La giornata di ieri era attesa e il suo esito nell’aria. Già la
risposta di venerdì dopo l’irruzione all’Asilo di giovedì aveva mostrato che lo
sgombero di uno spazio occupato non poteva compiersi in tutta tranquillità,
senza pagare un prezzo alto e subire una risposta determinata. Le centinaia di
persone che l’altra sera hanno provato a raggiungere l’Asilo sotto sgombero,
questo sabato sono diventati migliaia: se il questore si ostina a definire
“anacronistiche” alcune esperienze politiche e sociali che si muovono in questa
città, ieri abbiamo visto in piazza una presenza giovanile ampia e generosa,
decisa a difendere l’anomalia Torino.
Il corteo si è dato appuntamento nella centralissima piazza
Castello, per muoversi lungo via Po e risalire poi da corso San Maurizio in
direzione Porta Palazzo. Attraversato il mercato, il corteo si è mosso lungo la
Dora per poi tentare l’ingresso nel quartiere Aurora – al centro degli appetiti
speculativi che hanno portato allo sgombero di un posto occupato e vissuto da
25 anni – sul ponte corso regio parco la polizia ha cominciato un fitto lancio
di lacrimogeni arrivati anche sui balconi dei palazzi adiacenti. Il corteo è
poi tornato verso porta palazzo, ha lambito il centro subendo diverse cariche e
seminando barricate, per poi concludersi in Vanchiglia. Si contano quattro
feriti tra i manifestanti tra cui uno, pare, in codice rosso [si tratta in
realtà di un codice giallo NdR] mentre dodici persone sarebbero in stato di
fermo.
I giornali di regime già piangono i danni, mentre la politica
cittadina si affanna a condannare ciò che è successo, enfatizzando questo e
quell’episodio che non cambia il dato politico che esce dalla giornata. Il
tentativo di chiudere i conti con l’esperienza degli spazi occupati torinesi
sarà ben più difficile di quanto i tweet di sindaca e ministro dell’interno
lascino intendere. Solidarietà agli arrestati e ai feriti!