..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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lunedì 28 maggio 2018

28 maggio 1974: piazza della Loggia

È il 28 Maggio 1974 quando a Brescia in Piazza della Loggia,in mattinata venne fatta esplodere una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti, mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista.
L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue.
Dalle indagini, la prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Dopo l'assoluzione; un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti della destra eversiva; nuovamente gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989.
Nel corso di tutte le indagini e i procedimenti giudiziari relativi alla strage, si è costantemente fatta largo l'ipotesi del coinvolgimento dei servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.
Il fatto più eclatante scaturito dalle indagini, fu in primo luogo l'ordine proveniente da ambienti istituzionali, tutt'oggi sconosciuti, impartito meno di due ore dopo la strage affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi, reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare alcun sopralluogo o rilievo.
In seguito,anche la misteriosa scomparsa di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri destò sospetti, insieme all'ultima e recente perizia antropologica in cui si è individuata in una fotografia di quel giorno la presenza sul luogo di Maurizio Tramonte, militante di Ordine Nuovo e collaboratore del SID.
Durante la terza ed ultima istruttoria, il 19 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi. Oggi cittadino giapponese, non estradabile, con il nome di Hagen Roi; per il coinvolgimento nella strage di Piazza della Loggia.
Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio sei imputati: tre esponenti e militanti di spicco di Ordine Nuovo, un capitano del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia e un collaboratore del ministro degli Interni del tempo, Paolo Emilio Taviani.
Il 21 ottobre 2010, dopo cinque giorni e mezzo di ricostruzione delle accuse, i pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, hanno formulato l'accusa di concorso in strage per tutti gli imputati, ad eccezione di Pino Rauti, per il quale è stata invece chiesta l'assoluzione per insufficienza di prove, pur sottolineando la sua responsabilità morale e politica per la strage.
Il 16 novembre 2010 la Corte D'Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati per insufficienza di prove.
Il filone d'indagine è stato quindi modificato svariate volte nel corso del tempo, ancora una volta senza che si sia trovato un colpevole.
Dopo l'ultima sentenza si è così espresso il presidente dell'Associazione familiari caduti della strage di Piazza della Loggia: "I processi per strage non possono più entrare in un'aula di giustizia. Capisco che la verità giudiziaria, diversa da quella storica, sia difficile da trovare ma a questo punto non è facile avere fiducia nelle istituzioni".

martedì 22 maggio 2018

La libertà dello Stato di Max Stirner

Tutta la libertà moderna si riassume nella libertà dello Stato, che risulta l’unico signore politico. Nel realizzare l’uguaglianza dei diritti, la borghesia ha dunque portato a compimento il principio di autorità attraverso l’emancipazione politica. L’uguaglianza giuridica, realizzando tale conquista, ha dato piena libertà allo Stato, nel senso, appunto, che da un lato esso si invera nell’universalizzazione democratica dei cittadini, dall’altro, pero, questa universalità pone in essere la libertà assoluta dello stesso dominio statale. La libertà politica consiste precisamente nel diretto rapporto tra cittadini e Stato, nel fatto che proprio in questo protestantesimo politico l’istituzione statale amplia la sua libertà totale, dal momento che nessun altro ente limita il suo potere. Non deriva, per Stirner, che tra lo Stato e l’individuo c’è una incompatibilità irriducibile. “Quella libertà non è mia, ma di una potenza che mi domina e mi tiranneggia; essa significa che uno dei miei tiranni, come Stato, religione, coscienza, è libero. Lo Stato, la religione, la coscienza, questi tiranni, mi rendono schiavo e la loro libertà è la mia schiavitù”.
La libertà dello Stato si configura come libertà di mediazione tra persona e persona. Infatti solo lo Stato, in virtù del suo assoluto monopolio di potere, può mettere i cittadini in contatto tra di loro. Ma in questa socialità politicamente realizzata va a compimento l’autentica vocazione alienante del potere, delle stesse ragioni del dominio: il comando per il comando. “Lo Stato lascia gli individui il più possibile liberi di giocare come vogliono, basta che non facciano sul serio e che non lo dimentichino. Non è permesso avere rapporti liberi, spontanei, con gli altri: occorre la sorveglianza e la mediazione di un’istanza superiore”. “Lo Stato non può sopportare che la persona abbia un rapporto diretto con un'altra persona: vuole fare da mediatore, deve – intervenire. Lo Stato è diventato ciò che un tempo fu Cristo, ciò che furono i Santi e la Chiesa: un mediatore. Esso divide la persona dalla persona. Il carattere coercitivo dello Stato non deriva dunque da una specifica forma istituzionale, ma dal fatto che esso è l’unica realtà politica esistente, la sola trama legittima valevole per tutti e per tutti, quindi, irreversibilmente onnipervasiva nella sua socialità totale. Ciò che si chiama Stato è un intreccio, una rete di dipendenze e di colleganze, è un appartenersi reciproco di persone che si tengono uniti e si adattano gli uni agli altri, insomma dipendono gli uni dagli altri: lo Stato è appunto l’ordine di questa dipendenza. 

venerdì 18 maggio 2018

Dante Di Nanni


Il 18 maggio ricorre l'anniversario della morte di una figura storica dell'antifascismo italiano: quella di Dante Di Nanni, giovane militante dei GAP torinesi, ucciso nel 1944, all'età di 19 anni, dalle truppe nazifasciste.
Figlio di genitori di origine pugliese, fin da giovanissimo comincia a lavorare nelle fabbriche cittadine, proseguendo gli studi alla scuola serale; allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruola nell'Areonautica, che abbandona subito dopo l'armistizio del 1943.
Rifugiatosi nelle montagne piemontesi, si unisce inizialmente ad un gruppo partigiano guidato da Ignazio Vian, per poi convergere nei GAP di Giovanni Pesce.
E' il 17 maggio del '44 quando Di Nanni, assieme ai compagni Giuseppe Bravin, Giovanni Pesce e Francesco Valentino, effettua un attacco ad una stazione radio che disturbava le comunicazioni di Radio Londra.
Prima dell'azione, il gruppo di Gappisti disarma i militari preposti alla difesa della stazione e decide di graziarli in cambio della promessa di non dare l'allarme; ma i nove soldati tradiscono l'accordo e, ad azione terminata, i quattro partigiani vengono sorpresi ed attaccati da un gruppo di nazifascisti.
Ne segue uno scontro a fuoco in cui Bravin e Valentino vengono feriti e catturati; portati alle carceri Le Nuove, saranno torturati a lungo ed infine impiccati il 22 Luglio: Bravin aveva 22 anni, Valentino 19.
Anche Pesce e Di Nanni vengono colpiti durante lo scontro, ma il primo riesce a portare in salvo il compagno più giovane, gravemente ferito da 7 proiettili.
Di Nanni viene trasportato nella base di San Bernardino 14, a Torino, dove un medico ne consiglia l'immediato ricovero in ospedale; Giovanni Pesce, allora, si allontana dall'abitazione per cercare aiuto e organizzare il trasporto del compagno, ma al suo ritorno trova la casa circondata da fascisti e tedeschi, avvertiti della presenza dei Gappisti dalla soffiata di una spia.
Nonostante le gravi condizioni in cui versava, Di Nanni rifiuta di consegnarsi al nemico e resiste a lungo all'attacco nazifascista, barricandosi nell'appartamento del terzo piano e riuscendo ad eliminare diversi soldati tedeschi e fascisti con le munizioni rimastegli.
La sua eroica resistenza è riportata dalle parole dello stesso Giovanni Pesce che assistette in prima persona alla scena:
«Ora tirano dalla strada, dal campanile e dalle case più lontane. Gli sono addosso, non gli lasciano scampo. Di Nanni toglie di tasca l'ultima cartuccia, la innesta nel caricatore e arma il carrello. Il modo migliore di finirla sarebbe di appoggiare la canna del mitra sotto il mento, tirando il grilletto poi con il pollice. Forse a Di Nanni sembra una cosa ridicola; da ufficiale di carriera. E mentre attorno continuano a sparare, si rovescia di nuovo sul ventre, punta il mitra al campanile e attende, al riparo dei colpi. Quando viene il momento mira con cura, come fosse a una gara di tiro. L'ultimo fascista cade fulminato col colpo. Adesso non c'è più niente da fare: allora Di Nanni afferra le sbarre della ringhiera e con uno sforzo disperato si leva in piedi aspettando la raffica. Gli spari invece cessano sul tetto, nella strada, dalle finestre delle case, si vedono apparire uno alla volta fascisti e tedeschi. Guardano il gappista che li aveva decimati e messi in fuga. Incerti e sconcertati, guardano il ragazzo coperto di sangue che li ha battuti. E non sparano. È in quell'attimo che Di Nanni si appoggia in avanti, premendo il ventre alla ringhiera e saluta col pugno alzato. Poi si getta di schianto con le braccia aperte nella strada stretta, piena di silenzio.»
(Giovanni Pesce, Senza tregua - La guerra dei GAP, Feltrinelli, 1967)

Nel 1945 viene insignito della Medaglia d'Oro al valor militare.
A 74 anni di distanza dalla sua morte, vogliamo ricordare Dante Di Nanni come un esempio a cui guardare per la determinazione e la forza con cui, assieme a tanti e tante antifascisti, scelse la strada della resistenza e della lotta contro l'oppressione nazifascista.


mercoledì 16 maggio 2018

La rivolta dei gitani ad Auschwitz


16 maggio 1944, le SS decidono di smantellare il Familienzigeunerlager, il “campo per famiglie zingare” ad Auschwitz. "Smantellare il campo" è una triste formula che porta con sé allegato il significato di "eliminare tutti gli internati". E' consuetudine, ad Auschwitz, che ad una decisione presa dai nazisti segua docile la sua messa in atto, senza ostacoli o impedimenti. Non ci si aspetta che qualcuno tra i reclusi nel lager possa alzarsi in piedi a dire di no: non è mai successo, e diversi anni di esperienza nei campi hanno insegnato questa usanza a prigionieri e secondini.
Ma quel 16 maggio, all'ordine di uscire dalle baracche e dirigersi verso le camere a gas, segue sorda la risposta di chi non ha mai voluto imparare costumi e usanze del posto. In 4.000 escono dai capannoni. Hanno dipinti sul volto i segni della fame e dei soprusi, ma negli occhi brilla ancora una scintilla di dignità che impedisce loro di andare a morire in silenzio. Uomini donne e bambini. Chi armato di spranga, chi di bastone. Alcuni raccolgono da terra pietre e calcinacci, altri si gettano sugli aguzzini a mani nude. Le SS sono costrette a desistere di fronte alla rivolta, sconcertate da una reazione che non pensavano potesse verificarsi e che non si verificherà più.
Lo Zigeunerlager viene liquidato il 2 agosto dello stesso anno, e tutti i detenuti all'interno uccisi. I nazisti hanno smesso di passare i rifornimenti al campo, e i Gitani presi per fame vengono ridotti all'obbedienza e alla fossa.
Si parla poco della morte di oltre 500.000 tra Rom, Sinti e Manush sotto il regime nazista e fascista, e della predilezione che il dottor Mengele aveva nei suoi esperimenti per i bambini zigani. Durante il Processo di Norimberga i superstiti non vengono neanche ammessi come parte civile, e pochi stati attualmente annoverano il Porrajmos (termine che il lingua romani significa "divoramento") subito dai gitani come parte dei crimini nazisti.

domenica 13 maggio 2018

Canzone del Maggio

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.
E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.


"Canzone del Maggio" è liberamente tratta da un canto del maggio francese (1968).
In un'intervista Roberto Danè racconta la curiosa storia di questo brano, trovato quasi per caso tra il numeroso materiale di propaganda politica che gli autori leggevano per cercare ispirazione al disco:
"C'era una ragazza che cantava questa canzone. Un inno del maggio parigino, anzi l'inno più famoso di quei giorni. Ce ne innamorammo subito e pensammo a una traduzione. Telefonai a Parigi, contattai amici discografici per avere la sub edizione di quel brano e poterlo così tradurre in Italia. Be', era strano, non si riusciva a stabilire un contatto preciso"
Tramite conoscenze nell'ambiente di estrema sinistra Danè riesce a trovare un contatto:
"Wolinski, che mi consegna con fare sospetto a una persona di sua fiducia. [...] Questa persona mi fa salire su un'auto malmessa [...] che a fatica riesce a muoversi [...] Bene, alla fine di un lungo giro che non finisce più, mi portano al quarto piano di una casa di periferia; e in quella stanza lontano da tutto e da tutti, vuota, incontro una ragazza, la ragazza della canzone, quella che cercavo. Era ricercata. Io non lo sapevo, l'ho scoperto lì; e ho scoperto anche che lei non voleva avere diritti su quella canzone. Mi disse 'Ve la regalo, è una canzone di tutti'."
Canzone del Maggio

Canzone del Maggio con introduzione



La ragazza di cui scritto prima era Dominique Grange e i brano era intitolato Chacun de vous est concerné.
Di seguito riportiamo il testo originale francese con la traduzione letterale.
Dominique Grange

Chacun de vous est concerné

Même si le mois de mai,
Ne vous a guère touché,
Même s’il n’y a pas eu,
De manif’ dans votre rue.
Même si votre voiture
n’a pas été incendiée,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez feint,
De croire qu’il ne se passait rien,
Quand dans le pays entier,
Des usines s’arrêtaient
Même si vous n’avez rien fait,
Pour aider ceux qui luttaient,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez fermé,
Votre porte à notre nez,
Une nuit où nous avions,
Les CRS aux talons,
Si vous nous avez laissés,
Matraqués sur le palier,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.

Même si dans votre ville
Tout est resté bien tranquille,
Sans pavés, sans barricades,
Sans blessés et sans grenades.
Même si vous avez gobé,
Ce que disait la télé,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.

Même si vous croyez maintenant,
Que tout est bien comme avant,
Parce que vous avez voté,
L’ordre et la sécurité
Même si vous ne voulez pas,
Que bientôt on remette ça,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Ognuno di voi è coinvolto

Anche se il mese di maggio
non vi ha affatto toccati,
anche se non ci sono state
manifestazioni nella vostra strada
anche se la vostra macchina
non è stata incendiata,
anche se voi ve ne fregate
ognuno di voi è coinvolto.

Anche se avete fatto finta
di credere che non succedeva niente
quando nel paese intero
si fermavano delle fabbriche,
anche se non avete fatto niente
per aiutare chi lottava,
anche se voi ve ne fregate
ognuno di voi è coinvolto.

Anche se ci avete chiuso
la porta sul naso
una notte che avevamo
i celerini alle calcagna,
anche se ci avete lasciati
manganellare sul pianerottolo,
anche se voi ve ne fregate
ognuno di voi è coinvolto.

Anche se nella vostra città
tutto è rimasto bello tranquillo,
senza sanpietrini, senza barricate,
senza feriti, senza granate,
anche se avete ingoiato
quel che diceva la televisione,
anche se voi ve ne fregate
ognuno di voi è coinvolto.

Anche se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato
l'ordine e la sicurezza,
anche se non volete
che presto si ricominci,
anche se voi ve ne fregate
ognuno di voi è coinvolto.
Chacun de vous est concerné


Prima di essere registrata e pubblicata sull'album Storia di un impiegato, De André aveva aveva registrato una prima versione mai pubblicata, la seguente:

Canzone del maggio prima versione

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto guardare in terra
se avete deciso in fretta
che non era la vostra guerra
voi non avete fermato il vento
gli avete fatto perdere tempo.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
voi siete stato lo strumento
per farci perdere un sacco di tempo.

Se avete lasciato fare
ai professionisti dei manganelli
per liberarvi di noi canaglie
di noi teppisti di noi ribelli
lasciandoci in buonafede
sanguinare sui marciapiede
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
se sono rimasti a posto
perfino i sassi nei vostri viali
se avete preso per buone
le "verità" dei vostri giornali
non vi è rimasto nessun argomento
per farci ancora perdere tempo.

Lo conosciamo bene
il vostro finto progresso
il vostro comandamento
"Ama il consumo come te stesso"
e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte

voi non potete fermare il vento
gli fate solo perdere tempo.

Canzone del Maggio prima versione


sabato 12 maggio 2018

Il Maggio francese

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.
Fabrizio De Andrè

50 anni dal ’68, 50 anni dal maggio francese, 50 anni di recupero, integrazione, nella/della società dello spettacolo. Parigi, quel maggio, esplodeva, ma a cinquant’anni di distanza, i manifesti, le scritte, gli slogan, solcati e riecheggianti nelle strade di una città in rivolta, li ritroviamo esposti, come feticci, in mostre commemorative, a nutrire un immaginario nostalgico, senza che nel frattempo la storia, fuori, sia cambiata.
Meditare ed agire.

Prologo: Rivendicare l’impossibile
1965-66-67, Nanterre, Strasburgo, Nantes: la protesta studentesca si stava sviluppando a raggiera  influenzata, di fatto, dalla presenza informale dell’Internazionale Situazionista, movimento che si distingueva, per capacità d’analisi e linguaggio, dal sottobosco dei gruppi gauchisti dell’epoca.
All’inizio del ’68, il regime gaullista, consolidato nel ’58 come momento di risoluzione della questione Algeria, compiva dieci anni. Il paese è attraversato da fermenti trasversali, la contestazione è una costante. Contestazione studentesca, contro il “piano Fouchet” di riforma universitaria, ma che iniziava ad estendersi al sociale, riuscendo a coinvolgere la base operaia. Come a Nantes, dove la contestazione è caratterizzata dallo scontro aperto con i reparti del CRS – Compagnie Républicaine de Sécurité (grosso modo l’equivalente della “nostra” Polizia Celere): il 14 marzo ci fu una delle manifestazioni più dure, alla quale parteciparono anche alcuni Enragès di Nanterre. Gli Enragés erano un gruppo di studenti (René Viesel, Patrick Cheval, Gérard Birgogne), che si era formato all’interno del gruppo anarchico TSRF (Tendance Sindacale Rèvolutionnaire Féderaliste, ovvero una tendenza anarchica nata nel 1965 nel sindacato studentesco), che agirono come elemento di contatto tra gli studenti di Nanterre e i situazionisti.

22 marzo: tutto ha inizio
Per protestare contro l’arresto di uno studente di estrema sinistra di Nanterre, sobborgo ovest di Parigi, sospettato di avere partecipato ad un attentato contro l’American Express a Parigi mentre si svolgevano violente dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, 300 suoi compagni tengono un comizio in un anfiteatro. Durante la notte 142 di loro occupano la sala del Consiglio di Università, nell’edificio dell’amministrazione. All’occupazione parteciparono attivamente anche gli Enragés, anche se risultarono in disaccordo con gli altri gruppi gauchiste del movimento, tanto da lasciare la sala occupata del Consiglio di Facoltà. Il loro intento era quello di innalzare il conflitto, rifiutando la trattativa con il mondo accademico, e lanciando parole d’ordine, tracciate sui muri con le bombolette spray, che sarebbero riecheggiate e moltiplicate per tutto il maggio francese.
I 142 studenti che occupavano la sala del Consiglio, prima di uscire, decisero di costituire, allo scopo di tenere in piedi e sviluppare l’agitazione un movimento informale. La stampa battezzo il movimento come “Movimento dei 142” e poi “Movimento 22 marzo”, ed elesse Daniel Cohen-Bendit (studente di sociologia, nato tedesco, che si definisce "visceralmente anticapitalista, antiautoritario e anticomunista) come uno dei portavoce, creando una delle maggiori vedette del ’68 francese. Composto all’inizio da trozkisti della Lega Comunista rivoluzionaria (LCR) e da anarchici (tra i quali Daniel Cohn-Bendit), raggiunti a fine aprile dai maoisti dell’Unione dei giovani comunisti marxisti-leninisti (UJCML) e che, nelle settimane seguenti, contò più di 1200 partecipanti, il movimento, così eterogeneo, trovava il legante in due questioni: la lotta antimperialista e la democrazia diretta nell’organizzazione.
È l’inizio di un mese di costanti agitazioni, prese di posizione, scontri: contro la polizia e contro i fascisti del gruppo Occident, che confluivano a Parigi per dare addosso al rosso.

E venne maggio…

1° maggio. Forte tensione nelle università parigine della Sorbonne e di Nanterre. Per la prima volta dal 1954, manifestazioni a Parigi, sfilano: CGT, PCF, PSU (République - Bastille)
2 maggio. Dopo 40 giorni di occupazione, l'Università di Nanterre viene sgomberata dalla polizia. La prova di forza provoca l’effetto opposto dal voluto.
3 maggio, la situazione precipita. Trecento studenti si riuniscono nel cortile della Sorbonne per protesta contro la chiusura di Nanterre. La polizia invade il campus, ci furono i primi scontri; i fascisti distruggono la sede del sindacato studentesco Unef;. i CRS circondano l'università. Le trattative tra studenti e polizia durano ore mentre migliaia di studenti si affollano nelle strade vicine: la polizia intervenne brutalmente e causo 200 arresti tra gli occupanti., in loro favore si sollevo il Quartiere Latino. Gli scontri (sassaiole, barricate) continuarono in serata per ancora 4 ore: vennero feriti 72 poliziotti e fermati 400 dimostranti (alcuni ricordano 600 arresti)
4 maggio. L'Unef e il sindacato insegnanti proclamano uno sciopero generale e una manifestazione a partire dal 6.
5 maggio. Sei studenti vengono processati per gli scontri del 3; quattro sono condannati a pene detentive senza condizionale. La Sorbonne rimane occupata dalla polizia
6 maggio. Un corteo di 15.000 persone parte dalla Sorbonne, passa sulla riva destra e manifesta di fronte al Palais Royal, torna al Quartiere Latino e tenta di occupare l'università. Gli studenti affrontano, fino a tarda sera (mezzanotte), la polizia in una vera e propria guerriglia urbana. 487 i feriti. Agli scontri della giornata partecipano tutti. Dai liceali,  ai primi operai, ai disoccupati.
7 maggio. Quasi 50.000 studenti passano in corteo nella zona sud di Parigi, evitando il Quartiere latino presidiato dalla polizia, e passa a sorpresa sulla riva destra della Senna malgrado altri sbarramenti della polizia: percorsero i Campi Elisi, a due passi dal palazzo presidenziale. Si sentì riecheggiare l’Internazionale sotto l’Arco di Trionfo, là dove si sentiva, di solito, la Marsigliese o le Campane a morto.
8 maggio. Il governo si impegna a riaprire la Sorbonne e Nanterre se i disordini non si ripeteranno. A sera un corteo di 30.000 persone sfila per il Quartiere latino. Al termine il servizio d'ordine dell'Unef impone lo scioglimento per rispettare i patti con le autorità. Grandi cortei attraversarono Parigi.
9 maggio. "Via col vento", proiettato nella nuova copia 70 mm, inaugura il XXI festival di Cannes che, per la prima e unica volta, sarà interrotto dopo la prima settimana in solidarietà con le lotte studentesche e operaie che si svolgono in Francia.
Le scene del celebre film del ’39 di Victor Fleming, fanno da preludio a ciò che sarebbe successo di li a poche ore a Parigi.

La notte delle barricate
10 maggio. Un corteo di protesta di oltre 20.000 persone, sfila sotto la prigione della Santé, con l’intenzione di dirigersi al Ministero della Giustizia. La polizia blocca i ponti per la riva destra della Senna, gli studenti decidono così di occupano il Quartiere latino, il rione dell’università, a sud della Senna (non è un vero e proprio quartiere nel senso amministrativo del termine, ma una zona a cavallo del V arrondissement e VI arrondissement), che va da Saint-Germain-des-Prés ai giardini del Luxembourg), per chiedere che la restituzione agli studenti della Sorbonne.
Alle ore 21 alcuni manifestanti cominciarono ad erigere delle barricate (approssimativamente una sessantina), spontaneamente: «Mai la passione della distruzione si era mostrata più creatrice. Tutti corsero alle barricate. I leaders non avevano più la parola» (Viénet)
A mezzanotte, una delegazione di 3 insegnanti e 3 studenti (tra cui Cohn-Bendit) venne ricevuta dal rettore dell’accademia di Parigi ma quest’ultimo, se accettò la riapertura della Sorbona, non poté promettere niente sulla scarcerazione degli studenti arrestati il 3 maggio.
Alle 2,15 dopo ore di trattative, i CRS danno l’assalto alle barricate dopo averle copiosamente infestate di gas lacrimogeni. Al momento dell’attacco nel perimetro occupato erano rimasti tra i 1500 e i 2000 barricadieri: meno della metà studenti, alcune centinaia di operai, liceali in gran numero e cosiddetti blousons-noirs, espressione con cui nel 1959 i media francesi indicano i piccoli delinquenti; molti stranieri e molte ragazze. Insomma: «era l’élite, era la teppa» (Viénet).
La resistenza, ed i conseguenti violentissimi scontri, durò per più di tre ore:  dalla parte di via Mouffetard fino alle 5.30. Più di cento feriti e circa 500 gli arresti. Il grosso dei rivoltosi riuscì, in un modo o in un altro, a fuggire o a nascondersi nel quartiere (che già durante la notte aveva mostrato simpatia per la protesta). «Fino a mattina inoltrata la polizia rastrellò il quartiere, manganellando e portando via chiunque avesse l’aria sospetta» (Viénet)
Tutti questi avvenimenti, ed in particolare le testimonianze sulla brutalità delle forze di repressione, venivano seguiti alla radio minuto per minuto da centinaia di migliaia di persone.
Alle 6 di mattina “l’ordine regnava” al Quartiere latino che appariva come devastato da un tornado. Alle prime luci dell’alba, rue Gay-Lussac era totalmente devastata.
«L’epoca della Guerra dei cent’anni dei proletari, inaugurata dalla Comune di Parigi, si è conclusa nel 1968 su nuove barricate al Quartiere Latino. Come un secolo prima, il realismo degli isorti continuava a pretendere l’impossibile» (S. Ghirardi)

L’apice della rivolta
11 maggio. Tutta la Francia è sconvolta dagli scontri di Parigi: la radio ha mandato in diretta sia le trattative tra studenti e rettore sia l'intera battaglia. Le tv hanno fatto vedere le immagini della brutalità indiscriminata dei CRS. L’opinione pubblica è scossa. I sindacati indicono lo sciopero generale per il 13.
12 maggio. Nonostante Pompidou abbia accettato tutte le richieste degli studenti (riapertura della Sorbona il 13 e scarcerazione degli arrestati) la tensione è altissima. Alle manifestazioni studentesche in Francia si uniscono gruppi di giovani operai. Ormai il "maggio" non era più solo una rivolta di studenti: la protesta universitaria si era saldata con vertenze contrattuali di varie categorie, creando una miscela esplosiva che sfuggiva di mano anche alla Cgt, la Cgil francese.
13 maggio. Centinaia di migliaia di francesi in piazza. La rivolta toccò l'apice: mentre un manipolo di studenti occupava la Sorbona, 800mila scioperanti bloccavano Parigi, sfilando al grido di "Ce n'est qu'un debut, continuons le combat" ("È solo l'inizio, continuiamo la lotta").
Lo sciopero generale blocca Cannes. Nessuna proiezione viene effettuata. Solo i critici, di notte, riescono a vedere i film in concorso. Il palazzo viene cinto d'assedio dai manifestanti.
Il "maggio" era sempre più eversivo per la Francia gollista. Eversivi erano non solo gli atti di violenza, né solo i danni economici: tale era anche l'atteggiamento irridente con cui i ribelli della Sorbona trattavano istituzioni e modelli di comportamento tradizionali. Nei cortei sfilavano ragazze a seno nudo, con berretto frigio in testa e bandiera rossa in mano, caricature di Marianne, icona femminile della "Republique". E nel Quartiere Latino nuove targhe ribattezzavano le vie: boulevard St-Michel divenne in quei giorni "rue du Vietnam héroique". Fuori Parigi si moltiplicavano le fabbriche occupate: il 14 erano solo due, a Nantes e in Lorena; ma il giorno dopo divennero 50, sparse in tutto il territorio nazionale. Il 20 fu occupato anche il porto di Marsiglia.

14 maggio. Lo sciopero spontaneo comincia in Lorena con l'agitazione delle officine Claas. A Nantes gli operai della Sud-Aviation occupano la fabbrica e sequestrano il direttore e alcuni dirigenti.
Intanto a Parigi, alla Sorbonne occupata, gli Enragés e i situazionisti (Debord, Khayati, Viénet), si installano in una sala dell’ateneo (ribattezzata salle Jules Bonnot – anarchico, primo ladro ad aver usato l’automobile), e danno via al Comitato Enragés Situationniste.
Nello stesso giorno, l’Assemblea Generale, elesse il primo Comitato d’Occupazione (15 membri), come il suo unico organo esecutivo (tre le tendenze: riformista, gaushista e, quella minoritaria, situazionista – René Diesel fu comunque eletto nel Comitato). Anche se i vari gruppi di sinistra formarono vari altri comitati per cercare di controllare e condizionare il Comitato d’Occupazione.
15 maggio. Gli operai della Renault-Cléon entrano in sciopero, sequestrano il direttore e una decina di dirigenti, alzano la bandiera rossa sulla fabbrica e dichiarano l'occupazione illimitata. Subito occupate altre due fabbriche nella stessa zona. Occupato anche il Teatro dell’Odeon e la Scuola di Belle Arti, trasformata in atelier popolare.
Enrangés e situazionisti stilano una circolare per l’azione immediata, preparandosi per la rivoluzione sociale o la repressione: Ai membri dell’Internazionale Situazionisti, ai compagni che si sono dichiarati in accordo con le nostre tesi. Nel frattempo Riesel ed i situazionisti denunciano alcuni complotti interni al Comitato d’Occupazione: che viene, con l’espulsione della maggior parte dei membri, azzerato. I situazionisti ne prenderanno di fatto il controllo.
16 maggio. L'agitazione arriva alla Renault di Flins e in serata viene occupata la Renault-Billancourt, principale fabbrica del paese. Le fabbriche occupate sono 50. A Parigi occupata l'Accademia di Francia. CGT e PCF, fanno i pompieri, ed accusano i gruppi estremisti di gettare il paese nel disordine.
17 maggio. I situazionisti lassciano la Sorbonne (dove oramai regna la burocrazia) e formano il Conseil pour le maintien des occupations (CMDO). Nella sera corteo studentesco del Quartiere Latino a Boulogne-Billancourt.
18 maggio. Retour à Paris du Général de Gaulle qui dénonce la «chienlit». Grève générale, la paralysie économique gagne l'ensemble du pays (entre 3 et 6 millions de grévistes). Début des rassemblements d’extrême-droite le soir place de l’étoile (quelques milliers). La CGT propose une rencontre à la FGDS qui refuse
19-20 maggio. Cannes viene definitivamente interrotta. Gli Stati generali del cinema decidono la fine "morale" del Centre Nationale du Cinéma e si danno alcuni obiettivi (attacco al monopolio, abolizione della censura, riforma dell'insegnamento audiovisivo,...).
Occupato il porto di Marsiglia. Bloccate le centrali elettriche e telefoniche. II segretario del Pcf Waldeck-Rochet propone la costituzione di un governo popolare. Il segretario della Cgt Seguy si pronuncia contro lo sciopero insurrezionale.
Il CMDO (40 persone, tra cui dieci situazionisti) occupa, e si insediane l’istituto di Pedagogia Nazionale in via d’Ulm. La sua attività fu caratterizzata dalla propaganda diretta attraverso stampa di volantini, manifesti, testi ed opuscoli.
21 maggio. Gli scioperanti sono 7 milioni (per alcuni tra gli 8 e i 10 milioni). Waldeck-Rochet propone ai leader degli altri partiti di sinistra Mitterand e Mollet la creazione di un blocco unito delle sinistre. Sartre parla alla Sorbona occupata. Occupati anche tutti i principali teatri di Parigi.
22 maggio. Manifestazione, in serata e durante la notte, contro l’interdizione di soggiorno di  Cohn-Bendit, avvenuta il giorno precedente.
23-24maggio. Massima estensione dello sciopero che coinvolge quasi 10 milioni di persone. Scontri e barricate al Quartiere latino ma la Cgt rifiuta di aderire alle manifestazioni per il rientro di Cohn-Bendit. Il leader sindacale Barjonnet si dimette per protesta. olto il diritto di soggiorno al leader del Movimento 22 marzo Cohn-Bendit, di nazionalità tedesca, in trasferta ad Amsterdam per una manifestazione.
L'atteso discorso televisivo di De Gaulle dura 7 minuti. Il generale indice un referendum entro un mese. Gli studenti si scontrano con la polizia nelle principali città (Bordeaux, Strasbourg, Nantes, Toulouse). A Parigi tentano di assaltare la Borsa e impegnano la polizia su un fronte di 10 Km.
25 maggio. Inizio dei negoziati di Grenelle.. Il bilancio degli scontri della notte è pesantissimo: centinaia di feriti, un manifestante morto a Parigi, un commissario ucciso a Lione. In serata nuova battaglia a Bordeaux. Anche i contadini alzano barricate. A Nanterre, studenti di sinistra cacciano da un meeting il deputato comunista René Juquin.
26 maggio. I francesi si sentirono dire che la benzina doveva essere razionata, per le difficoltà di rifornimento create da scioperi e disordini
27 maggio. Accordi di Grenelle, tra sindacati, padroni e governo, firmato alle 7 e un quarto della mattina (augmentation du SMIG et des bas salaires, suppression des abattements de zone, réduction progressive de la durée du travail en vue d’aboutir à la semaine de 40 heures, abaissement de l'âge de la retraite, révision des conventions collectives, reconnaissance de la section syndicale d’entreprise et augmentation des droits syndicaux, …). Georges Séguy, segretario generale del sindacato comunista CGT , un’ora dopo, va a proporre l’accordo agli operai delle officine Renault di Boulogne Billancourt, che lo respingono e votano per la continuazione dello sciopero.
28 maggio. Si dimette il ministro dell'educazione Peyrefitte. Mitterrand propone un governo alternativo presieduto da Mendès-France ma il Pcf si dissocia. La Cgt convoca una manifestazione a Parigi per il giorno seguente
29 maggio. Mezzo milione di persone alla manifestazione organizzata a Parigi dalla Cgt. Nella mattinata De Gaulle scompare per qualche ora all'insaputa di tutti, persino del primo ministro.
30 maggio. Alle 16.30 De Gaulle parla alla radio. Un discorso durissimo in cui rifiuta di dimettersi, scioglie l'Assemblea nazionale, rinvia il referendum, annuncia le elezioni per il 2 giugno, minaccia il ricorso alle forze armate. Enorme manifestazione a sostegno di De Grulle. Un nuovo, imponente corteo attraversò Parigi: non reclamava "tutto e subito", bensì "ordine subito".
31 maggio. Manifestazioni golliste in tutte le città francesi, che si scontrano con gruppi di sinistra. Pompidou forma un nuovo governo. Viene ristabilito il controllo dei cambi. L'approvviggionamento, nell'essenziale, riprende. E' il lungo weekend della Pentecoste.

Epilogo
1 giugno. A Parigi decine di migliaia di persone partecipano a un corteo dell'Unef. La polizia scioglie i picchetti di scioperanti di fronte alla Gare de Lyon. In tutto il paese si formano Comitati d'azione civica gollisti.
5-30 giugno. Il 5 giugno rientrano nei ranghi gli operatori dei servizi. Entro il 17 tutte le fabbriche riaprono, seppure talvolta dopo scontri anche sanguinosi. Una dopo l’altra tutte le facoltà vengono sgomberate. Evacuazione, sgomberi, e scontri violenti il 7. I CRS non fanno sconti, la repressione è durissima: l’11 giugno, attaccano brutalmente gli operai alla Peugeot di Sochaux, e dopo ore di scontri, ne uccise due. Il governa decreta lo scioglimento di tutte le ormazioni gauschiste. Il 15 si scioglie il CMDO.
30 giugno. Elezioni: il partito gollista Udr prende il 43% dei voti e che conquista il 65% dei seggi (297 su 487) all’Assemblea Nazionale. De Gaulle aveva stravinto: oltre alle barricate aveva spazzato via anche l'opposizione parlamentare.