Il termine
“macchina”, deriva proprio dalla parola greca mechané, che significa inganno,
artificio, astuzia. «Testimonianza dell’antica illusione che si possa
trasformare l’ambiente eludendone le leggi», la macchina è il risultato della
manipolazione della Natura finalizzata a sovvertirne il corso per porla al
servizio degli scopi stabiliti dagli umani. «Preposta alla costruzione di
entità artificiali, di trappole tese alla natura per catturarne l’energia e
volgerla in direzione dei vantaggi e dei capricci degli uomini», la macchina
appartiene «al regno dell’astuzia e di ciò che è “contro natura”».
In questa guerra
contro natura finalizzata alla sottomissione della Natura, anche gli umani (che
sono Natura) diventano terreno di conquista della macchina, suo luogo di
soggezione, suo strumento. Asserviti da quella stessa logica del dominio che
rivolgono verso la Terra, ne replicano (come pedine) il potere d’intervento. Il
mito di una forza meccanica che domina tutto per il bene della Società si fa ideologia,
riversando contro quegli stessi umani che l’hanno pensata la pratica di un
adattamento passivo ai bisogni del Potere. Il mondo diventa insomma un immenso
campo di battaglia ove individui sempre più dipendenti dalle macchine inventano
ogni giorno nuove macchine per assoggettare tutto ciò che è vivo al dominio
delle macchine, compresi loro stessi.
Chiuso il
cerchio delle auto-giustificazioni, tutto corre e concorre a rafforzare il
paradigma del dominio. La tecnologia, in quanto incarnazione dell’ideologia
della macchina (e cioè della perfezione meccanica che tutto controlla e tutto
dirige) ci addestra appunto quotidianamente ad una dimensione mentale e
sostanziale intrisa di rapporti di forza. Per noi, e per l’intero schieramento
in riga dell’intelligencija internazionale, il dominio è talmente parte del
nostro modo di pensare che lo consideriamo un’espressione stessa della natura
umana, non della cultura.