I conflitti che avvengono tra gli uomini non sono sempre combattuti
con armi fisiche, ma assai spesso con armi psicologiche (non per niente gli
uomini si distinguono dalle bestie!) le quali colpiscono ed uccidono come le
prime. Il potere versa sui suoi nemici montagne di menzogne, favole,
esagerazioni e pregiudizi. Ora, la propaganda non è che un surrogato della
lotta e come tale miete le sue vittime. A lungo andare la pressione deformante
della falsità propagandistica finisce per avere ragione del vero e del giusto.
Capisco che è
difficile parlare con un linguaggio diverso da quello inculcato dai potenti e
che non è facile imparare su due piedi un linguaggio “proprio”. Bisogna
intendersi sul significato delle parole, bisogna imparare a distinguere i fatti
tra loro. Bisogna sempre più liberarsi da tutto ciò che ci è stato “fissato”
come un chiodo dai nostri governanti, dalla chiesa, dai poteri forti; non
accettare niente per sola consuetudine, ma passare tutto al vaglio rigoroso
della ragione, non riconoscere limiti di giudizio imposti da una qualsiasi fede
(che non sia fede ragionata nel
sentimento), non aver paura dei dubbi. “Ragionare
con la propria testa, camminare con le proprie gambe”, mi diceva mio padre.
L’inerzia
trascina con se atteggiamenti dell’infanzia, cioè quelli che ci furono infusi
sin da quando eravamo piccoli, quando
non avevamo alcuna capacità critica, insomma nessun dispositivo di sicurezza
della nostra coscienza. In questo modo si diventa portatori di materiale che
non ci appartiene, che non è nostro, che ci è stato addossato da altri per
calcolo o (se fatto in buana fede) per ignoranza, anche se l’abbiamo scambiato
per roba nostra e l’abbiamo difeso a spada tratta. Non può essere nostro ciò che
contraddice al nostro sviluppo essenziale. Ci si trova a vivere un grande
paradosso: difendere ciò che non è nostro, difendere ciò che è contro di noi.
Nel bagaglio dell’infantilismo che ciascuno si porta con se c’è qualcosa
rivolta contro noi stessi che noi dobbiamo estirpare senza pietà.
Fin da
piccoli, tramite la scuola, i media, la chiesa, ci hanno persuaso che senza lo
Stato non possiamo vivere, che senza padrone non abbiamo lavoro, che se non
credi in Dio patirai le pene dell’inferno, che se non deleghi la tua vita a
qualcuno non avrai un futuro, che gli anarchici, i sovvertitori dell’ordine
pubblico sono pericolosi, generatori di caos, violenza e che vogliono
distruggere tutto; avete mai pensato che tutto questo potrebbe essere falso?
Avete mai pensato che siamo stati presi in giro e avvolti dalle menzogne fin da
quando eravamo in fasce? Un proverbio siciliano recita :«pietra smossa nun
pigghia lippu», sulla pietra che si muove non cresce il muschio. Tutto ciò che
è vivo non si atrofizza, il muschio cresce solo sulle pietre ferme. Una
società, oppure un individuo, non deve mai smettere di ricercare, di pensare,
di vivere intensamente, pena la morte. Lo Stato, ogni potere, cerca di
appiattire i cervelli, di bloccare il pensiero, di impedire la libertà di
espressione, di incanalare le energie della società per sfruttarle ai suoi fini
oppure spegnerle.
L’uomo può
dirsi veramente maturo e, in tal senso, colto, quando ha ricostruito se stesso
su basi razionali.