Che differenza c’è tra la rivoluzione e la ribellione, tra il rivoluzionario e il ribelle?
Rivoluzionario e ribelle sono due immagini che possono sembrare uguali, ma sostanzialmente sono differenti. Il rivoluzionario è un'idealista. È qualcuno che vuol cambiare l'ordine delle cose per arrivare al suo ideale. Il ribelle reagisce a uno stato di cose che non può tollerare, la ribellione non sembra avere un obiettivo mirato, come nella rivoluzione.
Il rivoluzionario potrà essere contro un certo tipo di società, ma sarà sempre a favore di un altro tipo di società. Potrà essere contro una cultura, ma è subito disponibile per un’altra.
Il ribelle abbandona semplicemente il passato e non si lascia dominare dal passato. È sempre in un continuo cammino. Risponderà a ogni situazione in accordo con la sua consapevolezza presente.
Ogni rivoluzionario ha dato il meglio di se all’inizio, quando ha fatto da scopa: cioè quando ha spazzato via il vecchio, quando ha potato i rami secchi. Ma il taglio col passato che avrebbe dovuto esserci non c’è stato. Si è insediata al potere una nuova casta. La politica, che all’inizio della rivoluzione sembrava una cosa tutta da inventare, cioè affidare all’immaginazione, è ridiventata il compito di pochi pedanti autorizzati. I quali si sono affrettati a rispolverare il vecchio principio che la politica è l’arte del possibile o addirittura che la politica è l’arte di acquistare il potere, di mantenerlo e di estenderlo: perché a nessuno passasse per la mente che potesse essere qualcosa di diverso. I sogni di un rinnovamento, di un cambiamento, di una trasformazione sono stati messi in soffitta come utopie inservibili.
Di conseguenza, rivoluzione è abbattere un potere per sostituirlo con un altro.
Tutte le rivoluzioni conosciute hanno avuto quest’esito. In Russia nel 1917, tolto di mezzo lo Zar, il suo posto è stato preso dai soviet con Lenin; in Francia nel 1789 caduta la testa del Re, la borghesia con i suoi rappresentanti è andata al potere; a Cuba la dittatura di Fulgencio Batista è stata sostituita con la dittatura di Castro; così pure in Cina.
Cambiano i colori degli stendardi, cambiano i colori delle istituzioni, ma all’atto pratico non cambia niente. Chi prende il potere dopo una rivoluzione, per governare utilizza gli stessi strumenti, gli stesi metodi di chi è stato deposto, e a volte utilizza anche le stesse persone dell’ingranaggio che nel frattempo, visto che le cose stavano per cambiare, non ci hanno pensato su due volte a cambiare bandiera per mantenere i vecchi privilegi.
Al popolo che in effetti ha fatto la vera rivoluzione esponendosi nei combattimenti in prima linea, morendo nelle barricate con l’illusione di un reale cambiamento, gli si dice innanzitutto di deporre le armi che tanto ormai non ce n'è più bisogno (ma il motivo reale è che così il popolo non può utilizzarle contro i nuovi oppressori) e poi lo si convince che tutto quello che si sta facendo (nuove repressioni, eliminazione di dissidenti, di oppositori, di quelli che hanno fatto la rivoluzione con ideali di libertà e di uguaglianza), lo si fa in nome della rivoluzione.
Quindi chi si elegge a capo della rivoluzione col passar del tempo occupa gli stessi posti e con gli stessi mezzi di chi è stato deposto, ed in questo Gorge Orwell ci da un soddisfacente esempio nella «Fattoria degli animali», dove i maiali (non poteva scegliere animali migliori) che hanno guidato la rivoluzione contro gli esseri umani, alla fine ne prendono il posto assumendo gli stessi atteggiamenti dell’uomo, camminando perfino su due zampe e vestendosi come l’uomo, ed i motto rivoluzionario “tutti gli animali sono uguali” viene cambiato in “tutti gli animali sono uguali ma alcuni animali sono più uguali degli altri”.
Tutte le rivoluzioni, quindi, iniziate con uno spirito popolare di cambiamento, di democrazia, di libertà e di uguaglianza, sono state tradite, e lo saranno le ultime avvenute nel Nord Africa. Che Guevara questo lo aveva capito e da vero combattente delle cause del popolo, da vero rivoluzionario, dopo un po’ di tempo dalla fine della rivoluzione cubana, ha capito che il suo posto non era nelle stanze del potere, ma tra la gente andando in giro per il mondo accendendo focolai di rivolta.
I rivoluzionari si caricano di un potere che tolgono all'oggetto contro cui combattono. E di quel potere ne fanno un pessimo uso. Il risultato è peggiore di ciò che volevano migliorare. Una rivoluzione non si fa da soli, occorre raccogliere la rabbia di tanti e tanti.
Mentre il ribelle, necessariamente è da solo. Fa un cammino, paga sulla propria pelle, impara dalla propria vita. Non ha condottieri né seguaci, da solo combatte per cambiare quel che ritiene sbagliato. Si basa sulle proprie forze non ruba nulla agli altri, guadagna e perde con il proprio impegno.
Ribellione è combattere qualsiasi sistema senza sostituirlo con un altro, che rischia di essere uguale al primo se non peggiore; ribellione è opporsi contro chiunque comandi/governi/regni per la conquista dei propri diritti, della libertà, dell’uguaglianza sociale. La ribellione è spontanea, è popolare, senza capi, senza influenze interne od esterne. Il nemico del ribelle è il potere, di qualunque colore politico; il ribelle si oppone anche al potere ottenuto mediante una rivoluzione, perché chiunque detiene un potere diventa automaticamente padrone della vita degli altri.
La ribellione si può fare anche senza armi convenzionali, ma con armi sofisticate come il boicottaggio, la protesta di piazza, la fantasia, l’informazione, l’allegria, l’ironia … “l’ironia abbatterà il potere e una risata lo seppellirà” recitava uno slogan del movimento studentesco nel 1977, slogan ancora attuale, a Berlusconi ha fatto più male Daniele Luttazzi che tutti i magistrati messi insieme, la legge può essere modificata a proprio favore (e il Berluska lo ha dimostrato), l’ironia non puoi eliminarla.
La rivoluzione puoi controllarla, la ribellione no; la ribellione è come un vulcano, apparentemente tranquillo ma nelle sue viscere comincia ad accumulare magma (leggi malessere), gas (leggi incazzatura), accumula, accumula fino a quando non può più trattenere, ed ecco che esplode e inizia l’eruzione con conseguenze inevitabili. Non puoi controllare un vulcano in eruzione, non sai quando inizia, puoi solo vederne e subirne le conseguenze.
Il mondo potrà essere salvato solo dai ribelli. Quando avranno raggiunto, ciascuno da se stesso, la massa critica allora il mondo avrà girato l'angolo di una nuova era.
I capi non temono tanto le rivoluzioni quanto i ribelli. Le rivoluzioni vengono sedate, i poteri si alternano, ma i ribelli trasformano il mondo e nessuno può fermarli per il semplice fatto che sono indipendenti da qualsiasi potere esteriore.
Puoi facilmente abbattere un elefante ma più difficile un stormo di uccelli.
Per questo io sono convinto che è il singolo che può salvare il pianeta Terra e le creature che ospita.
Se io mi ribello allo spot pubblicitario dell'acqua minerale e bevo acqua di rubinetto, chi può fermarmi?
Se io smetto di comprare la frutta che viene dall'altro capo del mondo, qualcuno può impedirmelo?
Se un milione di cittadini non ascolta più i "consigli" del Papa come potrà imporsi il Papa? Lo ha fatto quando aveva interi eserciti agguerriti ma ha dovuto distruggere tutti in massa, vedi i Catari, senza alcuna discriminazione.
I ribelli rischiano, a volte, la loro vita come i rivoluzionari ma non si può fare alcun paragone. Anche perchè il ribelle difficilmente usa la forza della violenza verso gli altri per far valere le proprie idee.
Per questi motivi RIBELLARSI È GIUSTO!!!