Il 9 dicembre 1893, a Parigi, alla
Camera dei deputati, è in corso la convalida di alcuni parlamentari, il
deputato della prima circoscrizione di Reims, Louis Mirman, sta difendendo la
propria causa. Siccome la sua voce è debole, per poterlo sentire la maggior
parte dei suoi colleghi è discesa nell’emiciclo ed il visconte di Montfort, suo
avversario, si prepara all’assalto, brandendo fogli pieni di appunti.
Sono le quattro e cinque. Con un ampio
gesto circolare della mano, Louis Mirman termina il proprio discorso: “Io
rimarrò qualunque cosa decidiate, un avversario leale e risoluto!”
Nella tribuna chiamata petite tribune
des billetes, una certa signora Laport, moglie d’un commerciante all’ingrosso
di vini, vede un braccio, che passa al di sopra della sua spalla, gettare un
oggetto che emette una specie di sibilo regolare. Subito un lampo azzurrognolo
solca la sala all’altezza delle tribune, segue una formidabile esplosione, poi
una grandine di proiettili schizza a ventaglio, abbattendosi sugli spettatori e
sui parlamentari. Si levano urla di dolore e quando il fumo si dirada, molte
persone sono stese a terra, mentre altre si precipitano verso l’uscita,
gettando grida di dolore e di spavento.
Alcuni deputati si tolgono i proiettili
di dosso, proiettili consistenti in chiodi di tre centimetri, che si sono
conficcati nei loro corpi o sul viso; il generale Billot, membro del consiglio
superiore di guerra, si rialza attonito, mentre l’abate Lemire resta disteso
sanguinante. Il suo viso è coperto di rivoli di sangue, mentre dei pezzi di
ferro bianco gli formano sulla fronte una specie di corona.
All’ispettore di polizia Agron, nella
infermeria speciale del carcere, Vaillant dichiara: “Sono un anarchico e ce
l’ho con l’organizzazione della società. Bisogna che tutto cambi, ed io ho
voluto colpire al vertice, colpire il governo. Sfortunatamente, una donna m’ha
intralciato mentre gettavo la bomba, sicchè la traiettoria è stata deviata ed è
scoppiata in aria. Altrimenti stendevo cento deputati".
Sempre su richiesta dell’Ispettore,
Vaillant scrive un biglietto per il giudice istruttore Henri-Balthazar Mayer:
“Signor giudice, per capriccio ho voluto
lasciarla cercare. Suppongo però che si stiano perseguitando degli innocenti
per trovare il vero colpevole. Non cerchi più, sono io. D’altronde non ho
voluto uccidere (ed è per questo che nella mia bomba avevo messo dei chiodi al
posto delle palle), ma solo dare un avvertimento. Preferivo ferire duecento
deputati, che ucciderne uno o due”.