
L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre
centodue.
Dalle indagini, la prima istruttoria della magistratura portò alla
condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Dopo
l'assoluzione; un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa
altri rappresentanti della destra eversiva; nuovamente gli imputati furono
assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in
appello nel 1989.
Nel corso di tutte le indagini e i procedimenti giudiziari relativi
alla strage, si è costantemente fatta largo l'ipotesi del coinvolgimento dei
servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.
Il fatto più eclatante scaturito dalle indagini, fu in primo luogo
l'ordine proveniente da ambienti istituzionali, tutt'oggi sconosciuti,
impartito meno di due ore dopo la strage affinché una squadra di pompieri
ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi,
reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse
effettuare alcun sopralluogo o rilievo.
In seguito,anche la misteriosa scomparsa di reperti prelevati in
ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri destò sospetti, insieme all'ultima
e recente perizia antropologica in cui si è individuata in una fotografia di
quel giorno la presenza sul luogo di Maurizio Tramonte, militante di Ordine
Nuovo e collaboratore del SID.
Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio sei imputati: tre
esponenti e militanti di spicco di Ordine Nuovo, un capitano del Nucleo
investigativo dei Carabinieri di Brescia e un collaboratore del ministro degli
Interni del tempo, Paolo Emilio Taviani.
Il 21 ottobre 2010, dopo cinque giorni e mezzo di ricostruzione
delle accuse, i pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, hanno formulato
l'accusa di concorso in strage per tutti gli imputati, ad eccezione di
Pino Rauti, per il quale è stata invece chiesta l'assoluzione per insufficienza
di prove, pur sottolineando la sua responsabilità morale e politica per la
strage.
Il 16 novembre 2010 la Corte D'Assise ha emesso la sentenza di primo
grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati per insufficienza
di prove.
Il filone d'indagine è stato quindi modificato svariate volte nel
corso del tempo, ancora una volta senza che si sia trovato un colpevole.
Dopo l'ultima sentenza si è così espresso il presidente
dell'Associazione familiari caduti della strage di Piazza della Loggia: "I
processi per strage non possono più entrare in un'aula di giustizia. Capisco
che la verità giudiziaria, diversa da quella storica, sia difficile da trovare
ma a questo punto non è facile avere fiducia nelle istituzioni".