..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 13 marzo 2022

Punti fermi e suggerimenti per una rivoluzione

Dal 1848 circa ad oggi, tutte le caste che hanno gestito i popoli e l'amministrazione degli Stati, hanno inserito tra i loro obiettivi l'insabbiamento sistematico delle informazioni che riguardano le idee anarchiche e le loro esperienze. In sostanza, tutti gli Stati impediscono agli anarchici di dimostrare liberamente che l'autogestione e la cooperazione sono realizzabili e perfettamente aderenti alle esigenze umane.

Là dove nasce e prospera un'autogestione, lo Stato interviene per distruggerla in tre modi:

1) con la censura

2) con la criminalizzazione

3) con la forza

 

Ciò non impedisce alle realtà anarchiche di esistere. Di fatto, solo in Italia, e senza rifarci agli esempi storici, una trentina di comunità più o meno grandi vivono in autogestione e in cooperazione, senza perciò nessun capo e nessun sottoposto, nessun sindaco e nessuna polizia, nessuna gerarchia e nessun tutore della legge. Per conseguenza, in queste comunità non esistono reati. Il modello della comunità autogestita è una realtà che dimostra energicamente;

1) che il sistema gerarchico statale e le sue leggi producono ingiustizie e crimini.

2) che l'essere umano è in grado di autogestirsi senza bisogno di delegare.

3) che la politica anarchica non è un'utopia.

4) che l'anarchia non è caos e violenza.

5) che in una comunità libera esistono regole, non scritte, mutevoli a seconda delle necessità e dei casi. Tali regole (leggi morali e naturali) nascono spontaneamente e sono tutte volte al benessere collettivo, alla vita, poiché unico scopo della vita è l'espansione della vita stessa; e scopo dell'essere umano non è l'autodistruzione, ma la propria sussistenza, garantita dalla cooperazione.

6) che libertà non vuol dire disordine, licenza, aggressività.

Se oggi siamo giunti a questo grado di aggressività, questo non lo si deve imputare alla natura dell'Uomo, ma al suo carattere che è stato viziato (E. Fromm), deformato da un sistema in cui l'aggressività e la competizione (propagandata in mille modi) si è resa necessaria per scalare le gerarchie e farsi strada anche a costo di ammazzare, per un benessere esclusivamente individuale (egoistico).

Sta a noi decidere se tornare ad essere Uomini liberi o se rimanere prigionieri della violenza. Gli anarchici dimostrano anche che:

1) utopia è credere che questo sistema statale porti giustizia e pace.

2) utopia è illudersi ogni volta che un nuovo governo risolva i problemi.

3) utopia è pensare di essere liberi in una società dove impera la morale borghese e clericale.

4) utopia è credere che uno Stato sedicente democratico sia basato sulla sovranità del popolo.

5) utopia è aspettarsi che la legge sia davvero uguale per tutti e che renda più giusti gli uomini.

6) utopia è credere ai mass-media.

7) utopia è dare fiducia alle supposte autorità di cui siamo circondati.

Eccetera

Gli storici sono colpevoli di non aver trattato in maniera completa e adeguata i capitoli riguardanti le esperienze di autogestione e di autogoverno anarchico (Colin Ward), questo perché tutti gli storici ben conoscono le regole dettate dal sistema: 'tu parli di anarchia? E noi non ti facciamo pubblicare i tuoi studi'.

Esiste un programma anarchico? Sì, lo ha scritto nel 1919 Errico Malatesta, lo potete trovare tra i banners della colonna di sinistra. È un programma vecchio vista la sua età? L'idea di libertà non è mai vecchia, anzi, proprio in un periodo in cui i popoli del mondo sono assetati di giustizia, l'anarchia si presenta in tutta la sua giovane potenza innovativa. Nel vostro modo di concepire le cose, cioè per gerarchie e autorità, vi aspettate sicuramente dei nomi 'illustri' di anarchici ai quali appendere le vostre eventuali ammirazioni. Potremo stupirvi, e non poco. I 'nomi illustri' sono troppi da elencare, si tratta di un universo parallelo tenuto ben nascosto per i motivi di cui sopra. Nessun libro di scuola vi racconterà, ad esempio, dell'anarchismo di Tolstoj.

La censura si è abbattuta anche in occasione di questi 150 anni di unità d'Italia (150 anni di servitù), dove il primo anarchico italiano, Carlo Pisacane, amico di Mazzini, proponeva un'unità d'Italia diversa da come si è realizzata, un'unità solidale e cooperativa, un federalismo egualitario che apre al prossimo, non propone confini e odii. Stop, non se ne deve parlare, neanche a scuola, neanche leggendo la seppur celebre 'La spigolatrice di Sapri' (dedicata alla sua coraggiosa impresa). E mille altri nomi 'noti'. Vi sono poi un'infinità di nomi che non sono conosciuti (sempre a causa della censura), ma che sono stati -e continuano ad essere- le pietre angolari della cultura filosofica, pedagogica, sociologica, letteraria, artistica, scientifica, politica, ecc. mondiale.

Da dove iniziare per capire l'anarchismo? Più che 'capire' sarebbe meglio dire 'togliere i pregiudizi'. L'anarchismo ce lo abbiamo tutti dentro, lo portiamo come bagaglio morale naturale. Scoprirete da soli che qualsiasi testo sull'anarchia vi rispecchia e riassume perfettamente la vostra coscienza, vi ci ritroverete in pieno. Qualche autore? Va bene. Noi consigliamo il già citato Colin Ward ('Anarchia come organizzazione'). Iniziate con lui, se non volete rifarvi direttamente ai padri dell'anarchismo e se cercate un intellettuale contemporaneo. Il libro si legge molto bene, è scorrevole e vi stupirà alla grande.