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domenica 30 settembre 2012

Sull’imperialismo

Imperialismo è il processo attraverso il quale una nazione domina un’altra, direttamente, con mezzi politici, o indirettamente, con mezzi economici.
L’imperialismo è cambiato moltissimo, particolarmente negl’ultimi cento anni, dove le forme ed i metodi si sono evoluti per accontentare i bisogni capitalistici in evoluzione.
Per garantire la sicurezza di un stato, ci deve essere una forte economia, e questo si otteneva nel periodo classico dell’imperialismo, tramite la conquista di terre nuove.
Ma l’imperialismo capitalistico moderno si basa principalmente sull’economia, sui profitti e sullo sfruttamento, invece che sulla forza brutale di qualche tempo fa.
L’imperialismo è il “servo” del capitalismo: aumenta la potenzialità dei profitti, grazie allo sfruttamento delle risorse dei paesi meno sviluppati economicamente. Quindi, i paesi forti economicamente avranno materie prime e manodopera  a basso costo, con meno controlli e leggi che tutelano l’ambiente ed il lavoratore.
Inoltre, avere un impero significa che beni prodotti a basso prezzo possono “invadere” il mercato, tagliando le gambe a contadini e artigiani nei paesi del terzo mondo.
L’imperialismo è un buon modo per creare mercati privilegiati per i propri prodotti.
Visto che il capitalismo, proprio per natura, si basa sulla crescita, deve espandersi per sopravvivere.
Quindi, il capitalismo è imperialistico per natura. Nelle società pre-capitaliste, c’era una sostanziosa resistenza ai capitalisti stranieri che promuovevano il mercato libero.
Però, il desiderio della gente “primitiva” di essere lasciata in pace era raramente rispettato, e furono “civilizzati per il loro bene”.
L’imperialismo ha sempre servito il capitale.
Se non fosse così, i capitalisti si sarebbero opposti all’imperialismo.
Questo (insieme alla resistenza interna) aiuta a spiegare la fine della colonizzazione. Non c’è modo migliore della colonizzazione, per ottenere manodopera e materie prime a costi bassissimi o gratuiti. Appena che i costi sorpassavano i benefici, l’imperialismo coloniale si trasformò nella “colonizzazione” di multinazionali, influenza politica e minacce di forza.
Mentre cresceva il capitale, il bisogno di espansione dei mercati esteri, causò il legame con le nazioni. Visto il gran numero di nazioni capitalistiche in concorrenza, la tensione portò a conflitti d’interesse tra di loro. La competizione internazionale tra paesi sviluppati portò ad entrambe le guerre mondiali. Guerre capitaliste, combattute dalla classe operaia!
Dopo queste guerre, i paesi europei hanno ceduto alle pressioni degli Stati Uniti e dei movimenti per l’indipendenza di vari paesi, e la colonizzazione gradualmente finì (non che gli USA fecero questi gesti in modo altruistico, ma soltanto perché, con una mossa unica allargavi il mercato mondiale nei paesi meno sviluppati e indebolivi i paese più sviluppati, che quindi sarebbero diventati più dipendenti verso gli USA economicamente). Questo processo fu accompagnato dall’espansione oltre la “nazione” nella forma di corporazioni multinazionali.
Oggi, invece di regnare direttamente in vari paesi (che costerebbe troppo), forme indirette di dominazione sono preferite, con la forza usata soltanto come soluzione finale, se gli interessi vengono messi in crisi. Vietnam, la guerra del golfo ed i finanziamenti ai contras in Nicaragua sono esempi di questo utilizzo di forza imperialistica.
Il potere politico ed economico è usato solitamente per tenere i mercati liberi per le corporazioni, mentre l’intervento militare viene usato soltanto come “ultima spiaggia”.
Chiaramente, anche l’USSR ha partecipato ad avventure imperialiste, e per motivi leggermente diversi. La repressione dei paesi circostanti, fu un tentativo dell’imperialismo sovietico di mantenere la difesa di ciò che aveva dal “pericolo dall’ovest”.
La prima fase dell’imperialismo fu quando la crescita dell’economia capitalista nazionale iniziò a rallentare.
Quindi l’imperialismo fece aumentare l’area sfruttabile.
Una volta che i poteri economici avessero “plasmato” il pianeta a loro immagine, iniziava la competizione sfrenata per aumentare le vendite e per i costi dei prodotti, portando i forti paesi economici ad uno scontro. Crescevano gli eserciti in un tentativo di fare paura, ma chiaramente, questa tensione portò alla prima guerra mondiale.
“La guerra per finire tutte le guerra”, fu lo slogan grottesco della classe dominante.
Dopo la prima guerra mondiale, l’identità delle nazioni fu molto più chiara, e portò all’aumento degli interventi degli stati per mantenere la crescita del capitalismo.
L’avvento del fascismo in Italia e Germania, ed i tentativi degli USA e Gran Bretagna di risanare l’economia, furono esempi di questo interventismo.
Questi metodi di protezione aumentarono e la crescita del capitale si fermò.
Un’altra guerra era chiaramente all’orizzonte.
Dopo la seconda guerra mondiale, le corporazioni multinazionali iniziarono l’invasione del mondo occidentale, debole dallo sforzo bellico, e del terzo mondo, ora indipendente, ma molto debole economicamente.
Quindi l’imperialismo riuscì a rimanere intatto, con gli Stati Uniti che distribuivano finanziamenti grossissimi a mediocri dittatori di destra, con lo pseudonimo di “aiuto estero”. Il denaro per gli “aiuti esteri” arriva direttamente dallo stato, e quindi, indirettamente dagli operai.
Ironicamente, con “aiuto estero” si  intende quando la gente povera d’un paese ricco, finanzi la gente ricca dei paesi poveri, per assicurare che gli investimenti di quest’ultimi continuino nei paesi poveri, per la gente povera di questi paesi!!
La globalizzazione non ha portato la fine dell’imperialismo, perché gli interessi del capitale privato hanno sempre bisogno di difesa.
Grazie alla mobilità del capitale, le corporazioni possono ottenere dei grossi privilegi agli stati, usando la minaccia di spostarsi altrove.
La globalizzazione porterà ad un cambiamento dell’imperialismo, grazie ai cambiamenti del capitalismo. L’unico vero cambiamento sarà che i governi di nazioni imperialiste dovranno rendere sempre più conto al capitale e sempre meno al popolo.