..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

sabato 2 aprile 2016

Alexandre Marius Jacob e i Lavoratori della notte

L'azione di Jacob è una dichiarazione di guerra. Dall'altra parte della barricata i preti con le loro chiese lussuose, i ricchi, i nobili, giudici e magistrati, strozzini. Come si vede, una scelta precisa dei nemici da colpire. Nemici che per tre anni tremarono di paura per i loro beni, per le loro ricchezze. Tutta la Francia ricca e potente non ha più tranquillità, non riesce più a godersi in santa pace i proventi dello sfruttamento dei poveri. La figura di Jacob e dei "Lavoratori della notte" cala come un'ombra minacciosa sul quieto vivere della classe padrona. Le azioni di questa "banda" inafferrabile e sarcastica gettano un panico mal contenuto su tutta questa gente, tanto più che il suo buon cane da guardia, la polizia, viene da essa continuamente beffato e non riuscirà ad averne ragione che alcuni anni dopo.
A differenza degli altri riappropriatori, Jacob ha un senso innato dell'ironia. Egli quasi mai si limita a colpire le vittime, ha bisogno di più. Ha bisogno di sfotterle. In tal modo la sua vendetta è completa. In occasione del furto in casa di un giudice di pace, furto che diede un bottino di "156 collane, medaglie, gioielli rarissimi, alcuni dei quali del XV secolo", Jacob lascia la sua firma sul caminetto: "A te, giudice di pace, noi dichiariamo la guerra". É la sua prerogativa che lo accompagnerà in tutte le azioni che porterà avanti.
Due libri divennero ben presto i favoriti di Alexandre: l'orario ferroviario, che permetteva le più sottili acrobazie geografiche se solo si sapeva leggere tra le coincidenze; e l'elenco telefonico edito dal Bottin, orgoglio dello snob che vi si vedeva inserito e provvidenza del "ricuperatore" a caccia d'indirizzi. Certe descrizioni di castelli facevano sognare. Non rimaneva che andare a verificare sul posto.
Jacob aveva dichiarato guerra alle ricchezze, non agli uomini. Assalire una banca, che avrebbe evidentemente reso di più (anche se l'uso dei conti in banca non era ancora generalizzato) significava trovarsi quasi costretti a sfoderare il revolver e forse a sparare su degli innocenti impiegati. Entrare in una casa abitata aveva lo stesso rischio. Non c'era neppure da discutere: Stalin non manifesterà gli stessi scrupoli.
Ognuno in cambio manteneva il diritto di difendersi come meglio credeva contro chi era armato. Alexandre, da parte sua, si dichiarava pronto, se fosse stato il caso, a comportarsi come Etiévant, ex collaboratore del "Libertaire", che, ricercato dalla polizia per complicità con Ravachol, si recò al commissariato di rue Berzélius, crivellò il piantone con ventidue colpi di coltello, ne trafisse un altro tredici volte, scaricò il suo revolver su un terzo e al processo dichiarò: "Non ci tengo a vivere; la vita per me non è fatta che di miserie. Capisco che ci teniate voi, signori giurati e anche voi, signor sostituto procuratore generale, ma per me è indifferente e io vi chiedo di non accordarmi le circostanze attenuanti."
In funzione di questi diversi imperativi, egli prese l'abitudine di delegare nella città prescelta un solo uomo, colle mani in tasca, meno vistoso e meno costoso di un gruppo organizzato. Costui aveva il compito di far scivolare delle zeppe, dei sigilli o dei normali pezzetti di carta, nell'interstizio delle porte dei palazzi più allettanti. Se ventiquattro o quarantotto ore dopo non erano caduti, significava che il locale era, almeno provvisoriamente, disabitato. L'uomo allora spediva a Parigi un telegramma il cui contenuto poco importava, ma che, se firmato “Georges” significava “Venite in due”, se firmato “Louis” “venite in tre”: Inoltre la prima parola usata indicava, secondo un codice convenuto, Il materiale da portare. Non rimaneva quindi, dopo aver verificato ancora una volta i sigilli, che visitare il posto prima di riprendere il primo treno dell'alba o della notte per Parigi.
Un altro dettaglio: una sentinella, a mezzanotte in una strada deserta, poteva farsi notare. Alexandre ebbe dunque l'idea machiavellica e campestre di munirsi di un rospo, quando il tempo lo consigliava. L'animale veniva abbandonato nel canaletto di scolo dinanzi alla casa prescelta. Finché quello gracidava, si stava tranquilli: nessun intruso s'avvicinava nei paraggi. In caso contrario, ci si preoccupava di far fagotto.
La scelta della vittima rispondeva ad un ultimo criterio. Nessuna pietà per i forzieri dei tre "parassiti" di Cimourdain: il prete, il giudice, il soldato, né per i responsabili più in vista dell'ingiustizia sociale: i grandi latifondisti, i possidenti e altri profittatori.
Rispetto, invece, per quelli che s'erano guadagnati il loro denaro lavorando, purché quel lavoro fosse stato costruttivo: medici, architetti, scienziati o scrittori. Fu così che un giorno, a Rochefort, dopo essersi introdotto nella sontuosa dimora di un capitano di fregata, scoprì che in realtà il proprietario era Pierre Loti, pseudonimo di Viaud. Vuotò immediatamente i sacchi che aveva già riempito, rimise accuratamente ogni oggetto al suo posto e lasciò in vista un biglietto così concepito: "Entrato da voi per sbaglio, non saprei prender nulla a chi vive della sua penna. Ogni lavoro merita il salario. Attila (Attila fu uno dei tanti pseudonimi usati da Jacob). - P.S. Aggiungo dieci franchi per il vetro rotto e la persiana danneggiata." L'eleganza, va a vantaggio di Jacob. Oltre al caso di quella visita a Pierre Loti, un giorno che si trovava da un marchese che egli credeva ricchissimo e che scoprì coperto di debiti, fece meglio: invece di derubarlo, gli lasciò 10.000 franchi (30.000 franchi pesanti). Il marchese non fu da meno, come cortesia: non andò a testimoniare al suo processo.

“Secondo il mio punto di vista, io non sono un ladro. La Natura, creando l’uomo, gli da il diritto di esistere e tale diritto l’uomo ha il dovere di esercitarlo nella sua pienezza. Se dunque la società non gli rifornisce di che vivere, l’essere umano può legittimamente prendere quanto gli abbisogna laddove vi sia il superfluo”

Alexandre Marius Jacob