..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 3 settembre 2015

La legge secondo Kropotkin

Nell’attuale società, dice Kropotkin, gli individui sono corrotti da un’educazione, che converge tutti i suoi sforzi al fine di spegnere in essi lo spirito di indipendenza personale e di assoggettarli all’autorità.
Il grande principio educativo della famiglia e della scuola è l’obbedienza, così come la grande arma dello Stato è la Legge. Ahimè! Di leggi, che pretendono regolare ogni nostro atto, ne abbiamo a iosa. Si direbbe proprio che «le nostre» società non comprendono più come si possa vivere altrimenti che sotto il regime rappresentativo ed educativo da un manipolo di governanti.
Questa superstizione della legge si palesa tanto più assurda e tanto più strana quando si pensi che l’umanità ha vissuto secoli e secoli senza averne affatto, semplicemente uniformandosi a quegli usi e a quelle consuetudini che la costante ripetizione rendeva venerabili e che ognuno acquisiva sin dall’infanzia. Fu il desiderio di dominare, associato con la forza, che creò i legislatori. Preti e guerrieri, tenendosi per mano, si accordarono per «imporre alla società primitiva» delle consuetudini a loro vantaggiose. Proclamarono inviolabile e sacra la legge così emanata nel loro interesse ed inculcarono agli oppressi il dovere di sottomettervisi. La legge viene quindi sanzionata dal sacerdote e protetta dal guerriero.
La legge, continua Kropotkin, è l’abile fusione delle consuetudini utili alla società (intendi a tutte le società), con le consuetudini che offrono vantaggi ai soli dominatori e che, come tali, essendo dannose per le masse, debbono essere mantenute dal timore delle pene.
Il primo dovere del rivoluzionario, aggiunge Kropotkin, sarà quello di distruggere tutte le leggi esistenti. Tuttavia il borghese non si da per vinto. Egli fa soprattutto l’apologia delle libertà politiche come garanzia per tutti i cittadini senza distinzioni di classi. Ma a che cosa mai si riduce la libertà politica, poiché si deve subire la schiavitù economica? Si parla anche di diritti politici, ma in realtà chi non possiede ha soltanto dei doveri. Infatti i pretesi diritti e le decantate libertà non sono mantenute se non a patto che il popolo … “non faccia uso contro le classi privilegiate”. Il giorno in cui si avventurasse ad usarne, il Governo le ritirerebbe … per misura di ordine pubblico.

Resta dunque inteso: gli anarchici debbono ben stamparsi nella mente che non è alle leggi costituzionali che bisogna domandare i diritti … Bisogna, al contrario, esercitarli, e per farlo, occorre organizzarsi come forza capace di resistere e di prevalere in caso di conflitto con la classe dominante. “Le libertà non si danno, si prendono”.