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venerdì 23 novembre 2012

Jimi Hendrix


“One day even the war will bow to the sweet sound of a guitar” (Un giorno anche la guerra si inchinerà al dolce suono di una chitarra).
Jimi Hendrix



Il 27 novembre Jimi Hendrix sarebbe diventato settantenne se una morte stupida e assurda non l’avesse portato via a soli 27 anni; un’età rispettabile, magari avanzata per fare il musicista rock, riempire arene e stadi. Eppure sarebbe oggi più giovane di Lou Reed e Paul McCartney, un “pischello” rispetto a gente come Leonard Cohen e B.B. King che tiene il palco e gira il mondo con invidiabile energia.
Jimi avrebbe compiuto i suoi 70 il 27 novembre, se quello strano intreccio di fatalità non se lo fosse portato via quel 18 settembre del lontanissimo 1970. Impossibile dire cosa farebbe oggi, nessuna proiezione credibile ce lo può rivelare: intanto, però, noi lo vediamo/sentiamo più presente che mai grazie alla memoria collettiva, ma anche grazie ai CD, ai DVD che vengono sfornati anno dopo anno. È impressionante, anche per i devoti più radicati, vedere ribaditi con una sensazionale continuità i motivi che lo hanno fatto grande in soli tre anni e mezzo di carriera e che tuttora ne rappresentano l’unicità.
James Marshall Hendrix, in arte Jimi, è il più grande chitarrista di tutti i tempi. La sua musica e le sue esibizioni con la Fender Stratocaster sono scolpite nella storia del rock e hanno influenzato, e continuano a influenzare, intere generazioni di artisti. È stato uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock attraverso un'inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock, psichedelia e funky.In quattro soli album in studio Jimi ha tracciato la strada maestra di quello che sarebbe stato il rock in tutte le sue contaminazioni. È partito dal blues di B.B. King e con le sue distorsioni ha creato visioni dal futuro già alla fine degli anni sessanta. È stato un innovatore nello stile e nel suono, la chitarra elettrica non è stata più la stessa dopo di lui.
Hendrix è un mito ancora oggi, assolutamente vivo dopo quarantadue anni, si potrebbe dire che praticamente non è mai morto. La sua vita di nero dal sangue Cherokee, il suo carisma sul palco e anche i misteri sulla sua morte a soli 27 anni ne fanno un'icona assoluta. Gli ultimi anni di vita di Jimi sono fatti di esibizioni incendiarie e droghe, di cadute rovinose e performance divine (Eric Clapton di lui disse: "Se io sono Dio, lui chi è?"). La sua morte è ancora circondata da un alone di misteri, che vedono coinvolti l'Fbi, la sua intera groove di impresari e amici e i mille incubi che aveva lo stesso chitarrista.
Spremuto artisticamente sai suoi impresari, Hendrix si è esibito in numerosi concerti. È storica l’esibizione nel Monterey International Pop Festival tenutasi il 18 giugno 1967 e generalmente ritenuta l'evento di partenza della cosiddetta lunga estate dell'amore.
L'opportunità si rivelò estremamente favorevole per Hendrix: oltre alla vastissima risonanza che l'evento ebbe in tutti gli Stati Uniti, la sua performance sarebbe stata immortalata nel documentario che sarebbe stato ricavato dal festival (Jimi Plays Monterey). Jimi non si lasciò sfuggire l'occasione e si produsse in una delle esibizioni più acclamate del festival, suonando, fra le altre canzoni, "Hey Joe"; nei 40 minuti dell'esibizione Hendrix sollecitò la sua Fender Stratocaster in un modo fino ad allora inaudito arrivando a mimarvi rapporti sessuali, suonandola con i denti, dietro la schiena, contro l'asta del microfono e contro l'amplificazione. Al termine dell'esibizione, per sottolineare la sua spasmodica necessità di estrarre nuove sonorità dallo strumento, le diede fuoco con del liquido per accendini e la distrusse contro palco ed amplificatori in una catarsi di feedbacks lancinanti. I resti della chitarra che Hendrix distrusse quella sera furono recuperati e sono attualmente esposti all'Experience Music Project di Seattle.
Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l'intero immaginario collettivo correlato alla musica degli anni sessanta ed al movimento flower power. In tale contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. L'esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: Il chitarrista si presentò sul palco con una formazione espansa, introdotta dallo speaker come Jimi Hendrix Experience, ma prontamente ripresentata dallo stesso Hendrix come Gipsy Sun And Rainbows: ne seguì un'esibizione di due ore - tra le più lunghe in assoluto della sua carriera - buona ma non eccellente, anche a causa dell'ancora scarsa armonia con il resto della band, dell'insufficiente soundcheck e di alcuni problemi tecnici connessi all'impianto microfonico.
Quello che più rilevò, ad ogni modo, in quella storica performance, fu sua esibizione in chiusura del festival con la celeberrima trasfigurazione chitarristica operata sul tema di The Star-Spangled Banner, inno degli Stati Uniti d'America: Hendrix si accanì sul tema dell'inno con dissacrante visionarietà artistica in maniera selvaggia, intervallandolo con feroci simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi della sua sola chitarra, quella esibizione è entrata di prepotenza nella storia del Rock.
La chitarra elettrica associata ad Hendrix - nell'immaginario collettivo - è senza dubbio la Fender Stratocaster. I colori più ricorrenti tra i suoi modelli erano l'olimpic white, il nero ed il classico sunburst, le cui sfumature virano dal nero al tabacco. La Stratocaster data alle fiamme al Monterey Pop Festival, originalmente rosso fiesta red, era stata dipinta di sua mano con motivi psichedelici. Pur essendo mancino, Hendrix utilizzava modelli standard adattati ad essere suonati a rovescio invertendo le corde ed il fissaggio alla tracolla.
Secondo la classifica stilata nel 2011, dalla rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi, precedendo in questa speciale classifica Eric Clapton e Jimmy Page.

Un consiglio: dimenticate il castello costruito intorno al personaggio e ascoltate la sua musica, la sua Fender Stratocaster, non ve ne pentirete.

 

 

Discografia ufficiale:

1967 - Are You Experienced
1967 - Axis: Bold as Love
1968 - Electric Ladyland
1970 - Band of Gypsys