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martedì 4 agosto 2015

Settanta anni fa l’orrore nucleare

La testimonianza di Sumiteru Taniguchi, sopravvissuto Nagasaki.

“Quando venne sganciata la bomba ero sulla bicicletta con le spalle rivolte al punto dell’esplosione, mi trovavo ad una distanza di circa due chilometri dal luogo dell’impatto. Udì il rumore distinto di un aereo e mi insospettì, voltai l’angolo e accadde, in quel momento. Improvvisamente ci fu una luce accecante, non sentì il calore, non sentì nulla, non ci fu il tempo di sentire. In un baleno venni bruciato e spazzato via. Venni scaraventato a quattro metri di distanza insieme alla bicicletta. Mi alzai e diedi un’occhiata alle mie condizioni, la pelle del braccio sinistro, dalla spalla alla punta della mano, era ridotta a brandelli e penzolava, mi toccai la schiena e mi accorsi che non avevo più gli indumenti, la pelle era viscida per le ustioni ed una sostanza scura mi rimase attaccata alla mano, la bicicletta aveva il telaio e le ruote completamente deformate e non era più utilizzabile, non accusavo nessun dolore e non sanguinavo, non sentivo niente in particolare e mi sembrava di stare bene. Vidi i cadaveri di due bambeini, uno era carbonizzato, l’altro era morto senza ferite apparenti. Venni soccorso da una persona che si trovava li vicino, dietro mia richiesta asportò la pelle che mi pendeva dal braccio, mi liberò dai fastidiosi brandelli dei vestiti bruciati e con dell’olio per motori mi ripulì il braccio. Ero sporco di fango e di polvere. La mattina del terzo giorno mi sistemarono sul pavimento di una scuola elementare. Il sesto giorno dall’esplosione della bomba, le ferite iniziarono a sanguinare e pian piano cominciai a sentire dolore. Nel mese di settembre una parte delle ustioni cominciò ad infettarsi, un soldato dell’esercito americano scattò questa immagine.

Il primo novembre di quell’anno venni trasferito a quello che all’epoca era l’ospedale militare dell’aeronautica a trenta chilometri da Nagasaki, ho una foto anche di quel periodo, è un’immagine d’archivio che forse avrete già visto, erano trascorsi circa sei mesi dall’esplosione della bomba, secondo la mia cartella clinica, questa foto venne scattata il 31 gennaio del 1946. in quel periodo lottavo contro il dolore, le ferite mi causavano atroci sofferenze e gridavo ogni notte implorando di essere ucciso. 
Dopo un anno e nove mesi, nel maggio del 1947, finalmente riuscì con le mie forze a sollevarmi, a stare seduto sul letto, e in seguito riuscì anche a camminare, mi sentivo proprio come se fossi ritornato a vivere. Nel marzo del 1949, dopo tre anni e sette mesi di degenza, finalmente venni dimesso e mi dissero che avrei potuto continuare a curarmi a casa. Ritornai al mio vecchio lavoro alle poste anche se le mie condizioni di salute non erano completamente ristabilite. Fino ad oggi sono stato ricoverato nove volte ed ho subito diciassette operazioni chirurgiche. Ho trascorso quindi 59/60 anni della mia vita lottando contro il dolore, ho vagato per l’inferno e sono sopravvissuto, lasciandomi sfuggire l’occasione di morire.”
Sumiteru Taniguchi