Nel mondo reale il capitalismo subordina
l’aumento razionale della produttività e del surplus alla propria esigenza di
tenere sotto controllo l’organizzazione della produzione.
Il senso di degradazione che molti
lavoratori sperimentano sul lavoro deriva da un insieme assortito di
prevaricazioni, le quali possono essere tutte riassunte nel termine
“disciplina”. Nell’analisi di Foucault tale fenomeno appare piuttosto
complesso, mentre in realtà esso risulta essere abbastanza semplice. La disciplina
consiste nell’insieme di quei sistemi di controllo totalitari che vengono
applicati sul posto di lavoro – sorveglianza, lavoro ripetitivo, imposizione di
ritmi di lavoro, quote di produzione, cartellini da timbrare all’entrata e
all’uscita - . la disciplina è ciò che la fabbrica, l’ufficio e il negozio
condividono con la prigione, la scuola e il manicomio. Storicamente questo
sistema risulta essere qualcosa di originale e terrificante. Un tale risultato
va al di là delle possibilità di demoniaci dittatori del passato quali Nerone,
Gengis Khan, o Ivan il Terribile. Nonostante le loro peggiori intenzioni, essi
non disponevano di macchine atte a un controllo dei loro sudditi così capillare
quanto quello attuato dai despoti moderni. La disciplina è un diabolico modo di
controllo tipicamente moderno, è un corpo estraneo prima d’ora mai visto, e che
deve essere espulso alla prima occasione.
Tale è la natura del “lavoro”. Mentre il
gioco è esattamente il suo opposto. Il gioco è sempre deliberato. Ciò che altrimenti
sarebbe gioco si tramuta in lavoro quando diviene una attività coercitiva.
Ricordiamoci sempre: delle regole ci si
può prender gioco facilmente, come di qualsiasi altra cosa, basta volerlo.