Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh, ovvero
Robert Gerard Sands detto Bobby, è stato un attivista e politico nordirlandese,
volontario dell’IRA, Irish Republican Army. Come lui stesso disse, si arruolò
perchè: “Avevo visto troppe case distrutte, padri e figli arrestati, amici
assassinati. Troppi gas, sparatorie e sangue, la maggior parte del quale della
nostra stessa gente. A 18 anni e mezzo mi unii all'IRA.”
Nel settembre 1977 fu processato per
possesso illegale di armi da fuoco e condannato a 14 anni di carcere.
Sands scontò la pena nel carcere di Long
Kesh, dopo che era stata costruita la parte nuova del carcere, costituita da 8
edifici a un piano a forma di H, che divennero tristemente noti come H-Blocks,
"Blocchi H".
In prigione Sands divenne uno scrittore di
giornalismo e poesia. I suoi articoli, scritti su cartine per sigarette o su
pezzi di carta igienica, erano fatti uscire dal carcere con numerosi
stratagemmi e furono pubblicati dal giornale repubblicano An
Phoblacht-Republican News, voce del movimento, con lo pseudonimo "Marcella”
(il nome della sorella).In carcere i prigionieri dell'IRA
avevano organizzato una serie di proteste per cercare di riottenere lo status di
prigionieri politici che il governo aveva negato per tutti i crimini commessi
dopo il 1º marzo 1976, e non essere soggetti alle normali regole carcerarie.
Iniziarono con la blanket protest (protesta delle coperte) nel 1976, nel corso
della quale i prigionieri si rifiutarono di indossare la divisa carceraria e si
vestirono solamente di una coperta. Nel 1978, poiché venivano picchiati
duramente dai secondini quando lasciavano le celle per andare al bagno a
svuotare i buglioli i detenuti iniziarono la dirty protest (protesta dello
sporco), escalation che vide i prigionieri vivere nello squallore: spalmavano
gli escrementi sui muri delle celle, buttavano l'urina sotto le porte e li
gettavano fuori dalla finestra della loro cella. Sovente i secondini con
addosso “tute spaziali” ed enormi guanti, dal cortile antistante i Blocchi H li
rigettavano dentro le celle. All’esterno i muri attorno alle finestre venivano
lavati con grosse pompe, i cui getti d’acqua, come racconta Bobby Sands,
finivano per allagare le celle. Dopo più di 4 anni di vita in condizioni
disumane, i detenuti decisero di risolvere la questione una volta per tutte e
il 27 ottobre 1980 iniziarono il primo sciopero della fame.

Il secondo sciopero della fame iniziò
quando Sands, rifiutò il cibo il 1º marzo 1981. Sands decise che gli altri
prigionieri avrebbero dovuto unirsi allo sciopero ad intervalli regolari, allo
scopo di aumentare l'impatto "pubblicitario" e la pressione sul
governo britannico ogni volta che un detenuto in sciopero raggiungeva la
"fase critica" del digiuno.
Bobby Sands morì il 5 maggio 1981 a
seguito dello sciopero della fame condotto ad oltranza.
Era ormai buio e nevicava leggermente quando mi
svegliai. Non credo di aver dormito più di un ora quella notte, così lunga e
tormentata. Il freddo intenso mordeva il mio corpo nudo. Per almeno mille volte
mi ero girato e rigirato su un fianco, stringendomi addosso le coperte. Mi
sentivo stanco e intontito, per il sonno che il freddo pungente mi aveva
negato. Ero esausto. Tutte le ossa del mio corpo sembravano protestare per il
tormento di un’altra note passata per terra, su di un umidi materasso di
gommapiuma.

“Dio mio, un altro giorno ancora,” pensai, ed era
tutt’altro che un pensiero piacevole. Mi alzai e, nudo com’ero, attraversai
nell’oscurità della cella per andare ad orinare in un angolo. Faceva un freddo
terribile. Il puzzo della mio urina mi rammentò lo stato in cui mi trovavo e il
pavimento si bagnò qua e là.
Cumuli di rifiuti erano sparsi dappertutto. Nella
luce fioca figure scure e misteriose sembravano gridarmi addosso dai muri
sporchi e sfregiati che mi circondavano. Il fetore degli escrementi e
dell’urina era forte e persistente. Sollevai il piccolo recipiente dell’acqua
dai rifiuti e mi sforzai di bere un sorso, nel vano tentativo di togliermi il
cattivo sapore dalla bocca. Dio mio, faceva proprio freddo.
Man mano che l’albe si avvicinava il cielo si faceva
grigio e i corvi si posavano sul filo spinato della recinzione coperto di neve,
formando lunghe linee nere. “Un giorno mi sveglierò da quest’incubo,” pensai,
mentre di nuovo mi stringevo addosso le coperte. C’era un silenzio sinistro,
interrotto solo dal gracidare dei corvi. Sicuramente molti ragazzi erano già
svegli e probabilmente se ne stavano raggomitolati nelle loro coperte, cercando
di scaldarsi. Mi deprimeva l’idea di un porridge freddo e insipido, due fette
di pane e mezzo bicchiere di tè per colazione. Era demoralizzante anche solo a
pensarci.
Fuori nel cortile la neve era alta. Lo sapevo fin
troppo bene. Avevo passato metà della notte raggomitolato in un angolo, mentre
la neve, entrando tra una sbarra e l’altra della finestra, si posava sul mio
materasso.
La noia cominciò a prendermi con le prime luci del
mattino. Di lì a poco la giornata che avevo davanti mi sarebbe sembrata
interminabile e presto la depressione sarebbe divenuta di nuovo la mia
compagna. Me ne stavo là, inquieto e congelato per il freddo. Provavo un po’ di
pena per me stesso, e il pensiero di un nuovo giorno continuava ad agitarsi
nella mia mente.
Bobby Sands