“Quando incoraggiamo la gente a
coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il potere
nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria salute e
potere sul proprio portafogli. Penso che questo sia veramente sovversivo perché
stiamo dicendo di sottrarre quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti
sociali che attualmente hanno potere su cibo e salute.”
(Roger Doiron)
Non c'è niente di particolarmente
radicale o rivoluzionario in un prato. Ma comincia a diventare interessante
quando lo trasformiamo in un orto. Potremmo dire che l'orticoltura è
un'attività sovversiva. Pensare al cibo come a una forma di energia. È ciò che
ci alimenta e allo stesso tempo una forma di potere. E quando incoraggiamo la
gente a coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il
potere nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria
salute e un po' di potere sul proprio portafogli. Pensiamo che questo sia
veramente sovversivo perché stiamo anche, necessariamente, dicendo di sottrarre
quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti sociali che attualmente hanno
potere su cibo e salute. Pensate a quali possano essere questi soggetti. E
guardate anche all'orticoltura come a una sorta di salutare droga di
passaggio, potremmo dire, ad altre forme di libertà alimentare. Poco dopo aver
iniziato a coltivare gli ortaggi, dici: "Hey,
ora ho bisogno di imparare come cucinarli ... poi potrei voler imparare a
conservare gli alimenti o a cercare il mercato contadino locale nella mia
città".
Ancora una cosa di cui abbiamo bisogno è
di non perdere il lato conviviale del cibo. Il cibo è al meglio quando è
delizioso. Gli orti possono contribuire a riportare un po' di quella vibrazione
di una comunità.
Coltivare un orto sovversivo, è così
sovversivo infatti che ha il potenziale per modificare radicalmente
l'equilibrio di potere non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo.