Non bisogna
dimenticare che una guerra civile a bassa intensità è in corso in Ucraina dal
2014, quando il governo allora filorusso del presidente Yanukovych è stato
rovesciato da una “rivoluzione arancione” che ha portato al potere un regime
filo-occidentale disposto a schierarsi con l’asse euro-atlantico. L’Euromaidan,
di cui beneficia il blocco imperialista occidentale, ha portato l’Ucraina fuori
dalla sfera d’influenza della Russia. Ha anche rafforzato l’estrema destra
ucraina, che ha guadagnato seggi in parlamento e sviluppato unità paramilitari
che hanno commesso atrocità contro i russofoni e i membri dei sindacati.
La Russia,
d’altra parte, non era preparata fin dall’inizio a perdere il suo punto
d’appoggio imperialista in Ucraina e specialmente nella regione della Crimea,
indipendentemente dalla volontà del popolo ucraino. La rivolta di Euromaidan
può anche aver portato a un regime neoconservatore, ma non c’è nessuno che si
illuda che la non accettazione di quel regime sia nata dal sentimento
“antifascista” della Russia o dalla sua “necessità di proteggere i cittadini
russi”. Dopo tutto, il regime autoritario di Putin in Russia ha premiato i
nazisti e i fascisti all’interno del paese imprigionando e uccidendo gli
antifascisti, mentre i numerosi interventi dell’imperialismo russo nelle zone
dell’ex URSS non avevano bisogno di tale giustificazione. La Russia voleva e vuole
ancora una cosa: imporre le proprie condizioni negli antagonismi imperialisti
in evoluzione. Non tollererà l’accerchiamento militare a cui sostiene di essere
sottoposta dalla NATO, l’installazione di armi nucleari alle sue porte,
l’incitamento occidentale dell’Ucraina ad unirsi alla NATO, il tentato blocco
energetico delle sue forniture di gas ai paesi dell’UE e la riduzione del suo
controllo sulla periferia ex sovietica. Un altro fattore è il palese
nazionalismo all’interno della classe dirigente russa – l’Ucraina è il luogo
d’origine dello stato russo (la Rus’ di Kiev) e la parte orientale dell’Ucraina
è abitata da Ucraini di lingua russa. In pratica se non dalla dottrina
irredentista della nazione tutta russa, gli Ucraini (insieme ai Bielorussi) sono
visti come parte della nazione russa.
Dall’altra
parte, gli Stati Uniti e il campo euro-atlantico, con il Regno Unito in primo
piano, stanno spingendo in violazione degli accordi internazionali per
l’espansione orientale della NATO, l’esercizio della pressione economica ed
energetica sulla Russia a favore del gas naturale liquefatto (GNL) statunitense
e il controllo della rotta commerciale artica, che si sta aprendo con lo
scioglimento dei ghiacci a causa dell’effetto distruttivo del capitalismo
sull’ambiente naturale e sull’ecosistema. Sia la Russia che gli Stati Uniti
stanno cercando di esportare la loro crisi interna all’estero, mentre tentano
di causare spostamenti nella gerarchia imperialista globale.
La Russia ha
ammassato circa 200.000 truppe al confine con l’Ucraina. L’esercito russo sta
martellando l’intero territorio ucraino con bombardamenti. Al momento di
scrivere questo comunicato, sta attaccando principalmente dalla Crimea, Lugansk
e Kharkiv. Le prime vittime della guerra imperialista sono un fatto. Si parla
già di vittime civili. Il governo ucraino, che, non dimentichiamolo, è un
amalgama di neoliberali e neoconservatori, ha dichiarato la legge marziale in
tutto il paese. Siamo ancora all’inizio degli orrori della guerra…
Gli unici
perdenti della guerra saranno le classi lavoratrici mondiali, specialmente i
proletari dell’Ucraina e della Russia. Sono quelli destinati ad essere la carne
da cannone degli stati e dei capitalisti.
La guerra
imperialista viene condotta per la spartizione delle sfere d’influenza, delle
rotte energetiche e per il riassetto del potere geopolitico. Non abbiamo
interesse a combattere per gli interessi dei potenti, per gli interessi del
capitale. Inoltre, lo scoppio della guerra dovrebbe portare ulteriori aumenti
di prezzo e inflazione sia per l’energia che per i beni di prima necessità,
mettendo ancora più a dura prova le tasche di coloro che già non sono in grado
di soddisfare i loro bisogni primari. Non dobbiamo dimenticare che la guerra è
una soluzione del capitale per superare le crisi strutturali di
sovraccumulazione da cui il capitalismo è periodicamente afflitto. La
distruzione del capitale fisso (mezzi di produzione) e variabile (forza lavoro)
apre la strada alla ricostruzione e allo sviluppo capitalistico.
Il nostro dovere
rivoluzionario e di classe impone l’organizzazione e il rafforzamento del
movimento internazionalista, pacifista e antimperialista della classe
lavoratrice. La logica di un imperialismo più aggressivo o più progressivo è
una logica che porta alla sconfitta della classe lavoratrice. Non può esistere
una strada imperialista favorevole al popolo. Gli interessi della classe
lavoratrice non possono essere identificati con quelli dei capitalisti e delle
potenze imperialiste. Il sabotaggio della macchina da guerra, l’organizzazione
del movimento di classe e internazionalista contro la guerra e il rafforzamento
delle lotte sociali e di classe in direzione della rivoluzione sociale mondiale
per la costruzione di una società comunista libertaria sono i compiti urgenti e
storici degli oppressi e degli sfruttati ovunque. Non possiamo e non dobbiamo
accontentarci di accordi mediocri e dannosi.
I lavoratori, i
disoccupati e i giovani non hanno motivo di andare in guerra per gli interessi
della classe dominante. Prendiamo coscienza della nostra posizione sociale e
dei nostri interessi di classe. Lasciamo che questi siano gli indicatori del
nostro atteggiamento e della nostra azione e non la retorica bellicosa,
ordinatrice e nazionalista promossa dai padroni e dai mezzi di propaganda che
controllano. Non pagheremo la crisi del sistema capitalista con il nostro
sangue. Non ci uccideremo con i poveri diavoli degli altri paesi. Al contrario,
è nostro dovere bloccare la macchina della guerra e ricostruire le resistenze
sociali e di classe, avendo come principio guida la promozione degli interessi
di classe e dei bisogni materiali della base sociale. Organizzarci nelle
formazioni sociali e di classe dei lavoratori e delle lavoratrici, organizzando
il contrattacco della nostra classe in termini di massa e militanti. Questo
sistema fa nascere le guerre ed è responsabile della povertà, dell’ingiustizia,
dello sfruttamento e dell’oppressione. È dunque il momento di sfidarlo in modo
organizzato e dinamico, organizzando il suo rovesciamento su scala
internazionale.
NESSUNA GUERRA
MA LOTTA DI CLASSE!
NÉ CON LA NATO
NÉ CON MOSCA!
SABOTAGGIO DI CLASSE E INTERNAZIONALISTA DELLA MACCHINA DA GUERRA!
CONTRO IL MILITARISMO E LA GUERRA: PER L’AUTOGESTIONE DELLE LOTTE E LA RIVOLUZIONE SOCIALE!
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