La parola è solo il pensiero divenuto
sonoro, l’azione il pensiero divenuto visibile. Il nostro ideale comporta
dunque per ognuno la piena e assoluta libertà di esprimere il proprio pensiero
su ogni cosa scienza, politica, morale senza altro limite se non quello del
rispetto per gli altri; comporta anche il diritto di ognuno di agire come
meglio gli aggrada, di fare ciò che vuole, pur associando ovviamente la propria
volontà a quella degli altri uomini in tutte le opere collettive; la sua
libertà individuale non si trova affatto limitata da questa unione, aumenta
invece, grazie alla forza della volontà comune. Va da sé che questa assoluta
libertà di pensiero, di parola e di azione è incompatibile con la conservazione
di quelle istituzioni che pongono un limite alla libertà di pensiero, che
fissano la parola sotto forma di impegno definitivo, irrevocabile, e pretendono
anche di costringere il lavoratore a incrociare le braccia, a morire d’inedia
per ordine di un padrone.
I conservatori non si sono affatto
sbagliati quando hanno chiamato i rivoluzionari in modo generico «nemici della
religione, della famiglia e della proprietà». Sì, gli anarchici respingono
l’autorità del dogma e l’intervento del soprannaturale nella vita umana; in
questo senso, per quanto ferventi nella lotta per il loro ideale di fraternità
e di solidarietà, sono nemici della religione. Sì, vogliono l’abolizione del
mercimonio matrimoniale, vogliono le unioni libere che si reggono solo sul
reciproco affetto, sul rispetto di sé e della dignità altrui; in questo senso,
per quanto teneri e devoti verso coloro coi quali condividono l’esistenza, sono
nemici della famiglia. Sì, vogliono eliminare l’accaparramento della terra e
dei suoi prodotti per restituirli a tutti; in questo senso, la gioia che
proverebbero nel garantire a tutti l’usufrutto dei beni della Terra ne fa dei
nemici della proprietà.