..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 27 agosto 2015

Processo a Gaetano Bresci il 29 agosto 1900

Il processo parte con la lettura del primo interrogatorio a cui è stato sottoposto Bresci lo stesso 29 luglio:
“Io ho commesso questo fatto perché ho voluto attentare al Capo dello Stato che rappresenta il regime che ci governa. Io ho commesso questo fatto di mia iniziativa, non sono affiliato, come già dissi, ad alcuna setta e conseguentemente qualunque ricerca si farà al riguardo, nulla si potrà scoprire […]. Ammetto che nel tempo di mia dimora a Paterson ho fatto parte per circa due mesi di un circolo che pubblicava un giornale socialista anarchico intitolato ‘La Questione Sociale’. Da quel circolo mi ritirai perché mi sembrava che i suoi componenti non professassero veramente le idee socialiste anarchiche. […] Ho attentato al Capo dello Stato perché a parer mio egli è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta a fa difendere. E come ho detto altre volte concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia 7 o 8 anni or sono, in seguito agli stati di assedio emanati per decreto reale in contraddizione alla legge dello Stato. E dopo avvenute le altre repressioni del 1898, ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d’assedio, emanati con decreto reale, il mio proposito assunse in me maggior gagliardia. Ho agito per convinzione. Non domando clemenza a nessuno. L’ho fatto perché i miei principii me lo imponevano, perché la società attuale essendo guasta, è necessario colpirla nei suoi capi.”
Durante il dibattimento Bresci non risparmia le accuse sulle dirette responsabilità monarchiche della tragica situazione italiana:
Presidente: Era da tempo che avevate formato tale divisamento?
Accusato: L’ho detto nel mio primo interrogatorio.
Presidente: Ma qui dovete ripeterlo.
Accusato: Ebbene fu dopo gli stati d’assedio di Sicilia e di Milano, illegalmente stabiliti con decreto reale che io pensai di uccidere il re per vendicare le vittime.
Presidente: Ma il re non era responsabile dei decreti.
Accusato: Ma li aveva firmati lui. Oltre vendicare gli altri volevo vendicare anche me, costretto, dopo una vita miserabilissima, ad emigrare. I fatti di Milano, in cui si adoperò il cannone, mi fecero piangere di rabbia e pensai alla vendetta. Pensai al re, perché costui, oltre a firmare i decreti, , premiava gli scellerati che avevano compiuto le stragi.”

“A me la condanna, qual sia, non farà né caldo né freddo. Rimarrò indifferente dinanzi ad essa, ma mi appello alla prossima rivoluzione.”
Gaetano Bresci