“I gruppi di
volontari, organizzatisi in ogni caseggiato, in ogni strada, in ogni quartiere,
non avranno difficoltà a mantenersi in contatto e ad agire all’unisono... se i
sedicenti teorici «scientifici» si asterranno dal ficcare il naso... Anzi,
spieghino pure le loro teorie confusionarie, purché non venga loro concessa
alcuna autorità, alcun potere! E le meravigliose capacità/organizzative di cui
dispone la gente - che così raramente gli viene concesso di mettere in pratica
- consentiranno di dar vita, anche in una città grande come Parigi, e nel bel
mezzo di una rivoluzione, a una gigantesca associazione di liberi lavoratori,
pronti a fornire a se stessi e alla popolazione i generi di prima necessità.
Date mano libera
alla gente, e in dieci giorni il rifornimento alimentare funzionerà con la
precisione di un orologio. Solo coloro che non hanno mai visto la gente lavorar
sodo, solo quelli che hanno passato la vita tra montagne di documenti, possono
dubitarne. Parlate del genio organizzativo del «grande incompreso», il popolo,
a chi ha assistito, a Parigi, ai giorni delle barricate o a chi ha avuto modo
di vederlo in azione durante il grande sciopero dei portuali londinesi, quando
si trattò di dar da mangiare a mezzo milione di gente affamata: essi vi
dimostreranno quanto sia più efficace dell’ufficiale inettitudine di Bumbledom”.
(tratto da Pètr Kropotkin, La
conquista del pane)
Una componente
importante nell’impostazione anarchica dei problemi organizzativi è costituita
da quella che potremmo definire la teoria dell’ordine spontaneo. Essa sostiene
che, dato un comune bisogno, le persone sono in grado, tentando e
sbagliando, con l’improvvisazione e l’esperienza, di sviluppare le condizioni
per il suo ordinato soddisfacimento; e che l’ordine cui si approda
per questa via è di gran lunga più duraturo, e funzionale a quel bisogno,
di qualsiasi altro imposto da un’autorità esterna.
Kropotkin derivò
la sua versione di questa teoria dai suoi studi sulla storia della società
umana e dalla riflessione sui fenomeni che caratterizzarono i primi passi della
Rivoluzione francese e della Comune parigina del 1871. Essa è stata confermata
in quasi tutte le situazioni rivoluzionarie, nelle forme organizzative con cui
la gente reagisce alle catastrofi naturali, e in ogni attività che si svolga in
assenza di modelli precostituiti di organizzazione o strutture gerarchiche
dell’autorità. Il principio di autorità permea a tal punto ogni aspetto della
nostra società che solo nelle rivoluzioni, in situazioni di emergenza o
nell’ambito di «happening» il principio dell’ordine spontaneo riesce a
emergere. E abbastanza, comunque, perché ci si possa fare un’idea del
comportamento umano che gli anarchici considerano «normale» e gli autoritari
semplicemente una stranezza.