Il sindacato “Industrial
Workers of the World”, conosciuto dalla storia ancor più con l'acronimo IWW, è
stato una significativa e rivoluzionaria articolazione del movimento operaio
statunitense. Ideato agli albori del 1905 e fondato a Chicago il 27 giugno
dello stesso anno attraverso la redazione dell'Industrial Union Manifesto.
Gli attivisti
della IWW sono anche conosciuti come 'wobblies', nell'ambivalenza che questa
definizione è andata ad assumere: wobblies perché itineranti nel senso di
attraversatori dell'America per la diffusione della lotta operaia e del
sindacato, wobblies perchè costretti alla precarietà dal lavoro, dal padrone,
dallo Stato.
Il contesto
dentro il quale ha avuto la forza di emergere ed organizzarsi la IWW è stato
quello degli Usa di Woodrow Wilson, tecnocrate classista e razzista che tentò a
più riprese di stroncare il movimento operaio statunitense non solamente
intensificando l'opera di sfruttamento e controllo, ma soprattutto
appoggiandosi al carro dei sindacati padronali, fautori di politiche
disciplinanti e repressive, fondate sulla pretesa di negoziazione individuale
tra azienda e operaio per l'eliminazione di ogni parvenza di collettività di
forza-lavoro.
La Industrial
Workers of the World conobbe la sua migliore stagione ad inizio novecento, con
i grandi scioperi dei primi anni venti: per i minatori di McKees Rocks (Pennsylvania,
1909), per i tessili di Lawrence (Massachusetts, 1912), per i setaioli di
Paterson (New Jersey, 1913), per i portuali di New York (1920).
L'ideologia
wobblies rappresentò un alveo sperimentale, innovativo e rivoluzionario. Tante
furono le campagne che la fecero conoscere e gli permisero di intraprendere
dure lotte e grandi vittorie (dalle mobilitazioni contro le discriminazioni nei
confronti dei lavoratori migranti alla libertà di parola per poter fare ed
essere sindacato!). La IWW perseguiva l'obiettivo della proprietà operaia
dell'industria, considerava ogni sciopero come preparativo alla rivoluzione,
non cercava un rapporto contrattuale con i datori di lavoro ma preferiva la via
del boicottaggio e del sabotaggio.
Splendida
narrazione dei wobblies della IWW, delle lotte operaie americane di inizio
novecento, è possibile recuperarla dal romanzo di Valerio Evangelisti, 'One
Big'.