..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

lunedì 17 agosto 2015

Ci chiamano assassini

Al popolo!
Un altro uomo è caduto, colpito a morte, in questa truce mischia che è la vita sociale. E molti, più o meno sinceramente, piangono, e molti gridano e molti imprecano.
Chi piangete: Umberto o il re? Se piangete il cittadino, il padre, lo sposo, se le vostre lacrime son per l’uomo ucciso dall’uomo, se ciò che della tragedia di Monza vi ha commosso è solamente il sangue versato, voi ne avete diritto. […] Ma se è sopra una vita troncata che piangete, se è solo un senso di umanità che vi spreme dal ciglio codeste lacrime, perché non ne versate di altrettanto amare sui cadaveri insanguinanti che la plebe, urlante pure in nome del suo diritto alla vita, lasciò per la città e per i campi sotto la gragnola del piombo fratricida durante quest’ultimo ventennio nel reame d’Italia?
[…] Noi non seminiamo che le speranze di redenzione, ridestando le coscienze assopite del proletariato misero e vilipeso, alla coscienza dei suoi diritti e dei suoi destini. Ma credenti nella vita e nell’inviolabilità di essa, non solo contro il piombo e il ferro, ma anche contro le torture della fame, della persecuzione e della violenza, noi la difendiamo in tutti, perché a tutti vogliamo assicurato il benessere, l’istruzione, gli affetti dolci e gentili, in una intensità comune e fraterna di gioia e libertà.
Ci chiamano assassini perché qualche esasperato dalla vita, sollevato a furore dalla propria e dalla altrui disperazione, si dichiari o no anarchico, spezzò l’esistenza di un potente; e strillano ferocemente, alla crudel follia della setta, non perché costui era un uomo, ma perché era un potente, rimettono a nuovo la bestialità del sicario estratto a sorte, e creano la mostruosità giuridica di una responsabilità collettiva per tutti i socialisti-anarchici della terra, anche per quelli che mai seppero che il Bresci esisteva, anche per quelli, e sono moltissimi che, pure spiegandone le cause sociali determinanti, non vogliono innalzare l’omicidio, sia pur politico, a bandiera di redenzione operaia.
[…] Noi attendiamo che la storia, la schietta, la vera, scriva anche le pagine sanguinose di quest’ultimo ventennio di monarchia in Italia: Villa Ruffi, Conselice, Caltavuturo, e le stragi siciliane del ’94 e quelle milanesi del ’98 superanti le borboniche e le croate; e la pagine infami di Porto Ercole e delle isole ove credevasi relegare il pensiero, tormentando i corpi e avvelenando le anime; e le truci commedie dei tribunali di guerra, disseminanti la indigenza e il rancore in migliaia e migliaia di famiglie innocenti, e le ruberie sfacciate delle banche, coperti di onori e di cariche i ladroni maggiori, e tuta la putredine di un basso impero, avido solo di piaceri e di prepotenze a danno delle classi più umili e più laboriose.
Cotesti erano pure delitti, anche se commessi col manto della legge e col pretesto dell’ordine.

Manifesto diffuso a Buenos Aires e datato agosto 1900
Sottoscritto da un gran numero di anarchici tra cui Pietro Gori