..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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sabato 30 novembre 2019

La banda Bonnot (da piccoli)

Jules Bonnot, da ragazzo colleziona furtarelli di poco conto, abbassa la cresta a qualche galletto di quartiere e fa la pelle a un losco individuo il cui cadavere viene ripescato nella Moselle. Viene imprigionato dopo aver usato un tirapugni americano sulla faccia dei gendarmi di quartiere. Quando esce dal carcere ha una lite violenta con il padre perché non la pianta di fargli prediche e scenate. Nonostante sia diventato conducente e meccanico di Sir Arthur Conan Doyle, continua con le sue bravate. Diventa bravo a rubare bici e motocicli, a far circolare alcool di contrabbando, a trafficare automobili, a fabbricare monete false per macchinette a gettoni, poi banconote false, a forzare casseforti con la fiamma ossidrica e ad assaltare treni.
Jules Bonnot a 20 anni

Octave Garnier, già da quando lavorava sullo sdoppiamento della linea Dieppe-Pontoise, fomentava scioperi ed esortava all’eliminazione dei gallonati di qualunque specie. Chiamato alle armi, diserta. Accampato insieme a Callemin nei locali del giornale l’Anarchie, dove c’è perfine una postazione di tiro al bersaglio. All’insaputa del responsabile del luogo Victor Serge, si mette a stampare banconote false e carte da ispettori di sicurezza. Con Carouy, e spesso Metge il cuciniere, ruba macchine da scrivere, statuine stoffe pregiate e organizza razzie negli uffici postali, nelle esattorie e nelle verande degli ufficiali.
Octave Garnier

Raymond Callemin, poi Raymond la Scienza, fin da piccolo era imbattibile nel rubare leccornie per poi gustarle sui tetti del Palazzo di Giustizia di Bruxelles. Pizzicato a 17 anni durante una delle sue imprese illegali non trova più nessun tipo di lavoro. Quindi la strada del banditismo lo travolge: di volta in volta viene accusato di furto nei locali pubblici, di percosse e lesioni su persone addette alla sorveglianza, di frode ferroviaria, di pestaggio contro il padrone di un cantiere.
Raymond Callemin

Andrè Soudy, a 13 si fa un mese per aver sostenuto degli scioperanti con dei volantini del sindacato dei droghieri. L’anno dopo per resistenza e oltraggio agli agenti che viene nuovamente incarcerato. Torna nuovamente in carcere per furto e ricettazione. I suoi soggiorni nelle patrie galere gli danno tutto il tempo per leggere Stirner e Nietzsche.
Andrè Soudy


domenica 24 novembre 2019

Lunedì 25 novembre. Presidio contro la violenza patriarcale

Lunedì 25 novembre
ore 16 in via Po 16
Ti amo da (farti) morire
Presidio contro la violenza patriarcale.
Oltre il genere, le nostre identità erranti spezzano l’ordine. Morale, economico, sociale.
Wild C.A.T – Collettivo Anarcofemminista Torinese

Lo Stato e l’Azione Diretta

L'essenza stessa dello Stato è l'esercizio monopolista del potere, con l'effetto di disarmare l'autonomia del popolo e di farla da esso delegare a una serie di istituzioni che ideologicamente e culturalmente lo Stato mistifica - elezioni, parlamento, etc. - facendo credere che sia il popolo a decidere ed a esercitare pienamente il potere. Questo è falso e serve solo a disarmare politicamente e ideologicamente le masse lavoratrici, ponendo ad esse un freno nella costruzione dei suoi propri strumenti rivoluzionari di lotta che permettono di intravedere una trasformazione radicale della società
La borghesia attraverso la globalizzazione ha generato un'ampia ondata di disinteresse e di egoismo nel popolo. Le mistificazioni create dallo Stato per potere perpetuare il monopolio del potere, generano nel popolo una sensazione di passività, fanno vedere che determinati strumenti in precedenza di lotta si istituzionalizzano, passando ad essere parte costitutiva del complesso tessuto degli apparati di dominazione sociale. (vedi un certo Sindacato).
Il confronto diretto contro il potere statale richiede non solo un impegno politico e ideologico determinato, ma anche una correlazione fra esso ed il metodo utilizzato o propugnato per poter cominciare a edificare dalla base il potere popolare, e uno degli strumenti metodologici propri dell'anarchismo è l’Azione Diretta, che è un a specie di cammino su due percorsi che non si escludono fra di loro, bensì l'uno è la condizione dell'altro: critica e confronto contro il sistema capitalista.
Questa critica e questo confronto col sistema capitalista tradotti nell'azione diretta non sono solo un concetto di carattere negativo, bensì anche positivo, giacché plasma una proposta che costituisce un principio basilare dell'anarchismo: la non delegazione del potere, il che significa acquistare coscienza ed agire in forma diretta vuol dire volontà di azione. L'Azione Diretta è il rifiuto delle mediazioni politiche, delle minoranze illuminate che impostano la delega de potere popolare a determinate istanze organizzative. L'indelegabilità del potere è l'esercizio pratico della libertà ed uno strumento di insurrezione contro l'attuale stato di cose di tutti gli oppressi organizzati.
Insieme all'azione diretta i libertari proclamano anche la lotta per distruggere lo sfruttamento della persona sulla persona. La base per distruggere la disuguaglianza in seno al popolo è data dalla proprietà comune dei mezzi di produzione e la costruzione di organizzazioni economiche e sociali basate sui principi di uguaglianza e di autogestione.

domenica 17 novembre 2019

Bon anniversaire

Buon compleanno

Happy birthday

Alles gute zum geburtstag

Feliz cumpleaños

Bon anniversaire


giovedì 14 novembre 2019

L'Occidente oggi è un moribondo che uccide

L'Occidente, la nostra civiltà, ormai si è sposato con la morte, oggi è un moribondo che uccide e la sua agonia sarà terribile - guerra sociale e guerra culturale. Tutte le civiltà sono strutture storiche, contingenti, con un principio e una fine. Nascono un giorno e muoiono un altro. Il capitalismo occidentale non farà eccezione. La decadenza di una civiltà di solita è accompagnata da turbolenze, drammi, conflitti. All'Occidente sta succedendo la stessa cosa.
I segnali della crisi del Capitalismo, della sua vecchiaia irreversibile sono clamorosi: la cosiddetta "cancellazione delle ideologia", una verità parziale e l'ascesa di uno scetticismo menomato, di un pragmatismo a-teorico con quel che comporta in termini di rinuncia al pensiero (non-pensiero), di prostrazione dell'immaginazione critica e dell'impulso creativo; l'esaurimento di tutte le arti e l'anemia della produzione culturale; l'astensionismo politico e un discredito della dinamica elettorale difficile da nascondere; l'invasione della povertà; la certezza di un collasso ecologico che può essere solo posticipato; eccetera. Negando l'evidenza di questa crisi, si direbbe che i pensatori ex-contestatori facciano propria, realmente, una prospettiva di fine della storia, come se la nostra civiltà fosse stata premiata con l'onorificenza dell'eternità e il nostro Sistema costituisse la realizzazione perfetta della Ragione, la meta verso cui, con ostinazione, si incammina l'Umanità; come se non sopravvivesse da nessuna parte il seme di una alternativa (anche se ciò fosse vero, non si potrebbe ricavarne un certificato di buona salute del capitalismo: le culture iniziano a morire prima che venga rivelato il volto del loro erede, prima che si profilino i contorni delle civiltà che le sostituiranno), come ci rimanesse solo un compito, un esercizio plausibile, una dedizione rispettosa: prenderci cura dell'esistente, ripararlo, aggiustarlo, universalizzarlo. Commettono, dunque, lo stesso errore in cui incappò il Comunismo: immaginare di aver già attraversato la soglia del Paradiso e che finalmente sia giunta l'ora di abilitarlo e difenderlo; sognare che la storia, avendo dato il suo frutto (il liberalismo globalizzato), la smetta di procuraci dei fastidi, di darci degli scossoni.
Probabilmente stiamo arrivando davvero alla Fine; ma non alla "fine della storia", quanto ai rantoli di una civiltà incredibilmente presuntuosa, pateticamente innamorata di sé.

lunedì 11 novembre 2019

Discontinuità tra le società senza Stato e quelle fondate sullo Stato

Non si può realizzare il desiderio di comandare senza il correlato desiderio di obbedire. Noi diciamo che le società primitive, in quanto società indivise, impediscono al desiderio di potere e a quello di sottomissione di realizzarsi: sono macchine sociali, rette dalla volontà di permanere nel proprio essere indiviso, che si istituiscono come luoghi di repressione dei cattivi desideri. Ai quali non viene lasciata alcuna possibilità. I selvaggi non ne vogliono sapere.
Non si può non sottolineare come incida la consuetudine nel consolidare l'atteggiamento servile, come da un iniziale snaturamento si transiti ad una nuova identità, come dalla libertà si passi ad un dominio costante del uomo sull'uomo. In sostanza, per comprendere bene queste dinamiche per coglierne la vera portata, è necessario rinunciare ad assumere una concezione evoluzionista della storia, riconoscendo chiaramente la radicale rottura che avviene nel passaggio dalle società primitive a quelle cosiddette civile ed evolute. Questa rottura profonda e drammatica separa le società in cui i capi sono senza potere dalle società in cui la relazione di potere è costitutiva delle varie comunità, introduce cioè una discontinuità netta tra le società senza Stato e quelle fondate sullo Stato.
Il rifiuto di una obbedienza non è affatto, come credevano missionari ed esploratori, un tratto del carattere selvaggio, ma l'effetto a livello dei singoli individui dei meccanismi sociali, il risultato di un'azione e di una decisione collettiva.