L'uomo dei
desideri è stato scacciato dal suo corpo dal lavoratore in cui si è
trasformato. L'economia non ha potuto prendere il potere se non economizzando
la vita, trasformando l'energia libidica in forza di lavoro, gettando l'interdetto
sul godimento, sulla gratuità naturale in cui il desiderio si compie e rinasce
senza sosta.
Le pulsioni del
corpo - i bisogni primari di nutrirsi, di muoversi, di esprimersi, di giocare,
di accedere al piacere sessuale - sono stati irregimentati in una guerra di
conquista dedicata al profitto ed al potere. È una guerra che, pur non
riguardandoli affatto, li colpisce tuttavia fin nella loro volontà di
sfuggirle.
Separato dai
suoi desideri di realizzazione, l'individuo ritrova di fronte a sé soltanto le
molteplici modalità della sua morte. Il lavoro diventa un comodo suicidio, con
un'ipocrisia tutta sociale: comincia col togliere l'essenziale della vita e la
routine fa il resto.
Se non esistesse
nel cuore dell'infanzia una così precisa castrazione, credete forse che tante
generazioni avrebbero permesso, con la loro servitù volontaria, tante tirannie
secolari?