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giovedì 16 agosto 2012

Marinaleda: una città a partecipazione collettiva

È piccola, ordinata, tranquilla. Un gioiellino da cartolina. Ma Marinaleda, 2700 abitanti nella campagna Andalusa in provincia di Siviglia, è quanto di più diverso si possa trovare all’interno dei confini liberali e liberisti dell’Unione Europea.
La differenza sta tutta in quel 60% di consensi che, da oltre 30 anni ad ogni elezione, va alla stessa coalizione anti-capitalista, il Colectivo de Unidad de los Trabajadores (CUT). Per gli andalusi una garanzia contro la crisi.
Se nel resto del mondo infatti la recessione piega l’economia, soprattutto in Spagna alle prese con la disoccupazione, a Marinaleda le difficoltà del paese si leggono solo sui giornali.
Marinaleda quasi come la Comune di Parigi, è un esperimento (funzionante) di società comunarda dal 1979, cioè dalle prime elezioni dopo la caduta del dittatore Francisco Franco. Il sindaco Juan Manuel Sànchez Gordillo, 60 anni, spalleggiato dai cittadini, ha portato avanti una serie di politiche creando una piccola città utopica: qui, a detta del primo cittadino, non ci sono indigenti, ipoteche, nullatenenti o politici corrotti.
In barba alla bolla speculativa immobiliare, comprare una casa costa solo 15,52 euro al mese per i prossimi 70 o 80 anni: il terreno lo mette il Comune, i materiali arrivano dall’amministrazione locale e regionale e il costruttore è lo stesso proprietario, che lavora per almeno 420 giorni affiancato da architetti e muratori messi a disposizione (gratuitamente) dal sindaco. Il comune quindi anticipa i soldi ed esige solo che il proprietario collabori alla costruzione della casa o paghi un sostituto. Restituirà il debito in rate di 15,52 € al mese, come scritto prima. Di case da 90 metri quadri, con addirittura 100 di patio (cortile), se ne sono costruite già più di 400.
Gordillo da sempre fa parlare di sé, occupando terre incolte o la Mancloa, il Palazzo del governo, con l’ex premier socialista González dentro. Ma nella regione con più disoccupati d’Europa (34%), nel suo Comune non ce n’è uno. La disoccupazione è pari a zero grazie alle otto cooperative comunali ortofrutticole dell’Humasa, nome che ricorda i 3 mila acri espropriati nel 1992 al Duca di Infantado, antico reggente della zona, cooperative da lui inventate e dove tutti guadagnano lo stesso stipendio.
A Marinaleda si coltivano carciofi, peperoni, fave, fagioli e grano, si produce olio d’oliva. Il comune è proprietario di una fabbrica di conserve, un frantoio, serre, allevamenti di bovini. I prodotti marca Humar-Marinaleda, si commercializzano poi in tutta la Spagna. Ogni impiegato della cooperativa guadagna 47 euro al giorno per sei ore e mezzo di lavoro, 35 ore settimanali: 1128 euro mensili. Lo stesso salario del sindaco e dei suoi consiglieri. «Qui nessuno supera i 1200 euro di stipendio».
Barba lunga alla Fidel Castro e kefiah intorno al collo «finché i palestinesi non avranno una loro patria», il sindaco affascina tutti con parole da noi considerate fuori moda come “lotta di classe” e “diritti universali”. Molti, quando prende la parola a Linea diretta - programma cult dell’autoprodotta Marinaleda TV – lo paragonano al presidente venezuelano Hugo Chavez, che indottrina il suo popolo dagli schermi di Ola presidente.
Ma il primo cittadino ricorda che a differenza di Chavez, vuole tutti i cittadini presenti e partecipi ad ogni decisione: «Per questo facciamo almeno 40 assemblee all’anno. Presentiamo il bilancio comunale e decidiamo insieme ogni progetto, anche fosse l’acquisto di una capra».
A Marinaleda non c’è corpo di polizia, «Da noi non è necessaria» vanta Gordillo, (con un risparmio di almeno 260 mila euro l’anno), ma tutto il resto non manca: scuole moderne, un comprensorio sanitario attrezzato, un centro culturale, uno per pensionati, uno sportivo, una piscina, e un parco giochi per i più piccoli.
L’asilo costa due euro al mese, tre euro la piscina e poi c’è la palestra, tre volte a settimana. Per gli anziani è gratuita, come la colonia estiva. E i soldi che servono, i cittadini li chiedono al governo dell’Andalusia o direttamente a quello centrale di Madrid.
Il volto di Che Guevara sorveglia il complesso sportivo, con campi di calcio e da tennis. Ma il fiore all’occhiello rimangono le file di villette a schiera su due piani, edilizia che più popolare non si può.
Così, mentre tutta la Spagna è ferma, schiacciata dalla crisi finanziaria, a Marinaleda continuano a macinare centimetri di “utopia verso la pace”, come recita lo stemma comunale. E mantengono il ritmo.
I vecchi dicono che i segreti dell’avanzata sono due: «la lotta e il sindaco». Le amministrative andaluse di marzo non hanno infatti smosso i secolari ulivi che circondano il Paese. Izquierda Unida conta 11 consiglieri e l’opposizione, rappresentata dal Partito Socialista (segnato rigorosamente in blu) solo quattro. Del Partito Popolare nemmeno l’ombra.
Non stupisce dunque che Sànchez Gordillo definisca la crisi finanziaria dei conservatori «Un enorme truffa, le banche un business da capitalisti e i mutui un pattume artificiale». Secondo il sindaco è necessario «Nazionalizzare gli istituti finanziari e smetterla di seguire Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, o François Hollande che sia, con la loro linea capitalista». «Siamo in una dittatura economica. Qui ognuno di noi dà il suo contributo. E se c’è da lottare scendiamo in piazza. Perché allora non esportare Marinaleda in Europa?», si chiede il sindaco con tono di chi la sfida l’ha già vinta.
L’ultima clamorosa protesta è stata un «esproprio alimentare» in un supermercato: martedì 7 agosto ha diretto l’assalto a un supermercato nella limitrofa Ecija, portando via tre carrelli pieni di pasta, fagioli, lenticchie e latte. Sono usciti dai supermercati della catena Mercadona con i carrelli pieni di pane, pasta, biscotti, olio, latte e sono andati poi a rifornire le mense sociali di alcuni paesini dell'Andalusia, una delle regioni più povere della Spagna e con un tasso di disoccupazione che sfiora il 40%. Il blitz ha suscitato scalpore e unanime la condanna del governo e dei socialisti, di Izquierda Unita.  grandi partiti politici, a destra come a sinistra, hanno denunciato un comportamento fuorilegge. La catena di supermercati Mercadona, oggetto del blitz, ha sporto denuncia e il ministero degli Interni ha spiccato un mandato d'arresto contro i membri del gruppo che ha effettuato l’azione di protesta. Ma lui se la ride: “Tutto quello che abbiamo fatto è stato requisire del cibo per portarlo nelle mense sociali", "Se questo è un reato, che ci arrestino tutti allora, senza problemi, noi siamo qua. Crediamo piuttosto che illegale e disumano sia obbligare la gente a rovistare nei secchi per cercare da mangiare". Una visione del mondo e della giustizia sociale decisamente in contrasto con quella della “legalità” vigente.
Il ministro spagnolo degli Interni, Jorge Fernandez Diaz, ha annunciato che è stato ordinato l'arresto dei sindacalisti coinvolti ieri in un'azione di “spesa proletaria” per protestare contro il carovita. “I supermercati hanno la loro parte di responsabilità nella crisi economica”, ha affermato Juan Manuel Sanchez Gordillo, “Il blitz ai supermercati è stata un’azione simbolica. Il prossimo obbiettivo? Le banche”. Sempre in prima linea, venerdì scorso è stato sloggiato dalla Guardia Civil, insieme ad altri 200 militanti del Sat, da un terreno militare. “Torneremo. Abbiamo già cominciato a lavorare la terra”, ha detto agli agenti delle Benemérita. L’esproprio terriero è stato il volano della sua revolución, sempre perseguita con la non violenza. Il sindaco che tiene la foto del Che nel suo ufficio ha sempre la porta aperta al pubblico. e porterà la
Un aspetto affascinante della città che colpisce colpito molto è che non ci sono quasi cartelli pubblicitari lungo le strade. I negozietti locali non hanno insegne all’esterno o alle vetrine e perfino i bar non hanno le pubblicità della birra fuori. Non so se è una politica intenzionale, ma posso solo supporre che ciò è dovuto al predominio della pubblicità che sfigura il resto della Spagna. Se così fosse, è davvero confortante vedere una città priva di oppressivo mercantilismo.
In un’era di neo-liberalismo globale dilagante e di crisi economica, Marinaleda e il suo percorso di radicalismo politico sono un esempio meraviglioso di ciò che può essere fatto quando la gente si unisce nella lotta per l’attuazione di politiche libertarie e radical-socialiste. Per qualcuno come me che ancora crede nella speranza di una società basata sull’uguaglianza, sul mutuo appoggio e sullo sviluppo, gli abitanti di Marinaleda meritano la più grande approvazione e supporto per quello che hanno realizzato nel corso degli ultimi trent’anni. Possiamo solo sperare che continuino su questa strada anche in futuro. In un periodo in cui il cinismo è così endemico in politica, Marinaleda offre un esempio meraviglioso e confortante di ciò che si può ancora fare. Un mondo diverso e migliore è ancora possibile.