu ferito nel marzo dello
stesso anno da un commando di Azione Rivoluzionaria, organizzazione armata di
area anarchica.
Le parole che seguono sono tratte da "Il sovversivo" - vita
e morte dell'anarchico Segantini - di Corrado Stajano.
"In prossimità del processo
Valpreda, le nostre posizioni sono chiare: responsabili della strage di stato e
dell'omicidio di Pinelli non solo solo i fascisti e qualche funzionario di
polizia. Il vero e principale responsabile che si è servito della mano
criminale dei fascisti è lo Stato. Non esiste lo stato reazionario che ha fatto
la strage e lo stato progressista che cerca la verità. Tutte le forze che
gestiscono l'apparato statale, o cercando di conservarlo come adeso è, o
cercando di razionalizzarlo, sono più o meno direttamente implicate nella
responsabilità della strage" (Da un volantino scritto da Franco Serantini
)
A domanda risponde: "Dicono che
abbia lanciato contro la polizia pietre e altro materiale incendiario, ma per
la verità non riesco a ricordare".
Chiesto all'imputato per quale ragione
si era recato ieri sera nel luogo della città dove si verificarono i tumulti,
risponde: "ci andai perchè ci si crede".
Chiesto all'imputato in che cosa crede
risponde: "Sono anarchico".
A.D.R. "Fui arrestato nel corso di
una carica, mentre scappavo. Mi giunsero addosso una decina di poliziotti e mi
colpirono alla testa. Accuso infatti forti dolori al capo ancora
attualmente".
A.D.R. "Non credo di avere
insultato la polizia. Uno dei poliziotti che mi fermò sostiene che io l'abbia
chiamato "porco", ma non credo di averlo fatto, perchè non è la mia
frase abituale".
A.D.R. Non credo di avere avuto tra le
mani ieri sera pietre o bottiglie incendiarie; anche perchè persi gli occhiali
e non sarei stato in grado di lanciarle".
A.D.R. "Quando mi recai alla
manifestazione ieri sera non ero d'accordo con nessuno; ci andai come cane
sciolto".
(Dall'interrogatorio a Franco Serantini)
Testimonianza di Moreno Papini, Lungarno
Gamabcorti 12: "...Ho sentito le sirene delle camionette venire dalla
parte del comune, mentre la gente scappava per via Mazzini. Le camionette sono
arrivate e si sono fermate sotto la casa mia dalla parte delle spallette
dell'Arno. Nello stesso momento stavano arrivando alcuni celerini a piedi.
Allora mi sono sporto dal davanzale della finestra e ho visto che stavano
agguantandone uno.
Proprio vicino al marciapiede,
esattamente sotto la mia finestra, una quindicina di celerini gli sono saltati
addosso e hanno cominciato a picchiarlo con una furia incredibile. Avevano
fatto cerchio sopra di lui tanto che non si vedeva più, ma dai gesti dei
celerini si capiva che dovevano colpirlo sia con le mani che con i piedi, sia
con i calci dei fucili.
Ad un tratto alcuni celerini sono scesi
dalle camionette davanti, e sono intrevenuti sul gruppo di quelli che
picchiavano, dicendo frasi di questo tipo: "Basta, lo ammazzate!" È
successo un po' di tafferuglio fra i due gruppi di PS. Poi uno che sembrava un
graduato è entrato nel mezzo e con un altro celerino lo hanno tirato su. Solo
in quel momento l'ho potuto vedere in faccia, perchè teneva la testa ciondoloni
sulla schiena. Aveva i capelli neri, gonfi e ricciuti e aveva la carnagione
scura. Lo hanno poi trascinato verso le camionette mentre il graduato gli dava
qualche schiaffetto per rianimarlo".
Alle dieci, in città non c'è più un solo
bar aperto. Circola la voce che ci sarebbe un morto. In una caserma della
polizia si sente cantare fino a tardi.