..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 8 novembre 2012

Una valle che è ovunque


Le esperienze di lotta in Val di Susa hanno dimostrato che la determinazione è il fulcro di una battaglia politica.
Nonostante le differenze, le polemiche più o meno normali dovute alla composizione trasversale di un movimento di lotta popolare così vasto, il punto centrale è la riappropriazione di pratiche dimenticate.
I no TAV sono ovunque, sono una forma collettiva e sono esperienze individuali, i no TAV stanno in valle ma anche in città, lungo i tracciati dell'impero.
Superare le concezioni cittadiniste è l'obiettivo di molti di noi proprio perchè bisogna uscire dal seminato e recepire gli stimoli che aprono un discorso molto più ampio e complesso che non può ridursi ad un semplice bisogno di difendere una terra.
La battaglia contro le nocività non è concentrata solo sulle montagna della Val Susa ma raccoglie fortunatamente esperienze diverse ed allargate le quali non fanno altro che aprire nuovi scenari fuori dall'angusto territorio di appartenenza.
Ciò che bisogna recepire ed usare a proprio vantaggio, è molto più concreto di qualsiasi analisi politica. Le pratiche di resistenza, di autogestione e di autonomia diffusa che si sono sviluppate in un determinato territorio vanno allargate e riprodotte ovunque proprio per il loro carattere di continuità e per i vantaggi che hanno portato.
Le esperienze dunque, molto semplicemente, servono per evitare gli stessi sbagli e magari per replicare le scelte che hanno portato anche qualche vittoria sul campo.
Innanzitutto dobbiamo saper cogliere i cambiamenti in atto a livello sociale anche all'interno del vasto e frammentato campo dell'antagonismo e camminare al passo per non restare troppo incastrati in sensi d'appartenenza ormai solo controproducenti.
Saper cogliere i cambiamenti però non vuol dire dissociarsi.
Se la lotta no TAV è ancora così forte, questo è dovuto non solo grazie all'utilità delle pubbliche manifestazioni ma anche grazie all'antica arma del sabotaggio e grazie alle passioni individuali e non solo collettive messe in gioco nello scacchiere.
Oggi bisognerebbe solo riflettere ed evitare sentenze.
Oggi c'è da guardare in positivo senza farsi trascinare dai soliti giudizi negativi che arrivano puntualmente quando una lotta diventa più cruenta e meno controllabile.
Ognuno, a modo suo, può e deve dare il proprio apporto: dai sentieri della valle fino alle arterie delle metropoli di cemento.
Un filo rosso lega e ravviva tutte queste esperienze che non sono assolutamente statiche e refrattarie, non possono essere semplicemente incastrate di forza in un grande calderone.
La ricetta è vincente quando non è assoluta, razionale, statica.
La rivolta è come l'arte. Sapersi adattare alle situazioni è più coerente che restare impantanati in ideologie lontane anni luce dalla vitalità di una miriade di sognatori e sognatrici.
La lotta di liberazione è ovunque!