“Non lavorate mai” era scritto sui muri di Parigi, durante la rivoluzione del maggio 68; e nel febbraio del 1977, questa stessa parola d’ordine riappariva sui muri di Roma, molto rafforzata dal semplice fatto di essere stata nel frattempo tradotta in polacco dagli operai di Stettino, Danzica e Radom, nel 1970 e nel 1976, e anche in portoghese dagli operai di Lisbona nel 1974.
Il superamento dell’economia è dappertutto all’ordine del giorno, e i proletari, rifiutando il lavoro, dimostrano di sapere perfettamente che esso è ormai principalmente un pretesto per tenerli continuamente sotto controllo, costringendo tutti gli operai a occuparsi sempre d’altro che non dei loro veri interessi, dalla loro bandiera, devono cancellare questa massima conservatrice: “un salario equo per una giornata lavorativa” e iscriverci la parola d’ordine rivoluzionaria: “Abolizione del salariato”. Del resto, perfino Lord Keynes ha dovuto convenire, nei famosi: Saggi sulla moneta, che il problema economico non è, per chi ha lo sguardo rivolto all’avvenire, il problema permanente della specie umana, e in questo si è dimostrato meno ottuso dei suoi attuali epigoni e fervidi zelatori fuori stagione. Il fatto fondamentale è che oggi esistono, tutti i mezzi materiali per la costruzione della vita libera di una società senza classi.
Nel suo pamphlet: Il Diritto all’ozio, Paul Lafargue prevede con grande anticipo, le ragioni che avrebbero portato il capitalismo al moderno consumismo, così come i caratteri salienti di ciò che egli chiama “l’era della falsificazione”, che noi oggi possiamo contemplare con i nostri occhi, ne indica le contraddizioni insanabili e, infine, ciò che le riassume e le risolve tutte: il rifiuto del lavoro e il superamento dell’economia.
Nella realtà noi stiamo già lottando, coscientemente o no, per una società dove la liquidazione del lavoro salariato lascerà il posto ad una creatività collettiva regolata sulla base dei desideri di ciascuno, e dove esisterà una distribuzione gratuita dei beni necessari alla costruzione della vita quotidiana.