Di fronte al conflitto in corso in Ucraina, che vede
attualmente la Federazione Russa in fase d’attacco, riaffermiamo il nostro
totale rifiuto degli imperialismi degli Stati e delle coalizioni contendenti,
NATO e OTSC.
Le politiche di potenza degli Stati, i nazionalismi,
le piccole patrie, sono solo paraventi per nascondere lo sfruttamento delle
classi lavoratrici, delle risorse, dei territori. Le ricadute di questa guerra
sono estremamente gravi, in primis per le popolazioni civili delle zone
interessate che si trovano da anni in una situazione di conflitto e privazione
materiale.
Ma questo conflitto riguarda anche lavoratori e
lavoratrici di tutta Europa, che stanno già vedendo i loro redditi falcidiati
dagli aumenti dei costi dell’energia e dei beni di prima necessità, nonché dal
taglio della spesa pubblica sociale a beneficio dell’aumento delle spese
militari.
La guerra in corso si inserisce in uno scenario
mondiale di crescente disordine a livello politico e militare. Gli Stati Uniti,
sebbene rimangano ancora la prima potenza mondiale, da anni sono in evidente
difficoltà tanto sul piano esterno, come dimostra la fuga precipitosa
dall’Afganistan, che su quello interno come mostrato dall’insorgenza sociale
del 2020 e la ripresa del conflitto di classe.
Dal canto suo, la Federazione Russa si trova in una
posizione difensiva che la costringe ad attaccare per rimanere in piedi. La
crisi apertasi nella sfera d’influenza russa, risultata evidente con la
mobilitazione sociale in Bielorussia nell’estate del 2020 e con le proteste in
Russia nel gennaio 2021, mostra la fragilità dello Stato Russo tanto sul piano
esterno che su quello interno. Fragilità che potrebbe essere fatale nel caso in
cui anche solo uno degli Stati alleati possa collassare, come dimostra la
brutale e sbrigativa repressione della rivolta in Kazakhstan del gennaio 2022 e
il sostegno incondizionato al dittatore bielorusso Lukashenko.
L’Italia è pesantemente coinvolta nel confronto, con
le basi militari USA e Nato in tutto il paese, e in particolare con le
installazioni in Sicilia utilizzate per il controllo della flotta russa nel
Mediterraneo e l’invio di droni nello scenario bellico. Inoltre lo Stato
Italiano è presente direttamente in Europa orientale con proprie truppe,e
prende quindi parte concretamente alla spirale di guerra. In Lettonia sono
dislocate truppe con carri armati e cingolati da neve, nell’ambito della
missione “Baltic Guardian” della NATO; in Romania, nei pressi di Costanza, è
presente una squadriglia di 4 caccia Typhoon nell’ambito della missione “Air
Black Storm”; nel Mar Nero sono presenti la fregata FREMM “Margottini” e il
cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con gli F-35.
Questo spiegamento di forze è stato autorizzato con
uno stanziamento di 78 milioni di euro, che sicuramente il governo dovrà
incrementare. Già è stata annunciata l’intenzione di inviare nell’area altri
2000 soldati italiani. Le crescenti spese militari sono giustificate con la
nostra sicurezza, ma nessuno dice che sicurezza è soprattutto educazione e
sanità, reddito per tutti e non certo la guerra.
Come anarchici, intendiamo innalzare la bandiera
della solidarietà tra le classi sfruttate, al di là ed al di fuori di qualunque
nazione.
Per questo facciamo appello a tutti coloro che si
oppongono alla guerra a rafforzare e rilanciare la lotta contro la politica
guerrafondaia del governo italiano, per creare un ampio movimento
antimilitarista che sappia imporre il ritiro delle missioni militari
all’estero.
La nostra posizione è quella del disfattismo
rivoluzionario, della solidarietà, della fraternizzazione e della ribellione
contro gli Alti Comandi di ciascuno Stato.
Federazione Anarchica Italiana
Commissione di Corrispondenza