I bambini, quando hanno ancora pochi
anni, non essendo ancora formati culturalmente, o formati ancora solo in modo
parziale, sono liberi da condizionamenti autoritari. Non conoscono convenzioni,
paure, remore, omertà; il loro comportamento è estremamente libero e rifugge da
ogni intruppamento; non conoscono differenze di razze, di sesso. Provate a
mettere insieme un gruppo di bambini e bambine in una stanza; non staranno lì a
guardare il colore della pelle; non si divideranno in gruppi, maschietti da una
parte e femminucce dall'altra, ma tutti insieme parteciperanno ai giochi che la
loro mente piena di fantasia inventa sul momento. Si certo, ogni tanto c'è
qualche lite, qualcuno piange, ma dopo qualche minuto si riprende a stare
insieme senza rancore (sostantivo a loro sconosciuto).
Anche se con gli anni la loro natura
viene forgiata da tecniche educative autoritarie e repressive imposte dalla
scuola, dalla religione, dalla famiglia, negli individui adulti che diverranno
rimane molto di quell'animale libero che erano alla nascita. E per tutta la
vita arderà questo barlume, questa insofferenza alle costrizioni, alla
disciplina e all'autorità, spesso temuto da loro stessi nel momento in cui
saranno coscienti che dare libero sfogo a questi istinti li esporrebbe a rischi.
Ecco perché nel corso della nostra vita siamo tutti una specie di campo di
battaglia tra la libertà che cerca di emergere e l'istinto a reprimerla che ci
viene inculcato sin dalle più tenera età.
Spesso questa fiamma soccombe, soffocato
da istinti indotti come la ricerca del successo, l'arrivismo, la scalata
sociale o la paura di perdere quello che si è acquisito, e anche da
atteggiamenti più profondi e irrazionali, tipici
della natura umana. Ma quando riusciamo ad essere spontanei, quando ci muoviamo
nell'ambito di una sfera serena e libera, siamo l'esempio vivente di come una
società non gerarchica sia possibile, anche se lo facciamo in maniera
inconsapevole.
Si nasce anarchici, bisogna solo avere
la capacità di rimanerci.