Tutta la libertà
moderna si riassume nella libertà dello Stato, che risulta l’unico signore
politico. Nel realizzare l’uguaglianza dei diritti, la borghesia ha dunque
portato a compimento il principio di autorità attraverso l’emancipazione
politica. L’uguaglianza giuridica, realizzando tale conquista, ha dato piena
libertà allo Stato, nel senso, appunto, che da un lato esso si invera
nell’universalizzazione democratica dei cittadini, dall’altro, pero, questa
universalità pone in essere la libertà assoluta dello stesso dominio statale.
La libertà politica consiste precisamente nel diretto rapporto tra cittadini e
Stato, nel fatto che proprio in questo protestantesimo politico l’istituzione
statale amplia la sua libertà totale, dal momento che nessun altro ente limita
il suo potere. Non deriva, per Stirner, che tra lo Stato e l’individuo c’è una
incompatibilità irriducibile. “Quella libertà non è mia, ma di una potenza che
mi domina e mi tiranneggia; essa significa che uno dei miei tiranni, come
Stato, religione, coscienza, è libero. Lo Stato, la religione, la coscienza,
questi tiranni, mi rendono schiavo e la loro libertà è la mia schiavitù”.
La libertà dello
Stato si configura come libertà di mediazione tra persona e persona. Infatti
solo lo Stato, in virtù del suo assoluto monopolio di potere, può mettere i
cittadini in contatto tra di loro. Ma in questa socialità politicamente
realizzata va a compimento l’autentica vocazione alienante del potere, delle
stesse ragioni del dominio: il comando per il comando. “Lo Stato lascia gli
individui il più possibile liberi di giocare come vogliono, basta che non
facciano sul serio e che non lo dimentichino. Non è permesso avere rapporti
liberi, spontanei, con gli altri: occorre la sorveglianza e la mediazione di
un’istanza superiore”. “Lo Stato non può sopportare che la persona abbia un
rapporto diretto con un'altra persona: vuole fare da mediatore, deve –
intervenire. Lo Stato è diventato ciò che un tempo fu Cristo, ciò che furono i
Santi e la Chiesa: un mediatore. Esso divide la persona dalla persona. Il
carattere coercitivo dello Stato non deriva dunque da una specifica forma
istituzionale, ma dal fatto che esso è l’unica realtà politica esistente, la
sola trama legittima valevole per tutti e per tutti, quindi, irreversibilmente
onnipervasiva nella sua socialità totale. Ciò che si chiama Stato è un
intreccio, una rete di dipendenze e di colleganze, è un appartenersi reciproco
di persone che si tengono uniti e si adattano gli uni agli altri, insomma
dipendono gli uni dagli altri: lo Stato è appunto l’ordine di questa
dipendenza.