..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 24 maggio 2017

Camminare verso l’orizzonte

I ribelli sono inguaribili utopisti, animati da un insopprimibile bisogno di ribellarsi.
I ribelli agiscono per istinto, perché hanno la ribellione nel sangue ancor prima che nella mente. E anche quando la sconfitta appare ormai inevitabile, quando la realtà consiglierebbe loro l’accettazione di un compromesso per salvare il salvabile, continuano a battersi per l’«evasione impossibile». Essere consci che in questo mondo non c’è possibilità di evadere non basta a convincerli ad arrendersi.
Ma allora, perché ribellarsi, e magari partecipare ad un’insurrezione popolare, se si è coscienti che, come diceva Germàn List Arzubide, «la cosa peggiore che possa accadere ad un rivoluzionario è vincere la rivoluzione»?
È inutile cercare una risposta razionale quando a rispondere possono essere soltanto il cuore e le viscere. Forse perché vale la pena continuare a camminare verso l’orizzonte pur sapendo che è irraggiungibile, come ci ricorda Eduardo Galeano, e questo non giustifica chi rimane seduto ad osservare il mondo, magari accontentandosi di credere che sia il migliore dei mondi possibili.
Questi terribili e indomabili utopisti sono quelli che danno più fastidio alla borghesia, ai padroni, alla classe dominante, ai governi, al potere. E per questo si tenta di eliminarli. Ma appunto perché sono indomabili, non si accontentano di eliminarli solo fisicamente: occorre distruggere il mito, infangare le loro azioni e la memoria, diffondere menzogne che incrinano l’immagine di idealisti, sognatori, esseri umani spinti dall’utopia a compiere imprese memorabili, uomini e donne dai mille piccoli e grandi difetti come chiunque altro, ma aggrappati (con gioia di vivere o con disperazione, comunque immuni dalle mire di potere) ad un’incrollabile dignità, ad una coerenza che non li rende però miopi e sordi di fronte agli errori compiuti.
La disinformazione, oggi più che mai, governa le menti e i cuori di molti, troppi abitanti dei paesi “civilizzati”, convincendoli che, comunque sia, le ribellioni o le rivoluzioni finiscono sempre col divorare i propri figli, quindi ribellarsi è vano: l’orizzonte resta irraggiungibile, meglio sedersi e aspettare la fine, immersi nello spavento senza fine delle nostre mille paure quotidiane, instillate a regola d’arte da coloro che temono di perdere oscuri privilegi per colpa di chi, da qualche parte di questo strano pianeta, potrebbe ancora preferire il rischio di una fine spaventosa piuttosto che rinunciare a camminare eretto.
Noi siamo ribelli, siamo quelli che non si rassegnano e non si arrendono; siamo quelli che perdono ma non si danno per vinti; siamo quelli che hanno l’insopprimibile bisogno di “andare contro”. Per noi “è meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine”.