Nono sabato di mobilitazione del
movimento dei Gilets Gialli che sembra trovare nuovo slancio in questo 2019.
Dopo i pugni ben assestati
dall’ex pugile di Massy Christophe Dettinger all’indirizzo di un celerino che
aggrediva i manifestanti il campo della protesta si è fatto ancora più coeso.
Una campagna in solidarietà a Christophe ha coinvolto a tutte le altezze il
movimento, in particolar modo ponendo al centro delle preoccupazioni comuni la
necessità dell’uso della forza per difendersi dalle violenze poliziesche.
“Legittima sfida” recitava uno striscione in testa al corteo oggi a Toulouse.
Una dura controffensiva mediatica
ha prima colpito il pugile e poi la solidarietà diffusa che lo ha circondato.
Una colletta on-line per sostenere “l’atleta” è stata censurata dal governo con
la minaccia di indagare tutti i firmatari i quali sarebbero, nel delirio della
ministra alle pari opportunità Marléne Schiappa, complici delle violenze e
sostenuti dal governo italiano (sic). Un attacco che ha insomma fortificato il
fronte della protesta, determinato a seguire l’invito di Dettinger che in un
toccante video messaggio registrato prima di costituirsi ha pregato i
manifestanti di proseguire nella loro lotta.
La vicenda ha rappresentato non
solo uno scontro significativo con il governo ma ha anche fatto chiarezza nel
campo del movimento. Da sinistra in tanti hanno attaccato Dettinger e i gilets
colti dall’ansia di stigmatizzare la violenza o speculando su presunte simpatie
di questo per il Front National. In realtà la biografia del pugile e le sue
parole rispecchiano l’autenticità di un corpo sociale in movimento, venato da
ordini di discorso anche generici - il popolo, il patriottismo, il senso
di comunità - e talvolta contradditori con le istanze materiali, ma sicuramente
accomunati da un’insopportabilità del regime di governo di questa società, da una
tendenziale linea di classe e dalla non affiliazione a formazioni o a
tradizioni politiche pregresse. Ancora una volta l’al lupo al lupo sui fascisti
non si è rivelato essere una gran strategia per i detrattori di ogni forma di
insorgenza sociale, a maggior ragione quando i fascisti vengono poi
concretamente allontanati dai cortei di gilets quando si presentano in forma
organizzata.
I cortei di oggi quindi hanno
scandito con forza il coro “libertà per Christophe” confermandosi, sembra, per
partecipazione e diffusione. Si manifesta anche a Bourges, la cittadina al
centro esatto dell’esagono francese scelta come epicentro dell’atto IX da una
parte dei gilets. “Vogliamo convergere verso il centro del paese”, dichiara
Priscilla Ludosky, prima firmataria della petizione contro l’aumento dei
carburanti. Un segnale importando a tre giorni dall’inizio del “Grand Debat
National”, la mossa diplomatica di Macron che prova a dialettizzare con una
consultazione diffusa le istanze del territorio sui temi della fiscalità, della
transizione ecologica e dei servizi pubblici nel tentativo di recuperare la
protesta dei gilets gialli. Si tratta infatti della promozione di una serie di
forum diffusi a livello locali, con amministratori o gruppi di cittadini per
“ascoltare i francesi”. Ogni discussione che si inserisca nel quadro del “Grand
Débat” verrà registrata su una piattaforma on-line e arriverà alle orecchie di
Macron. Ma i cahiers du doleance sono già stati stesi dal movimento il quale,
anzi, sembra essere passato oltre. I gilets non sembrano abboccare. Nonostante
le fantasie nostrane di Di Maio che ha offerto ai gilets la piattaforma
Rousseau non è ora tempo di democrazia on-line.
Altro epicentro dell’atto IX è ovviamente
Parigi, dove sono già diverse decine di migliaia i gilets per strada con numeri
in evidente crescita rispetto agli scorsi appuntamenti. Nonostante il clima
surreale procurato dall’esplosione per una fuga di gas nei pressi dell’Opera
con due morti e diversi feriti i cortei del mattino hanno visto un’altissima
partecipazione in ogni punto di ritrovo. Un concentramento delle donne è stato
dato alla Gare du nord mentre si sono dati anche concentramenti nei quartieri
meno centrali e più prossimi alla banlieue. Particolarmente significativa la
folla che ha raggiunto a Bastille. Primi lacrimogeni in avenue Wagram. Cariche
e gas nei pressi dell’Arc du Triomphe dove una forte folla si è concentrata con
largo anticipo rispetto e verso il quale stanno convergendo i vari cortei
selvaggi. Barricate a Strasburgo. Cortei anche a Marsiglia, con le donne
incordonate in testa, a Lione, dove dalla testa veniva scandito il coro
"Nessuna piazza per i fascisti, nessun fascista nelle nostre piazze”. I
Gilets sfilano anche a Bordeaux, Lille, Perpignan, Rouen, Caen, Nîmes, Nizza.
Diversi anche i blocchi stradali, come quelli dei camion che si sono visti oggi
ad Auxerre.
Sono 80 mila gli agenti di
polizia schierati oggi da Castaner, il ministro degli Interni di Macron che ha
dichiarato guerra aperta a questo movimento con una strategia isterica a metà
tra il continuo fallimento del tentativo di criminalizzare la protesta e
l’aperta repressione. Sono 12 i morti dall’inizio delle proteste e non si
contano i feriti, comunque oltre duemile, e i mutilati dalle armi da guerra
della polizia. 216 i manifestanti incarcerati. I gilets però non abbandonano le
strade.