..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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sabato 23 aprile 2016

Ragionare con la propria testa, camminare con le proprie gambe

I conflitti che avvengono tra gli uomini non sono sempre combattuti con armi fisiche, ma assai spesso con armi psicologiche (non per niente gli uomini si distinguono dalle bestie!) le quali colpiscono ed uccidono come le prime. Il potere versa sui suoi nemici montagne di menzogne, favole, esagerazioni e pregiudizi. Ora, la propaganda non è che un surrogato della lotta e come tale miete le sue vittime. A lungo andare la pressione deformante della falsità propagandistica finisce per avere ragione del vero e del giusto.
Capisco che è difficile parlare con un linguaggio diverso da quello inculcato dai potenti e che non è facile imparare su due piedi un linguaggio “proprio”. Bisogna intendersi sul significato delle parole, bisogna imparare a distinguere i fatti tra loro. Bisogna sempre più liberarsi da tutto ciò che ci è stato “fissato” come un chiodo dai nostri governanti, dalla chiesa, dai poteri forti; non accettare niente per sola consuetudine, ma passare tutto al vaglio rigoroso della ragione, non riconoscere limiti di giudizio imposti da una qualsiasi fede (che non sia fede ragionata nel sentimento), non aver paura dei dubbi. “Ragionare con la propria testa, camminare con le proprie gambe”, mi diceva mio padre.
L’inerzia trascina con se atteggiamenti dell’infanzia, cioè quelli che ci furono infusi sin da quando eravamo  piccoli, quando non avevamo alcuna capacità critica, insomma nessun dispositivo di sicurezza della nostra coscienza. In questo modo si diventa portatori di materiale che non ci appartiene, che non è nostro, che ci è stato addossato da altri per calcolo o (se fatto in buana fede) per ignoranza, anche se l’abbiamo scambiato per roba nostra e l’abbiamo difeso a spada tratta. Non può essere nostro ciò che contraddice al nostro sviluppo essenziale. Ci si trova a vivere un grande paradosso: difendere ciò che non è nostro, difendere ciò che è contro di noi. Nel bagaglio dell’infantilismo che ciascuno si porta con se c’è qualcosa rivolta contro noi stessi che noi dobbiamo estirpare senza pietà.
Fin da piccoli, tramite la scuola, i media, la chiesa, ci hanno persuaso che senza lo Stato non possiamo vivere, che senza padrone non abbiamo lavoro, che se non credi in Dio patirai le pene dell’inferno, che se non deleghi la tua vita a qualcuno non avrai un futuro, che gli anarchici, i sovvertitori dell’ordine pubblico sono pericolosi, generatori di caos, violenza e che vogliono distruggere tutto; avete mai pensato che tutto questo potrebbe essere falso? Avete mai pensato che siamo stati presi in giro e avvolti dalle menzogne fin da quando eravamo in fasce? Un proverbio siciliano recita :«pietra smossa nun pigghia lippu», sulla pietra che si muove non cresce il muschio. Tutto ciò che è vivo non si atrofizza, il muschio cresce solo sulle pietre ferme. Una società, oppure un individuo, non deve mai smettere di ricercare, di pensare, di vivere intensamente, pena la morte. Lo Stato, ogni potere, cerca di appiattire i cervelli, di bloccare il pensiero, di impedire la libertà di espressione, di incanalare le energie della società per sfruttarle ai suoi fini oppure spegnerle.
L’uomo può dirsi veramente maturo e, in tal senso, colto, quando ha ricostruito se stesso su basi razionali.