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lunedì 17 settembre 2012

Dolcino e Margherita

Nell’anno giacomita 1260, un negoziante di Parma, Gherardo Segarelli, rinuncia ai suoi beni e fonda la setta degli apostolici. Alla morte di Gennaro Gegarelli, bruciato a Parma il 18 luglio 1300, un francescano dissidente, Dolcino da Novara, prende la testa degli Apostolici.

Dolcino e la sua compagna Margherita organizzano una comune contadina in cui, sotto il discorso millenarista, si delinea un programma di sopravvivenza collettivista che trova adesione fra le popolazioni delle Alpi, da Trento al Piemonte. Attorno alla coppia, gli apostolici sono chiamati a formare il nucleo di un mondo nuovo dove i beni di sussistenza sono messi in comune, la proprietà è abolita ed il matrimonio, che riduce la donna ad un oggetto di appropriazione, soppresso (ciò che la rimozione degli inquisitori traduce in termini di “stupro collettivo”).

Grazia al fondamentale aiuto, alla solidarietà delle popolazioni montane che li avevano accolti, ala sostanziale adesione che questa popolazioni avevano dimostrato alle loro idee antiautoritarie, per oltre due anni riuscirono a fronteggiare e sconfiggere gli eserciti sempre più potenti inviati dalla chiesa e dagli stati.

Furono infine sconfitti e tutti uccisi con l’eccezione di Dolcino e Margherita.. Fu chiamato Carnasco, quel piccolo ruscello. Il giovedì santo del 1307, la sua acqua divenne rossa come sangue, il sangue dei ribelli, il sangue degli eretici. Dolcino e margherita furono catturati vivi. Lo sarebbero rimasti per poco. La loro morte era già scritta, fu solo rimandata. Sarebbe stata molto più atroce, il 2 luglio 1307, dopo infinite torture, furono messi al rogo.

Le idee antiautoritarie dolciniane comunque resisteranno. Dolcino, Margherita e gli apostolici diverranno simboli di libertà ed emancipazione fino ad i giorni nostri, e la memoria popolare non li dimenticherà.

Nel 1907, per il seicentesimo anniversario della morte di Dolcino, alla presenza di una folla di diecimila persone riunitesi sui luoghi dell'ultima battaglia, un obelisco alto dodici metri fu eretto in memoria dei dolciniani. Nonostante il successo ottenuto nella ricorrenza non vi fu alcuna reale adesione popolare al "mito di Dolcino" e già l'anno successivo, nel 1908, le celebrazioni andarono pressoché deserte.
Nel 1927 l'obelisco fu abbattuto da un gruppo di fascisti. La volontà di riedificare il monumento acquistò grande valore simbolico dopo la caduta del regime fascista e nel 1974 un monumento più piccolo fu edificato nello stesso punto del monte Rubello. Da allora ogni anno, nella seconda domenica di settembre, viene organizzato un convegno dolciniano.
Nel 1977 Dario Fo e Franca Rame fecero tornare in auge, con la commedia teatrale Mistero Buffo, nella giullarata di Bonifacio VIII, la leggenda di fra' Dolcino e del suo maestro, visti come precursori del socialismo. Nel 1980 Umberto Eco inserì nella trama del celebre romanzo Il nome della rosa due personaggi (il cellario Remigio da Varagine e il suo aiutante Salvatore) che vengono giudicati (ed infine condannati al rogo) per il loro passato di seguaci dolciniani.

 

I cristiani sostengono che ebrei e mussulmani sono destinati all’inferno perché eretici.

Gli ebrei sostengono che cristiani e mussulmani sono destinati all’inferno perché eretici.

I mussulmani sostengono che cristiani ed ebrei sono destinati all’inferno perché eretici.

Non importa di che religione siate, andrete comunque all’inferno.

 

“Eresia” – dal greco haìresis, a sua volta dal verbo hairèo, “afferrare, prendere, scegliere”.

Dunque l’eretico è colui che sceglie, colui che è in grado di valutare, colui che in definitiva ha il coraggio di dissociarsi, di contrapporsi al pensiero comune, al pensiero dominante.

Eretici erano Dolcino e Margherita e i loro seguaci che resistettero, si contrapposero al potere fino alla morte.

Eretici siamo tutti noi che scegliamo, che resistiamo, che ci contrapponiamo al pensiero globale, al potere degli stati, delle religioni, delle finanze, al potere della merce, al potere dello spettacolo, della finzione.

Eretici siamo tutti noi che scegliamo di vivere in contrapposizione ad una logica di morte.