Nell’attuale società, dice Kropotkin,
gli individui sono corrotti da un’educazione, che converge tutti i suoi sforzi
al fine di spegnere in essi lo spirito di indipendenza personale e di
assoggettarli all’autorità.
Il grande principio educativo della
famiglia e della scuola è l’obbedienza,
così come la grande arma dello Stato è la Legge. Ahimè! Di leggi, che
pretendono regolare ogni nostro atto, ne abbiamo a iosa. Si direbbe proprio che
«le nostre» società non comprendono più come si possa vivere altrimenti che
sotto il regime rappresentativo ed educativo da un manipolo di governanti.
Questa superstizione della legge si palesa tanto più assurda e tanto più
strana quando si pensi che l’umanità ha vissuto secoli e secoli senza averne
affatto, semplicemente uniformandosi a quegli usi e a quelle consuetudini che
la costante ripetizione rendeva venerabili e che ognuno acquisiva sin
dall’infanzia. Fu il desiderio di dominare, associato con la forza, che creò i
legislatori. Preti e guerrieri, tenendosi per mano, si accordarono per «imporre
alla società primitiva» delle consuetudini a loro vantaggiose. Proclamarono
inviolabile e sacra la legge così emanata nel loro interesse ed inculcarono
agli oppressi il dovere di
sottomettervisi. La legge viene quindi sanzionata dal sacerdote e protetta
dal guerriero.
La legge, continua Kropotkin, è l’abile
fusione delle consuetudini utili alla
società (intendi a tutte le società), con le consuetudini che offrono
vantaggi ai soli dominatori e che,
come tali, essendo dannose per le masse, debbono
essere mantenute dal timore delle pene.
Il
primo dovere del rivoluzionario, aggiunge Kropotkin, sarà quello di distruggere tutte le leggi
esistenti. Tuttavia il borghese non si da per vinto. Egli fa soprattutto
l’apologia delle libertà politiche
come garanzia per tutti i cittadini senza distinzioni di classi. Ma a che cosa
mai si riduce la libertà politica,
poiché si deve subire la schiavitù
economica? Si parla anche di diritti
politici, ma in realtà chi non possiede ha soltanto dei doveri. Infatti i pretesi diritti e le
decantate libertà non sono mantenute se non a patto che il popolo … “non faccia
uso contro le classi privilegiate”. Il giorno in cui si avventurasse ad usarne,
il Governo le ritirerebbe … per misura di ordine pubblico.
Resta dunque inteso: gli anarchici
debbono ben stamparsi nella mente che non è alle leggi costituzionali che
bisogna domandare i diritti … Bisogna, al contrario, esercitarli, e per farlo,
occorre organizzarsi come forza
capace di resistere e di prevalere in caso di conflitto con la classe
dominante. “Le libertà non si danno, si prendono”.