“Dar da mangiare agli affamati”. Quante
volte abbiamo sentito questa frase, ma quante volte a quelle parole hanno poi
seguito i fatti? Non è domanda da poco. La riflessione che proponiamo prende
avvio da alcune notizie diffuse nel mondo riguardanti un comune panettiere di
Kos, in Grecia. Si chiama Dyonisis Arvanitakis, e di lui ha avuto la faccia
tosta di parlare anche il presidente della Commissione Europea Juncker: «Europa è quel panettiere di Kos che
tutti i giorni va al porto per dare da mangiare alle anime affamate e stanche».
Perchè – laddove sono assenti interventi
istituzionali – questo è quello che fa Dyonisis: ogni giorno va al porto, dove
sa di trovare i rifugiati che, dai barconi, approdano stremati sulle coste di
Kos. Apre le porte del suo furgoncino e distribuisce a tutti le sue pagnotte,
cento chili al giorno, per aiutare i profughi a sconfiggere la fame.
A chi gli chiede la ragione di un
comportamento simile, Dyonisis risponde dicendo che lui sa bene come ci si
sente a essere «dall’altra parte». Anche lui è stato un migrante, nel 1957
aveva lasciato il Peloponneso per sfuggire alla povertà e a quindici anni, dopo
un viaggio di quaranta giorni, è approdato in Australia. «Quando sono
arrivato non sono riuscito a trovare un lavoro perché non parlavo inglese –
ricorda – e in quei mesi ho capito cosa fosse la fame. Chi non l’ha mai patita
non può capire cosa provano quelle persone. Io sono stato come loro».
E ancora:
«Quando ero un ragazzo, nel Peloponneso si pativa la fame e oggi è lo stesso,
per questo scappavamo. Vivere per strada, non avere da mangiare, non
conoscere la lingua sono cose che non si scordano facilmente». E di sé dice
così: «Io mi limito ad aiutare, nient’altro».
Ricordiamo dunque Dyonisis, insieme a
tutta quella moltitudine anonima di donne e di uomini che, giorno dopo giorno,
si impegna a coltivare la propria umanità a dispetto delle chiacchiere e delle
menzogne elargite dai potenti di turno.