Anche se in
ritardo, pubblichiamo questo post di “Infoaut”:
In occasione
dello sciopero internazionale transfemminista, già a partire dalla sera del 7
marzo a Parigi si è svolto un grande corteo en mixité choisie (ovvero senza
uomini cisgender) determinato e combattivo. La decisione di giocare d’anticipo
sull’8 marzo è espressione di rottura con la marcia ufficiale che vede la
partecipazione di collettivi e associazioni apertamente islamofobiche,
transfobiche, discriminanti nei confronti del sex working, e aventi soprattutto
un approccio non rivoluzionario e non anticapitalista.
Già dal
concentramento serale in Place de Fêtes si respirava un forte clima di complicità.
In poco tempo eravamo già in migliaia a partire in corteo, ad alternare cori
contro violenze, stupri, femminicidi, ma anche contro la precarizzazione e la
privatizzazione delle nostre vite e dei nostri corpi. Ognuna di noi si è
sentita protagonista: ogni centimetro di muro è stato coperto da scritte e
manifesti, per lasciare un segno visibile della nostra rabbia. I tanti cartelli
recitavano slogan come “La revolution sera feministe, patriarcat au feu”, “Rage
feministe”. Una necessità di esprimersi che conserva ancora fresco il ricordo
dell’onta del premio Caesar attribuito a Polanski, pluridenunciato per stupro.
Ma anche la volontà di dichiararsi dalla parte dei e delle sans papier, a
denuncia dei numerosi casi di stupro che avvengono nei CRA (CPR d’oltralpe).
Non da ultimi, si sono manifestati piena solidarietà e sostegno alle sex
workers, la cui sicurezza sul lavoro è di una precarietà disarmante in seguito
alla recente legge francese che rende i clienti passibili di sanzioni penali;
soltanto nel mese di febbraio vi sono stati tre assassinii di ragazze trans.
In prossimità di
Place de la République, il corteo si è girato su se stesso e ha preso Canal St.
Martin, ma è stato subito bloccato da uno schieramento di polizia. Al grido di
“police nationale, milice patriarcale”, le femministe hanno provato a forzare
il blocco, ricevendo di risposta violente manganellate e spray al peperoncino
in faccia. Su Rue de Faubourg du Temple, vi sono stati ulteriori momenti di
tensione, manganellate e arresti; poi con un fitto lancio di lacrimogeni il
corteo è stato spinto verso place de la République, completamente
militarizzata. Diverse donne si sono messe nuovamente di fronte allo
schieramento di polizia, per provare a forzare il blocco, ma ripetute cariche
hanno spinto il corteo fino a chiuderlo da ogni lato, mentre una decina di
compagne venivano portate in questura.
La rabbia e la
determinazione espresse nel corso della serata hanno fatto paura ad una
controparte politica che affronta i diritti delle donne solo in una cornice di
pari opportunità, utile al buon funzionamento del mercato liberale del lavoro e
al proprio ruolo di ideale portatrice di “democraticità” nelle istituzioni
europee. I corpi delle donne scese in strada contro la violenza, si sono
trovati a fronteggiare dalla prima fila quella violenza di stato che da qualche
anno aggiunge alle perpetue sopraffazioni agite sulle fasce sociali marginali,
un dispiegamento di forze dell’ordine che picchia, sanziona e ferisce in
maniera “preventiva”, con la benedizione dei propri rappresentanti e del
governo. Il corteo del 7 marzo ha visto esplicitamente schierata la violenza
patriarcale dello stato contro una marea di corpi pronti a lottare per il suo
abbattimento.
INFOAUT