
La mattina del 5 di marzo del 1943 la
sirena della FIAT a Torino, che per i lavoratori della fabbrica doveva essere
il segnale che doveva far partire il primo sciopero dopo tanti anni, non suonò;
era stata disinnescata dalla direzione. Qualcuno aveva avvertito la Fiat.
Passano pochi minuti e i lavoratori dell'officina 19 di Mirafiori ruppero
l'attesa incrociando le braccia, gridando sciopero da un reparto all'altro. Il
loro silenzio politico era durato vent'anni.

Questo episodio è la miccia che darà
fuoco alla grande ribellione operaia in tutte le fabbriche del Nord, passato
alla storia come gli scioperi del marzo 1943, che segnarono l’inizio della fine
per la dittatura fascista di Mussolini e rappresentarono il primo, vero, eroico
episodio della gloriosa Resistenza.
Gli scioperi partono da Torino e si
estendono a tutto il nord: continueranno fino alla fine della guerra, col costo
amaro di migliaia di operai deportati nei lager nazisti, fino all'insurrezione
del 25 aprile '45, alle fabbriche occupate e autogestite. E, tra un evento e
l'altro, la migrazione dalle officine alle montagne, la scelta di combattere in
armi, spesso individuale, a volte collettiva con centinaia di lavoratori che -
quasi in corteo - abbandonano la fabbrica per aggregarsi alle formazioni
partigiane, come i ferrovieri della Val Susa, come i cantieristi di Monfalcone.
«Non sapevo che stavo facendo uno sciopero, per me era una protesta,
la parola sciopero mi era sconosciuta» - ricorderà molto più tardi un allora
giovane operaio appena uscito dalla «scuola allievi Fiat» - «ho scoperto in
quei giorni cosa volesse dire quella cosa di cui parlavano i vecchi, quel
movimento solidale che fa di tanti corpi un'entità sola. E, poi, il senso di
libertà: si diceva che in fabbrica c'erano dei comunisti, dei socialisti, ma
nessuno sapeva chi fossero... erano qualcosa di mitologico. In quei giorni sono
emersi dalle tenebre, si sono scoperti e in quella lotta si riconoscevano l'un
l'altro».
Si calcola che negli scioperi di marzo
siano scesi in lotta circa 200 mila lavoratori, la più grande lotta di massa a
livello europeo in tutta la seconda guerra mondiale.
Nel 1975 gli Stormy Six composero la
canzone “La Fabbrica” su questo episodio.
Cinque
di Marzo del Quarantatré
nel
fango le armate del Duce e del re
gli
alpini che muoiono traditi lungo il Don
Cento operai in ogni officina
aspettano
il suono della sirena
rimbomba
la fabbrica di macchine e motori
più
forte il silenzio di mille lavoratori
e
poi quando è l’ora depongono gli arnesi
comincia
il primo sciopero nelle fabbriche torinesi
E corre qua e là un ragazzo a dar la voce
si
ferma un’altra fabbrica, altre braccia vanno in croce
e
squillano ostinati i telefoni in questura
un
gerarca fa l’impavido ma comincia a aver paura
Grandi promesse, la patria e l’impero
sempre
più donne vestite di nero
allarmi
che suonano in macerie le città
Quindici Marzo il giornale è a Milano
rilancia
l’appello il PCI clandestino
gli
sbirri controllano fan finta di sapere
si
accende la boria delle camicie nere
ma
poi quando è l’ora si spengono gli ardori
perché
scendono in sciopero centomila lavoratori
Arriva una squadraccia armata di bastone
fan
dietro fronte subito sotto i colpi del mattone
e
come a Stalingrado i nazisti son crollati
alla
Breda rossa in sciopero i fascisti son scappati