Al mondo dei bisogni creato dal capitale
è necessario opporre il mondo nuovo che ci portiamo dentro. Questo mondo si
fonda sulla praticabilità realizzativa dei nostri più propri desideri. Al
giorno d’oggi pensiamo che non sia più valido dire semplicisticamente che sarà
un dato modo di produzione a definire concretamente una società
anarco-comunista. L’atto del produrre, in senso libero, non può essere
disgiunto dall’avvenuta soppressione del lavoro in quanto tale, verso una
riscoperta del gusto artistico soppresso dalla produzione del consumo
massificato. Vogliamo essere artisti e non semplici manovali-artigiani. Quindi,
partiamo dalla reintegrazione in ciascun individuo di tutte le sue facoltà,
manuali e intellettuali, trasformando l’attività umana in attività libera e
creativa, in una parola, in attività artistica. Noi vogliamo realizzare la vita
come arte, così non avremo più alcuna necessità di recarci ai musei, al cinema,
al teatro, ecc. Concepiamo lo sviluppo produttivo, come un fine in se di
accrescimento di libertà materiale, per se stessi e nel contempo per gli altri
individui liberatisi dal peso delle costrizioni e rivolti esclusivamente, con
passionalità, a praticare la realizzazione di tutti i propri singolari
desideri.
Una società anarchica è, di per se
stessa, comunista, essa sarà definibile una volta che noi ci saremo liberati
dal peso di tutte le gerarchie interne ed esterne e avremo abbattuto tutti gli
ordinamenti statali-capitalisti. Sarà definita quando ognuno sarà posto nella
condizione materiale di potere seguire liberamente, senza alcuna ingerenza
autoritaria, le sue particolari e inimitabili inclinazioni, fuori da tutti i
tabù e da ogni genere di catene e inibizioni sociali.
É logico che questo modo di vedere la
questione del vivere individuale e sociale porti a dar corso a nuove e più
attraenti forme di vita liberata. Nella visione anarchica rivoluzionaria, il
comunismo appare epurato da tutti i suoi più odiosi aspetti
religioso-autoritari e viene quindi valorizzato criticamente nei suoi aspetti
positivi, in quanto non mutila ne appiattisce la personalità dei singoli che
comunitariamente lo mettono in pratica, ma, al contrario, il loro associarsi dà
modo di esaltare qualitativamente le singole diversità.
In sostanza, l’utopia anarchica è un
invito rivolto agli uomini per vivere la propria vita da protagonisti e non da
anonime comparse, dentro il corso vivo degli avvenimenti interni ad una umanità
non più popolata da fantasmi, ma da individui in carne ed ossa, divenuti finalmente
consapevoli della necessità che l’unico ordine sociale che si può riconoscere è
quello in armonia con il proprio movimento di vita, con la propria incessante
ricerca di libertà e di desideranti orizzonti.
La vita, nel suo movimento, non ha alcun
fine preordinato, siamo noi a riempirla di senso nel momento stesso in cui
cerchiamo di viverla compiutamente.