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giovedì 28 aprile 2016

1° Maggio 1886 – 1° Maggio 1905

AMMAINA!

1° Maggio 1886                              1° Maggio 1905
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Ammaina, proletario, la tua bandiera ed attendi....!
Sì, attendi!
Parlare oggi di Primo Maggio è parlare di una cosa che fu, di una cosa che ebbe un grande significato, una importanza preponderante .... ma che si perde nelle brune dei ricordi, gloriosi, ma pur sempre ricordi.
Ebbe la sua origine in America, ebbe il suo battesimo di sangue a Chicago prima, indi in Francia, in Italia, in Ispagna, un po' ovunque alitò più energico, più virile il sentimento rivoluzionario, lo spirito di ribellione rivendicatrice.
Come nacque?
Fu nel 1885 che, negli Stati Uniti, si decise di festeggiare il Primo Maggio e fu scelto quello del 1886 come data della grande manifestazione dei lavoratori medesimi per la giornata di otto ore.
Si comprese allora che una simile manifestazione non doveva restare platonica: un movimento di rivendicazione doveva unirsi ad essa e completarla nel suo significato più alto, di guerra al capitale
Come base di conquista operaia, fu posta la giornata di otto, ore di lavoro, ciò che significava allora un assalto vivace ai bastioni della rocca borghese.
E notorio come il Primo Maggio 1886, fu festeggiato nei grandi centri industriali dell'America, e come Chicago, il focolare rivoluzionario degli Stati Uniti rispondesse all'appello: al Primo Maggio 1886 tutti gli operai di Chicago abbandonarono il lavoro per la conquista della giornata di otto ore, decisi a non rientrare nelle officine che a vittoria completa.
L'atto fu bello, ammirevole per la spontaneità e compatezza dello slancio!
Questo urtò la sensibilità delle classi dominanti che compresero quanti tesori di energia e di volontà si trovino nelle classi operaie. Compresero che il regno loro barcollava sulle proprie basi.
Tentarono di soffocare, nel sangue, la grande manifestazione.
Il 3 maggio, mentre numerosi scioperanti si trovavano davanti alla porta della fabbrica di macchine di Mac Carmich, in attesa della sortita degli scabs", una masnada di poliziotti li assalì, scaricando i revolvers a bruciapelo. All'aggressione poliziesca risposero gli scioperanti, ma soprafatti dal sopraggiungere di altri poliziotti armati, dovettero ritirarsi, lasciando morti e feriti.
All'indomani L'Alarm e L'Arbeiter Zeitung, editi da Parsons e Spies, pubblicaron il seguente appello alla rivolta:
"La guerra di classe è cominciata. Ieri si fucilarono i lavoratori di fronte allo stabilimento di Mac Cormich. Il loro sangue grida vendetta!
Il dubbio non è più possibile! Le tigri che ci governano sono avide del sangue dei lavoratori!
Ma i lavoratori non sono delle pecore ed al terrore bianco, risponderemo col terror, rosso.
Meglio la morte che vivere nella miseria! Poiché si fucilano i lavoratori rispondiamo in modo che i nostri padroni abbiano a ricordarsene per lungo tempo.
La necessità ci impone di impugnare le armi!
Ieri, mentre le mogli ed i bimbi piangevano gli sposi ed i padri caduti sotto la mitraglia, nei sontuosi palazzi i ricchi riempivano i loro bicchieri di vini prelibati e brindavano alla salute dei banditi dell'ordine….
Asciugate le vostre lacrime," donne e  bimbi che piangete!
Abbiate cuore, schiavi! Insorgete!"
Questo appello fu inteso. La lotta continuò e non prese fine che a soddisfazione ottenuta. L,a giornata di otto ore di lavoro. fu conquistata dalla più gran parte di quei lavoratori; ma Parsoli, Spies, Fielden, Schwab, Neebe, Fischer, Ling ed Engel, pagarono colla propria vita, colla propria libertà lo slancio rivoluzionario della folla.
Salve a queste vittime, ancora in vendicate, della società borghese!
Dall'America, il Primo Maggio passò in Europa; l'aureola di gloria e di martirio che lo circondava, lo rese accetto a quanti avevano sentimenti schiettamente rivoluzionari.
Al Primo Maggio 1890, si inaugurò, in Europa, questa data, coll'astensione dal lavoro di migliaia di lavoratori. Tremarono i governi, malgrado il ramo di biancospino il Maggio riportato dai campi dalla giovane Maria Blondeau ed il vessillo tricolore sventato dal giovane Gilotoaux, nel 1891 a Fourmies; tremarono, alla grandiosa manifestazione organizzata, per lo stesso giorno, partecipe Amilcare Cipriani, a Roma; tremarono alla visione rossa dello spettro della rivoluzione che passava.
Fu breve la paura dei borghesi. Al battesimo di sangue, successe l'addomesticazione, la viltà, l'intrigo.
La manifestazione del Primo Maggio, fu dai politicanti, mercé i loro intrighi resa ufficiale.
Il Primo Maggio, non è oggi che una festa di più inscritta nei calendari esso non è più nostro, non è più dei lavoratori che lo crearono e lo fecondarono del loro sangue. Potrà servire ancora ai pagliacci della politica, ai cacciatori dei seggi parlamentari, agli arlecchini amanti delle parate ufficiali di governo o di partito. Per noi, non deve essere che giorno di raccoglimento, di ricordo; giorno di meditazione sulla fragilità delle convinzioni dei pretesi rappresentanti del popolo, di ricordo a coloro che la loro vita diedero in olocausto alla causa della rivoluzione.
Ammaina! ammaina la tua bandiera, passa una triste ora di domesticità e di viltà; la rialzeranno in faccia al sole ed ai venti i lavoratori del mondo quando insorgendo contro tutte le schiavitù e tutte le menzogne inaugureranno la nuova primavera umana, la santa pasqua proletaria della rivoluzione e della risurrezione.
A. Cavalazzi,

Questo articolo, apparso su “Cronaca Sovversiva”, settimanale anarchico americano indipendente pubblicato a Barre (nel Vermount, U.S.A.) il 29 aprile 1905, sta a dimostrare che già 100 e più anni fa le forze antirivoluzionarie hanno trasformato quella che doveva essere una giornata di lotta in una giornata di “festa” e di inganni dove, a tutt’oggi, politici e sindacalisti di turno insieme ai padroni, dopo aver sfilato in testa ai cortei dei lavoratori (come se lavoratori fossero anche loro), sono gli unici che hanno il diritto di salire sui palchi per tenere comizi, vomitando i soliti fiumi di promesse e di menzogne ai lavoratori che, ahimè, ancora oggi credono nei cambiamenti proposti dai venditori di fumo, da chi ci governa, da chi ci sfrutta e da chi ci rappresenta.