..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 23 dicembre 2018

Il dominio della tecnologia

La tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l'estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell'ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l'utilizzatore dall'azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un'esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia "che fa risparmiare tempo", poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all'instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un'esistenza indipendente dagli esseri umani che l'hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell'efficienza meccanica e dell'espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L'ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

sabato 22 dicembre 2018

Il carcere


Spettrali strutture di cemento, o sagome massicce di pietra.
Uomini armati sui camminamenti.
Filo spinato, profili di mezzi blindati.
Isolamento dai territori, dai legami, dagli affetti.
La violenza dei pestaggi e delle perquisizioni corporali; dei trasferimenti improvvisi.
Imposizione e regolamentazione dei ritmi della giornata in cui non è possibile ritagliare nessun spazio proprio.
La spersonalizzazione di una cella spoglia in cui nessun oggetto può diventare familiare ma rimane permanentemente freddo; estraneo, distaccato.
L’asetticità di un colloquio con i vetri; la separazione; la lontananza.
I corpi vengono tastati e frugati continuamente.
Dal muro di cinta ascoltano le voci, nei cortili, nei corridoi ci sono microfoni, i colloqui vengono registrati, la corrispondenza saccheggiata e censurata; l’occhio sempre vigile delle telecamere nelle docce e nei cessi.
Carcere fuori dal tempo e dagli spazi della vita.
Carcere significa morte e resurrezione.
Chi ne ha varcato le mura buie, è sceso all’inferno, ha camminato in tenebre spettrali.
È un toccato che ha conosciuto la faccia nascosta dell’universo dei vivi.

martedì 18 dicembre 2018

Il desiderio

L'uomo dei desideri è stato scacciato dal suo corpo dal lavoratore in cui si è trasformato. L'economia non ha potuto prendere il potere se non economizzando la vita, trasformando l'energia libidica in forza di lavoro, gettando l'interdetto sul godimento, sulla gratuità naturale in cui il desiderio si compie e rinasce senza sosta.
Le pulsioni del corpo - i bisogni primari di nutrirsi, di muoversi, di esprimersi, di giocare, di accedere al piacere sessuale - sono stati irregimentati in una guerra di conquista dedicata al profitto ed al potere. È una guerra che, pur non riguardandoli affatto, li colpisce tuttavia fin nella loro volontà di sfuggirle.
Separato dai suoi desideri di realizzazione, l'individuo ritrova di fronte a sé soltanto le molteplici modalità della sua morte. Il lavoro diventa un comodo suicidio, con un'ipocrisia tutta sociale: comincia col togliere l'essenziale della vita e la routine fa il resto.
Se non esistesse nel cuore dell'infanzia una così precisa castrazione, credete forse che tante generazioni avrebbero permesso, con la loro servitù volontaria, tante tirannie secolari?

sabato 15 dicembre 2018

La teoria dell’ordine spontaneo

I gruppi di volontari, organizzatisi in ogni caseggiato, in ogni strada, in ogni quartiere, non avranno difficoltà a mantenersi in contatto e ad agire all’unisono... se i sedicenti teorici «scientifici» si asterranno dal ficcare il naso... Anzi, spieghino pure le loro teorie confusionarie, purché non venga loro concessa alcuna autorità, alcun potere! E le meravigliose capacità/organizzative di cui dispone la gente - che così raramente gli viene concesso di mettere in pratica - consentiranno di dar vita, anche in una città grande come Parigi, e nel bel mezzo di una rivoluzione, a una gigantesca associazione di liberi lavoratori, pronti a fornire a se stessi e alla popolazione i generi di prima necessità.
Date mano libera alla gente, e in dieci giorni il rifornimento alimentare funzionerà con la precisione di un orologio. Solo coloro che non hanno mai visto la gente lavorar sodo, solo quelli che hanno passato la vita tra montagne di documenti, possono dubitarne. Parlate del genio organizzativo del «grande incompreso», il popolo, a chi ha assistito, a Parigi, ai giorni delle barricate o a chi ha avuto modo di vederlo in azione durante il grande sciopero dei portuali londinesi, quando si trattò di dar da mangiare a mezzo milione di gente affamata: essi vi dimostreranno quanto sia più efficace dell’ufficiale inettitudine di Bumbledom”.
(tratto da Pètr Kropotkin, La conquista del pane)

Una componente importante nell’impostazione anarchica dei problemi organizzativi è costituita da quella che potremmo definire la teoria dell’ordine spontaneo. Essa sostiene che, dato un comune bisogno, le persone sono in grado, tentando e sbagliando, con l’improvvisazione e l’esperienza, di sviluppare le condizioni per il suo ordinato soddisfacimento; e che l’ordine cui si approda per questa via è di gran lunga più duraturo, e funzionale a quel bisogno, di qualsiasi altro imposto da un’autorità esterna.
Kropotkin derivò la sua versione di questa teoria dai suoi studi sulla storia della società umana e dalla riflessione sui fenomeni che caratterizzarono i primi passi della Rivoluzione francese e della Comune parigina del 1871. Essa è stata confermata in quasi tutte le situazioni rivoluzionarie, nelle forme organizzative con cui la gente reagisce alle catastrofi naturali, e in ogni attività che si svolga in assenza di modelli precostituiti di organizzazione o strutture gerarchiche dell’autorità. Il principio di autorità permea a tal punto ogni aspetto della nostra società che solo nelle rivoluzioni, in situazioni di emergenza o nell’ambito di «happening» il principio dell’ordine spontaneo riesce a emergere. E abbastanza, comunque, perché ci si possa fare un’idea del comportamento umano che gli anarchici considerano «normale» e gli autoritari semplicemente una stranezza.

giovedì 13 dicembre 2018

Tutti sono unici


Io fondato la mia causa su nulla. Che cosa non deve essere mai la mia causa! Innanzi tutto la buona causa, poi la causa di Dio, la causa dell'umanità, della verità, della libertà, della filantropia, della giustizia; inoltre la causa del mio popolo, del mio principe, della mia patria; infine, addirittura la causa dello spirito e mille altre cause ancora. Soltanto la mia causa non deve essere mai la mia causa. "Che vergogna l'egoista che pensa soltanto a se". Il divino è la causa di Dio, l'umano la causa dell'uomo. La mia causa non è né il divino né l'umano, non è ciò che è vero, buono, giusto, libero, ecc., bensì solo ciò che è mio, e non è un causa generale, ma unica, così come io stesso sono unico. Non c'è nulla che mi importi più di me stesso.
l'Unico a parer suo, non può essere oggetto di pensiero. L'Unico non è un fatto, ma un fare, un creare, un prodursi, un farsi. L'Io stirneriano è puro divenire e il divenire come tale è inintelligibile. La sola comprensione che possiamo averne è quella che emerge quando il soggetto che pensa si sia identificato con il suo stesso pensiero. Ma come abbiamo visto, il pensiero che pensa non è definibile se non mediante altro pensiero.
Poichè anche l'Unico è fondato su nulla ed è Unico perché la piena e definitiva consapevolezza di essere non fondato, allora l'Unico è pure, per intrinseca definizione, un non-centro. Esso non rivendica di essere il centro assoluto, ma un centro. Certo, in questo centro egli è assoluto, ma assoluto nella sua esistenza, cioè nella sua unicità-fattualità, per cui egli è l'Unico di se stesso mentre è nulla di ogni altro. Ne deriva che tutti sono unici, ma se tutti sono unici viene meno ogni dimensione assolutizzante. 

domenica 9 dicembre 2018

Cosa vogliono i gilets jaunes: il manifesto in 40 punti della rivolta francese


Circola ampiamente in rete un documento in quaranta punti che sintetizza le richieste fondamentali del movimento dei Gilets Gialli. Non sappiamo quanto la sua stesura abbia coinvolto le strutture di questo movimento o quanto sia effettivamente condiviso dall’interezza dei comitati territoriali dei gilets. In ogni caso ci pare condensi alcuni dei nodi fondamentali che fanno da leva alla rivolta.
Per questo ci sembra un documento utile alla comprensione del fenomeno e pertanto lo riportiamo di seguito integralmente. Anche nei suoi aspetti più delicati e soggetti a opzioni conservative, come la questione della regolazione dei flussi migratori o quella della sicurezza pubblica, questa carta rappresenta, ci sembra, prima di tutto una reazione alla crisi della civiltà neoliberista e al trentennio di devastazione da questa procurato. Una risposta che passa certo anche per forme che rinnovano una fiducia nello Stato e nella comunità nazionale, ma c’è una dialettica aperta attivata dalla movimentazione sociale e dedicarsi a grandi affreschi per denunciare le contraddizioni in seno a questo movimento sarebbe un passatempo fin troppo scontato. I temi della lotta contro il caro-vita, per il potere del salario, per il diritto alla mobilità, per il reddito diretto e indiretto, per le tutele sociali, la questione dell’ecologismo, della fiscalità e dell’uso del denaro pubblico restano comunque nodi inaggirabili su cui linee in conflitto si possono scontrare ma che non possono evitare nel determinare il destino politico di queste risposte alla crisi.
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• Eliminazione del crescente fenomeno dei senzatetto con una lotta senza quartiere alla povertà.
• Più progressività nelle imposte sul reddito, vale a dire più scaglioni.
• SMIC (il salario minimo francese) a 1.300 euro netti.
• Promozione delle piccole imprese nei villaggi e nei centri urbani. Fermare la costruzione di grandi aree commerciali intorno alle principali città che uccidono le piccole imprese. Più parcheggi gratuiti nei centri urbani.
• Ampio piano di isolamento termico delle abitazioni per promuovere interventi ecologici facendo al contempo risparmiare le famiglie.
• Tasse: che i grandi (McDonald, Google, Amazon, Carrefour, ecc.) paghino TANTO e i piccoli (artigiani, piccole imprese) poco.
• Lo stesso sistema di sicurezza sociale per tutti (compresi gli artigiani e le partite IVA). Fine della RSI (piano sociale per i lavoratori indipendenti).
• Il sistema pensionistico deve rimanere solidale e quindi socializzato. Nessun pensionamento a punti (In Francia è stata introdotta una riforma del sistema pensionistico che prevede il calcolo in base a un sistema di punti. Ogni anno l'importo dei contributi versati in relazione ad uno stipendio o ad un reddito di riferimento viene convertito in punti, a seconda del valore di acquisto unitario del punto applicabile all'esercizio in questione).
• Fine dell'aumento delle tasse sul carburante.
• Nessuna pensione inferiore a 1.200 euro.
• Qualsiasi rappresentante eletto avrà diritto al salario medio. Le spese di trasporto saranno monitorate e rimborsate se giustificate. Diritto al buono per il ristorante e ai chèque-vacances (simili ai ticket usati da noi come retribuzioni).
• I salari di tutti i francesi, nonché delle pensioni e delle indennità devono essere indicizzati e adeguati all'inflazione (tipo la nostra vecchia scala mobile: alla perdita del potere d’acquisto dei salari aumentano gli stessi).
• Proteggere l'industria francese: proibire le delocalizzazioni. Proteggere il nostro settore industriale vuol dire proteggere il nostro know-how e il nostro lavoro.
• Fine del lavoro distaccato. È anormale che una persona che lavora in territorio francese non benefici dello stesso stipendio e degli stessi diritti. Chiunque sia autorizzato a lavorare in territorio francese deve essere alla pari con un cittadino francese e il suo datore di lavoro deve contribuire allo stesso livello di un datore di lavoro francese.
• Per la stabilità del lavoro: limitare ulteriormente il numero di contratti a tempo determinato per le grandi aziende. Vogliamo più CDI (contratti a tempo indeterminato).
• Fine del CICE (Credito d'imposta per la competitività e l'occupazione). Usare questi soldi per il lancio di un'industria automobilistica francese a idrogeno (che è veramente rispettosa dell'ambiente, a differenza della macchina elettrica).
• Fine della politica di austerità. Smettiamo di rimborsare gli interessi sul debito dichiarati illegittimi e iniziamo a rimborsare il debito senza prendere i soldi dai poveri e dai meno poveri, ma perseguendo gli $80 miliardi di evasione fiscale.
• Affrontare le cause della migrazione forzata.
• I richiedenti asilo siano trattati bene. Dobbiamo loro alloggio, sicurezza, cibo e istruzione per i minori. Collaborare con l'ONU affinché i campi di accoglienza siano aperti in molti Paesi del mondo, in attesa dell'esito della domanda di asilo.
• Che i richiedenti asilo respinti siano rinviati al loro Paese di origine.
• Che sia implementata una vera politica di integrazione. Vivere in Francia significa diventare francese (corso di francese, corso di storia francese e corso di educazione civica con certificazione alla fine del corso).
• Salario massimo fissato a 15.000 euro.
• Creare lavoro per i disoccupati.
• Aumento dei fondi per i disabili.
• Limitazione degli affitti. Alloggi in affitto a costi più moderati (soprattutto per studenti e lavoratori precari).
• Divieto di vendere le proprietà appartenenti alla Francia (dighe, aeroporti, ecc.)
• Mezzi adeguati concessi al sistema giudiziario, alla polizia, alla gendarmeria e all'esercito. Che gli straordinari delle forze dell'ordine siano pagati o recuperati.
• Tutto il denaro guadagnato dai pedaggi autostradali sarà utilizzato per la manutenzione di autostrade e strade in Francia e per la sicurezza stradale.
• Il prezzo del gas e dell'elettricità sono aumentati in seguito alle privatizzazioni, vogliamo quindi che siano nuovamente nazionalizzati gli enti gestori e che i prezzi scendano in modo significativo.
• Cessazione immediata della chiusura di piccole linee di trasporto, uffici postali, scuole e degli asili nido.
• Pensare al benessere dei nostri anziani. Divieto di fare soldi sugli anziani. L'era dell’oro grigio è finita. Inizia l'era del benessere grigio.
• Massimo 25 studenti per classe dalla scuola materna alla dodicesima classe.
• Risorse adeguate destinate alla psichiatria.
• Il referendum popolare deve entrare nella Costituzione. Creare un sito leggibile ed efficace, sotto la supervisione di un organismo di controllo indipendente in cui le persone possano presentare una proposta di legge. Se questo disegno di legge ottiene 700.000 firme, questo disegno di legge dovrà essere discusso, completato e modificato dall'Assemblea Nazionale, che avrà l'obbligo (un anno dopo il giorno in cui sono state ottenute le 700.000 firme) di inviarlo al voto di tutti i francesi.
• Ritorno a un termine di 7 anni di mandato per il Presidente della Repubblica. L'elezione dei deputati a due anni dall'elezione del Presidente della Repubblica ha permesso di inviare un segnale positivo o negativo al Presidente della Repubblica sulla sua politica. Ha aiutato a far sentire la voce della gente.
• Pensionamento a 60 anni e per tutti coloro che hanno lavorato usando il fisico (muratore o macellaio per esempio) diritto alla pensione a 55 anni.
• Un bambino di 6 anni non si mantiene solo, continuazione del sistema di aiuto PAJEMPLOI (servizio sociale dedicato all’infanzia attualmente valido fino ai 6 anni di età) fino a quando il bambino ha 10 anni.
• Promuovere il trasporto di merci su rotaia.
• Nessuna prelievo alla fonte.
• Fine delle indennità presidenziali a vita.
• Vietare ai commercianti di pagare una tassa quando i loro clienti usano la carta di credito. Tassa sull'olio combustibile marino e sul cherosene.

sabato 8 dicembre 2018

Rivoluzione di Erich Muhsam


La rivoluzione è il movimento tra due condizioni.
Non ci s’immagini al proposito un rullo che gira lentamente, bensì un vulcano che erutta, una bomba che esplode o anche una suora che si spoglia.
Ogni rivoluzione è attiva, singolare, improvvisa e destinata a estirpare le proprie cause.
La rivoluzione si ha quando una situazione è divenuta intollerabile che tale situazione sia quella stabilizzata delle condizioni politiche e sociali di una nazione, o quella spirituale e religiosa di una cultura, o quella caratteristica di un individuo.
La forza motrice della rivoluzione sono nausea e anelito al mutamento, sua espressione sono distruzione e ricostruzione.
Distruzione e ricostruzione in una rivoluzione sono la stessa cosa.
Ogni voglia di distruggere è una voglia di creare (Bakunin).
Alcune forme di rivoluzione: uccisione del tiranno, deposizione del potere dominante, distruzione delle tavole antiche (nelle convenzioni e nell’arte), creazione di un arte nuova, il coito.
Alcuni sinonimi di rivoluzione: dio, vita, fregola, ebbrezza, caos.
Lasciateci essere caotici!

giovedì 6 dicembre 2018

Una libertà senza limiti

Le organizzazioni sono mezzi per stabilizzare la creatività, controllare il dissenso e indebolire le tangenti controrivoluzionarie (principalmente determinate dalla leadership o dai quadri d’élite). In genere insistono sull’aspetto quantitativo, anziché su quello qualitativo, e offrono poco spazio al pensiero o all’azione indipendente. Le associazioni informali, basate sull’affinità, tendono a ridurre al minimo l’alienazione delle decisioni e della loro attuazione e la mediazione fra i nostri desideri e le nostre azioni.
Siamo anarchici che desiderano una libertà senza limiti. Lottiamo per la liberazione, per un rapporto decentrato e non mediato con il nostro ambiente e con coloro che amiamo e con cui abbiamo affinità. I modelli organizzativi ci offrono solo altra burocrazia, controllo e alienazione, uguali a quelli che riceviamo già dall’organizzazione attuale.
Occasionalmente può esistere una buona intenzione, ma il modello organizzativo deriva da una mentalità intrinsecamente paternalistica e diffidente, che sembra in contraddizione con l’anarchia. I veri rapporti di affinità nascono da una profonda comprensione reciproca nell’ambito di relazioni intime basate sui bisogni della vita quotidiana, non di relazioni basate su organizzazioni, ideologie, idee astratte. Tipicamente, il modello organizzativo reprime i bisogni e i desideri dell’individuo per “ il bene della collettività”, nel tentativo di uniformare sia la resistenza che l’immaginazione. Dai partiti alle piattaforme e alle federazioni, sembra che con l’aumentare della scala dei progetti diminuiscano il significato e l’importanza che essi hanno per la vita di ciascuno.

domenica 2 dicembre 2018

Due parole sulla nocività


Nell’universo spettacolarizzato della vita sostenibile, tutto serve sempre ad illudere, a condizionare, a stroncare ogni possibile germe di pensiero veramente critico nei confronti dell’ordine esistente. Così, anche quando ci si misura con un livello di nocività arrivata ormai fin dentro i nostri corpi, tutto sembra sempre scontato, giustificato. Il concetto di sostenibilità rientra a tutti gli effetti nel gioco delle parole utilizzato per illudere e convincere. Sostenibilità significa, materialmente, contenimento della nocività, e rincorrere la prospettiva della limitazione dell’avvelenamento vuol dire darlo per scontato per poi delegare alle istituzioni costituite il potere di stabilire i parametri di tollerabilità. Circostanza che non soltanto toglie dalle mani della gente ogni possibilità di opposizione diretta, ma consente alle istituzioni stesse di fare il bello e il cattivo tempo sull’argomento, alzando i limiti legali d’inquinamento ogni volta che la tossicità sarà in aumento.
La mesta realtà in cui viviamo parla proprio in questo senso: più aumentano le regolamentazioni, le autorizzazioni, le certificazioni e i rigidi disciplinari “bio”, più la vita si contamina; più si intensificano le normative di tutela dei consumatori, più i consumatori sono vessati e costretti a fare di necessità virtù. Nel mondo delle Dichiarazioni Universali dei Diritti Umani, delle Convenzioni di Ginevra e delle Nazioni Unite sono i pezzi di carta che contano, e i poteri forti, ben protetti da questi incartamenti che dispensano a piene mani per ammutolire i sudditi, possono continuare a fare tutto ciò che vogliono: anche le guerre, i genocidi mirati, le eco-devastazioni. Inventare soluzioni formali, ossimori e carte degli intenti per far fronte a problemi concreti, vuole dire non voler affrontare i problemi concreti. La forma non è la sostanza, e sistemare le cose in modo puramente formale significa solo darsi una parvenza di risoluzione.

sabato 1 dicembre 2018

La Repubblica degli Eguali di Babeuf


"La proprietà è la sorgente più importante di tutti i mali che pesano sulla società ... Il sole brilla su tutti, e la terra non è di nessuno. Orsù, dunque amici miei, turbate, sconvolgete, buttate all'aria, questa società che non è per voi. Prendete, dove che sia, tutto ciò che vi abbisogna. Il superfluo appartiene di diritto a chi non possiede nulla".
"Sgozzate senza pietà i tiranni, i patrizi, il milione dorato, tutti gli esseri immorali che dovessero opporsi alla nostra felicità comune!"
"La Repubblica degli Eguali, il grande asilo aperto a tutti gli esseri umani. Sono giunti i giorni della restituzione generale. Famiglie gementi, venite a sedervi alla tavola comune eretta dalla natura per tutti i suoi figli".
(Babeuf, rivoluzionario francese, noto col soprannome di Gracchus, allo scoppio della rivoluzione si volse alla vita politica. Per le sue critiche ai nuovi privilegi che la politica del Termidoro aveva instaurato fu arrestato nel 1795. Rilasciato nell'ottobre dello stesso anno, riprese l'attività politica avvicinandosi ai gruppi repubblicani e giacobini. Nel 1796 fondò con Buonarroti e Darthé una società segreta, La Società degli Eguali, con l'obiettivo di abbattere il Direttorio e instaurare una repubblica in cui la parità economico-sociale di tutti i cittadini sarebbe stata l'essenza di una nuova democrazia capace di fare a meno della proprietà privata e degli altri privilegi che generano discriminazioni e squilibri tra gli uomini. Attraverso questa organizzazione clandestina, capeggiata da un comitato centrale di salute pubblica, Babeuf svolse una vasta azione di propaganda tra i ceti popolari e nell'esercito. La sua azione mise capo a una cospirazione contro il Direttorio, la cosiddetta Congiura degli Eguali, che, scoperta per delazione di una spia, provocò l'arresto di Babeuf e di altri suoi compagni (1797). Nonostante la massiccia propaganda a carattere rivoluzionario, il movimento non riuscì ad assumere carattere nazionale, ma raccolse seguaci solo a Parigi, esaurendosi con il drammatico esito del processo in seguito al quale Buonarroti, Germain e altri furono condannati alla deportazione, mentre Darthé e Babeuf, condannati a morte, vennero ghigliottinati insieme il 28 maggio 1797).