
Bresci è condannato. Domani sarà in una
cella lunga due metri, larga uno, con la catena ai piedi. Fra un anno sarà
pazzo, ed è possibile sperare che prima di dieci anni sarà morto. Ma fin d’ora
la monarchia italiana sembra salva e si respira al Quirinale. […] Si oserebbe
forse pensare che la condanna di Milano cancellerà il ricordo dei massacri di
Sicilia, delle fucilate di Milano, della miseria di un popolo, che a quattro
leghe da Roma deve pascersi d’erba per non morire di fame? La scomparsa di un
vinto non è che un incidente mediocre della lotta di tutta una nazione contro
un regime di fango e sangue.
La Corte di Milano ha pronunciato.
Bresci è al bagno e Umberto al Pantheon. La lotta continua.
Da “L’Aurora” del 30 agosto 1900