Il capitalismo
non si interessa alle attività all'utilità ecc., ma solo alla produzione di
valore. E non basta aver lavorato per creare del valore, bisogna anche averlo
fatto in un modo che riproduce il capitale con cui è stato pagato il salario
ricevuto. Per quanto riguarda l'informatica, bisogna dire che i suoi prodotti
rappresentano in generale solo dosi omeopatiche di lavoro umano, e dunque di
valore: così, un software, una volta inventato, può essere riprodotto milioni di
volte, quasi senza ulteriore impiego di forza lavoro, e tutte le sue copie
insieme rappresentano di conseguenza solo una piccola quantità di valore.
L'informatica, il cuore della rivoluzione dell'immateriale, lungi dal
costituire un nuovo stadio del capitalismo caratterizzato da ulteriori aumenti
di produttività, porta piuttosto alla crisi, perché riducendo fortemente, ad un
grado storicamente inaudito, l'impiego di lavoro vivo, riduce anche la
produzione di valore. Il postfordismo è dunque tutto fuorché un nuovo modello
di accumulazione. La sua esistenza si basa piuttosto sulla finanziarizzazione,
cioè sul credito e sul capitale fittizio. L'accumulazione reale mancante viene
sostituita dalla sua simulazione, cioè da una esplosione di credito in dimensioni
astronomiche e il credito non è altro che un consumo anticipato di un futuro
guadagno che non potrebbe arrivare mai.