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domenica 26 agosto 2012

Non vi preoccupate dello spread

Non c'è un canale di informazione italiano che non stia osservando, con crescente preoccupazione, la caduta delle borse europee (tra cui la peggiore è Milano) e l'aumento dello spread tra Italia e Germania. La volontà di iniettare panico generalizzato sta cominciando a produrre frutti: non passa ora senza che qualcuno passi vicino a me commentando le oscillazioni della Borsa. Inutile precisare che NESSUNO di coloro che si preoccupano per la Borsa sono possessori di azioni o abili speculatori o quant'altro. Non avrebbero una ragione al Mondo per preoccuparsi, se non fosse che i media hanno fatto passare il seguente messaggio: se i mercati finanziari continuano ad andare così, andremo tutti in default. Tradotto: se i miliardari non continueranno a far miliardi, saranno costretti a licenziarvi e a far aumentare le tasse dal loro governo di fiducia. Stesso discorso, ovviamente, fa fatto per le banche: se lo Stato (cioè noi) non aiuta le banche private  (cioè loro) coi soldi pubblici (cioè coi nostri soldi), allora andremo in default.
Esattamente come è successo in Spagna, e prima ancora in Grecia, adesso anche in Italia stiamo notando come tutte le manovre, tutte le leggi, tutti i tagli, tutte le cosiddette riforme fatte in questi mesi dal governo bocconiano in combutta con la troika della Unione (bancaria) Europea, non sono servite ad una beneamata ceppa. I Greci e gli Spagnoli hanno obbedito a tutti i diktat europei, facendo manovre sanguinarie e realizzando controriforme degne del peggior fascismo. Risultato? Atene rischia il default in autunno; Madrid ha appena vissuto tre giorni di guerriglia urbana, ed il governo Rajoy ha appena comunicato che "nun ce sta na lira", quindi bisogna tagliare ancora gli stipendi, abolire la tredicesima e ridurre le ferie.
In Italia non siamo ancora a questi livelli? Beh, qualche settimana fa un sottosegretario del governo bocconiano, tale Paolillo, ha comunicato a tutti gli italici che bisogna lavorare di più (taglio delle ferie) e guadagnare meno (taglio dei salari e delle tredicesime) se si vuole evitare il default.
Sono di ieri due notizie interessanti: gli stipendi sono fermi da 10 anni; solo due assunzioni su dieci avvengono a tempo indeterminato.
Quindi possiamo dirlo: tecnicamente siamo già in default.
Allora, cari concittadini, piantatela di dar retta ai messi di informazione parziale di massa dietro cui vi sono famosi gruppi economico-finanziari che fanno azione di lobby. Smettetela di preoccuparvi della Borsa, dello spread, dei bund tedeschi. Sono cose da miliardari, da padroni. E se i padroni si vorranno vendicare con noi perché le loro speculazioni non sono più redditizie, perché i loro conti correnti non sono più gonfi come prima, noi abbiamo solo una cosa da fare: reagire.
E solo di questo ci dovremmo preoccupare, perché è palese che non siamo minimamente pronti a reagire, ma solo e soltanto a subire.