..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 3 novembre 2016

Che il 4 novembre diventi una giornata in omaggio a tutti i disertori

Bruno Misefari nacque a Palazzi (Reggio Calabria). Aderì assai giovane al Partito Socialista e, tra il 1910 e il 1912, all’anarchismo. Nel 1911 fu arrestato per avere diffuso un manifestino contro la guerra di Libia e nel 1912 fu condannato a due mesi e mezzo di carcere. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu assegnato al 40° Reggimento di fanteria a Benevento. Lo si teneva relegato in caserma e non lo si inviava al fronte per paura che le sue idee contagiassero gli altri commilitoni, da cui era molto stimato. Nel 1916 disertò e nel 1917 raggiunse la Svizzera. Nel 1918 fu arrestato dalla polizia svizzera, con numerosi altri compagni , col pretesto di un complotto inesistente, e restò in carcere per sette mesi. Espulso dalla Svizzera, tornò in Italia dove fu assai attivo durante il biennio rosso. Divenuto ingegnere, le sue opere di notevole utilità sociale furono sistematicamente ostacolate dal regime fascista. Nel 1931 fu inviato al confino a Ponza e poi nuovamente in carcere, dove sposò la sua compagna Pia Zanolli, a cui fu legato da un profondo affetto sino alla sua morte, nel 1936, per un tumore al cervello.
Di seguito un suo scritto tratto dal suo libro: Diario di un disertore.
Sì, sono un traditore della patria. Ho tradito le leggi statali, ho tradito gli interessi dell’Alta Banca Internazionale, trafficante sulla guerra per l’aumento dei suoi dividendi fantastici. Ho tradito le leggi di odio, di morte, di corruzione, di vergogna: leggi antisociali, antiumane, antinaturali. Le ho tradite per non tradire la grande e fondamentale legge dell’amore universale, la solidarietà umana, che è l’unica legge comprensibile, perché umana, sociale e naturale. Mi sono sottratto alla morte di stato per dare la morte allo stato. È una lotta ardua poiché sono solo e debole, e lo stato ha tutto con sé ed è forte. Sono un traditore ma non un vile. Chi è vile non insorge contro lo stato. Guai per la vita della specie se gli individui disobbediscono alle leggi sociali e umane della natura per obbedire a quelle dei poteri che congiurano, insidiano, uccidono la vita della specie. Senza questa umanissima rivolta alle leggi di odio e di morte, la specie perirebbe fatalmente. Quando la giustizia non sarà come oggi la druda infame delle tirannidi, quando l’amore non sarà deriso, quando l’oro non sarà Dio, quando la libertà sarà religione e unica nobiltà il lavoro, solo allora il mio rifiuto alla guerra sarà benedetto perché ho lottato alla salvezza di tutti, per la conservazione della vita organica e morale della specie. Imbecilli della mia epoca, chinate la fronte. E voi giovani di anni e di fede inalberate il vessillo della rivolta, rivendicate il diritto alla vita che è pane, amore e libertà! Distruggete tutte le forze antinaturali, antisociali e anti umane. È questione di vita o di morte. O vivono loro o vivete voi. Non esistono accomodamenti. Tra voi e loro esiste un abisso. Chi vuol mettervi un ponte vi precipita dentro. Viva l’umanità e muoia la patria, cioè muoiano il capitale e lo stato!”