Secondo Kropotkin, se si osserva la
genesi dell’età medievale si potrà agevolmente constatare la sostanziale
identità dello spirito societario presente nella formazione dei Comuni. Si
potrà altresì accertare la creatività popolare sotto il segno di una fiorente
spontaneità comunitaria che pervase tutte le istituzioni cittadine. Le città,
infatti, non furono organizzate secondo un piano prestabilito, per volontà
esterna di un legislatore, fosse questi un capo militare, un politico o un
religioso. Nacquero e si svilupparono, invece, in perfetta autonomia le une
dalle altre, e ciò spiega la grande diversità di forme che le attraversa. E
tuttavia queste creazioni indipendenti non possono nascondere l’universale
tendenza dell’umanità che si palesa, ad esempio, nelle comuni istituzioni,
dalle assemblee di popolo al defensor civitatis, dalle corporazioni di mestiere
alle organizzazioni di sussistenza. In esse è sempre operante una sostanziale
identità d’origine, tanto che si può parlare delle città del medioevo come di
una fase ben definita della storia dell’uomo.
L’età comunale raffigura, in generale,
un modello societario fondato sull’autonomia e sulla decentralizzazione.
Testimonia un epoca di libertà e creatività popolare, di autonoma iniziativa
individuale e di spontanea edificazione collettiva, premesse fondamentali per
una democrazia dal basso e per un esercizio effettivo del potere da parte del
popolo. Lo stesso sentimento nazionale, inteso come senso di appartenenza
organica ad una comunità etnica e culturale, nasce dalla libera federazione
della città e dei Comuni. Non è il potere della spada secondo Kropotkin, a
fondare la nazione, ma la spontanea coesione culturale sedimentatasi nel corso
dei secoli. Ugualmente non sono le grandi personalità politiche, militari e
religiose a costituire la linfa vitale della storia, la sua ricorrente
fecondità creativa, ma, al contrario, le masse anonime popolari che con le loro
migliaia di atti quotidiani di concreta e spontanea solidarietà collettiva
contribuirono alla costruzione societaria, a stratificare, cioè, nel corso dei
secoli, quella civiltà selezionata di pratiche, di consuetudini e di saperi che
globalmente costituiscono il working in progress della perfettibilità umana.