Teresa Galli
(1899-1919) è la prima donna antifascista assassinata.
Anzi, è proprio
la prima vittima in assoluto della violenza dei fascisti.
Teresa però non
è un personaggio famoso né una militante di spicco, è una semplice operaia, una
camiciaia per l’esattezza, di soli 19 anni per cui la sua storia non la conosce
quasi nessuno.
Invece la sua
storia è importante per diversi motivi.
Eccone almeno
tre.
Innanzitutto
dimostra che il fascismo fu, sin dalla sua fondazione, profondamente violento e
reazionario.
In secondo luogo
ci mostra che sin da subito vi furono dei tentativi di reazione alle violenze
nazionaliste e fasciste. Infatti, anche se dal punto di vista della
storiografia ufficiale la Resistenza al nazifascismo inizia l’8 settembre del 1943, in realtà forme di resistenza al fascismo
si erano sviluppate fin da subito e l’antifascismo inizia già nel 1919 con il
Biennio Rosso.
Infine ci mostra
ancora una volta come la Storia sia fatta non solo di grandi vicende e personaggi
importanti, meglio se uomini, ma da tante piccole microstorie spesso ignorate.
Parlare di
Teresa ci permette di ricordare che già nel primo dopoguerra vi fu un numero
considerevole di donne attive nel contrastare il montante fascismo e che grande
fu il contributo femminile alla Resistenza. Ad esempio a Trieste vi fu una
sezione femminile degli Arditi Rossi – precedenti agli Arditi del popolo – con
il nome di Ardite Rosse, di cui facevano parte una ventina di iscritte animate
da Aurelia Benco. E tra il 1919 e il 1922, anno della Marcia su Roma, almeno
una quarantina di donne furono assassinate dello squadrismo fascista.
Tra queste
Teresa Galli, una donna, operaia e socialista, residente nel quartiere milanese
proletario della Bovisa.
Questa la sua
storia:
A Milano, il 13
aprile 1919 si tiene un comizio socialista che si conclude con l’uccisione di
un dimostrante da parte della polizia e molti feriti. Siamo proprio all’inizio
delle mobilitazioni operaie e contadine che contrassegneranno il primo
dopoguerra.
Per reazione,
due giorni dopo, il 15 aprile, i socialisti e la Camera del Lavoro proclamano
uno sciopero generale con comizio per protestare contro la repressione
poliziesca.
Dopo l’imponente
comizio all’Arena, anarchici e spartachisti decidono di proseguire in un corteo
spontaneo verso piazza Duomo.
Ma in piazza
Duomo si è riunita nel frattempo una contro-manifestazione nazionalista che aggredisce
il corteo. A poche settimane dalla loro fondazione (avvenuta il 23 marzo) i
Fasci di combattimento – assieme a gruppi armati di nazionalisti, futuristi,
militari e interventisti – mostrano la loro vocazione reazionaria attaccando in
quattrocento il corteo, mentre i carabinieri lasciano fare. Lo scontro è
impari. Gli aggressori infatti sono armati di tutto punto, con mazze ferrate,
pugnali, pistole e bombe a mano.
Un proiettile
attraversa la nuca della diciannovenne Teresa Galli che muore sul colpo.
Nell’aggressione
rimangono in seguito uccisi anche l’impiegato diciottenne Pietro Bogni e il
garzone sedicenne Giuseppe Luccioni, anch’essi colpiti da un proiettile alla
testa.
Gli assalitori
poi proseguiranno, incendiando e distruggendo completamente la redazione del
quotidiano socialista “Avanti!”, sotto lo sguardo compiacente del reparto
militare che dovrebbe difenderlo.
Alla sera, oltre
ai morti, si registrano trentanove feriti, quasi tutti operai. È il debutto
dello squadrismo “tricolore” e l’inizio della “controrivoluzione preventiva”,
finanziata dal padronato e protetta dall’apparato statale.
Mentre Bogni e
Luccioni verranno sepolti con rito religioso, Teresa Galli avrà un rito civile
e viene accompagnata al cimitero di Musocco dalle bandiere rosse. Per i
fascisti quell’aggressione e quei morti significheranno per loro ottenere la
benemerenza di militari e padronato, che da quel giorno daranno loro
credibilità e denaro, tanto denaro.
Per oltre
novant’anni la figura di Teresa Galli è stata rimossa e dimenticata ma dal 2014
– la Federazione Anarchica milanese porta ogni 25 aprile un fiore sulla sua
tomba.
Ricordare Teresa
significa rendere omaggio alle migliaia di militanti anonim* che sin da subito,
in modo spontaneo o organizzato, hanno cercato di opporsi alla violenza
squadrista.
Significa
ricordare anche quella che, a torto, viene denominata “Resistenza passiva”
delle donne, le quali in realtà furono invece antifasciste attivissime.
Oggi,
l’opposizione al fascismo iniziata da Teresa insieme a migliaia di altr*
militant*, continua nella lotta contro ogni tipo di potere, per sua natura
violento e oppressore, e nel desiderio di immaginare un presente migliore nella
consapevolezza che quello attuale non è l’unico mondo possibile.